EDIFICIO E CANTIERI IN ABBANDONO, SALUTE A RISCHIO
– ANCONA – di Giampaolo Milzi –
Due cantieri fantasma e una zona autogestita da eroinomani disperati. Tre aree contigue, in teoria off limits, in pratica vittime del degrado totale. Un’unica, vastissima fetta di terreno pubblico, comunale, dimenticata dalle istituzioni, infestata da ratti, insetti e piccioni, con due immobili fatiscenti. In parte discarica abusiva, in parte giungla selvaggia. Sulla quale si affacciano due palazzine abitate da 22 famiglie sull’orlo di una crisi di nervi.
Ancona, Cras dell’Asur (ex ospedale psichiatrico) zona Piano, primavera 2014. No, non si tratta della scenografia di un horror fantascientifico. E’ il film vero che il 24 aprile e l’8 maggio scorsi si sono visti scorrere davanti agli occhi tre componenti di “Recuperankona” (tra cui un giornalista), il gruppo di volontariato civile attivo che da un paio di mesi sta mappando e monitorando a fini di valorizzazione l’enorme patrimonio urbanistico più o meno abbandonato del capoluogo marchigiano.
A questa lurida e vergognosa porzione di città incivile si accede dall’ingresso principale del Cras dell’Azienda sanitaria unica regionale (Asur) in via Cristoforo Colombo. Prima di entrare, a destra, l’accesso sbarrato dell’ex parcheggio. Con un cartello in cui si dà notizia che nel periodo fra il 24 ottobre 2010 e l’8 aprile 2014, proprio lì, dove sostavano le auto degli utenti Cras, un cantiere edile avrebbe dovuto realizzare 40 alloggi popolari. Ma la “Imprese Rossi srl” di Roma, su committenza dell’Ente regionale per l’abitazione pubblica (Erap), non ha tirato su neanche un muretto. Si è limitata ad una transennatura precaria, ha scavato una pericolosa buca in nell’asfalto (forse carotaggi del terreno)… e chi s’è visto s’è visto. Risultato, rifiuti di ogni tipo un po’ ovunque – tra cui resti di grondaie in plastica, lamiere, bottiglie, contenitori vari, materiale edilizio –, erbacce e rovi. Il sito è delimitato, ad angolo, dalle confluenti vie Ascoli Piceno e Mingazzini. Procedendo oltre il cantiere mancato, oltre lo scheletro di una tettoia in tubi innocenti, verso via Ascoli Piceno, ancora un salto nel degrado. Ancora tanta terra bruciata dall’abbandono. Sporcizia e immondizie. E un edificio fatiscente e spettrale, con tutti gli accessi liberi, tranne una porta di legno centrale. Ospitava la Guardia medica, l’Autoparco sanitario, l’ufficio Consegna presidi protesici, la sede del Cral Sanità e quella della Fitel Marche. Una decina di locali al piano terra, di cui due erano adibiti a servizi igienici. Vetri delle finestre in frantumi, semidistrutti gli infissi. Pavimenti luridi, coperti di bottiglie, lattine di bevande, fazzolettini di carta usati, rifiuti. Dalle pareti scalcinate penzolano ragnatele e fili elettrici, ko i contatori di acqua-luce-gas. Le siringhe, oltre un centinaio, brulicano come spine dappertutto, a marcare questa zona franca per il consumo soprattutto di eroina (e probabilmente anche per lo spaccio al dettaglio). L’aria è ammorbata, gabinetti e lavandini sono devastati, inservibili, nauseabondi. Il primo piano, irraggiungibile, è una piccionaia, con decine di volatili che tubano indifferenti e depositano coltri di guano.
Coraggio, l’odissea della vergogna civile non è finita. Siamo a una manciata di metri dalle palazzine gemelle che poco più in alto hanno i portoni d’entrata ai numeri civici 25 e 27 di via Ascoli Piceno. A fianco dello stabile ex polifunzionale, c’è il rudere di un piccolo edificio fine ‘800 diroccato. Dentro l’ennesimo repertorio di immondizie, frigoriferi scassati, ferraglia. Ancora qualche passo, ed ecco la giungla. Ma no, forse è un altro ex cantiere. Dato che questa ampia zona d’intrigo verde è delimitata da una rete. Per capirci qualcosa bisogna uscire dal comprensorio Cras e scrutarla da su, da via Ascoli Piceno. Da lì si nota subito che l’altissimo manto di erba e vegetazione è interrotto da una voragine piena d’acqua stagnante. In effetti si tratta di un secondo, ex cantiere denominato “via Mingazzini”. La conferma arriva dall’Erap. La voragine l’ha scavata un’azienda di Milano, quella che, incaricata dall’Erap, avrebbe dovuto costruire un immobile di 12 appartamenti d’edilizia popolare. Anche questa un’impresa andata a male, malissimo. Stessa brutta storia della “Rossi srl” del primo “cantiere Mingazzini”, quello all’ex parcheggio Cras. Tanto che l’Erap, per “gravi motivi di inadempienza e ritardi”, nel 2013 si è decisa prima a rescindere il contratto con la “Rossi srl” e poi quello con la ditta milanese. Incredibile ma vero, nonostante la situazione disastratissima in cui versano i due lotti, ha poi unificato l’appalto e ha bandito una nuova, sola gara per complessivi 52 alloggi, in scadenza tra un mese.
Naturale chiedersi che cosa abbiano fatto le istituzioni e le autorità competenti in questi ultimi anni, sollecitate più volte dai residenti delle due palazzine di via Ascoli Piceno e dalla relativa amministrazione di condominio. I quali avevano denunciato in forma scritta e in particolare, di sicuro una volta, il 2 aprile 2013, – ad Asur Marche Dipartimento prevenzione servizio igiene e sanità pubblica, Comune di Ancona e Commissario prefettizio –la presenza di “ratti, verde incolto, grave degrado”, così come del “pozzo nero, o fogna” (in realtà la voragine stagno) nell’area dello pseudo cantiere edile affidato alla non meglio identificata impresa milanese (il cartello coi riferimenti di legge da quelle parti non c’è). E avevano sollecitato “un sopralluogo e un intervento di bonifica per salvaguardare la salute e l’incolumità delle persone”. Bene, il 9 maggio 2013 il Dipartimento prevenzione Asur, ha comunicato al commissario prefettizio, e per conoscenza all’amministrazione di condominio, di aver effettuato un sopralluogo, confermando “i lavori di sbancamento del terreno, la grossa buca ricolma di acqua stagnante, la folta vegetazione, lo sviluppo di ratti e insetti molesti e la necessaria bonifica dell’area, di proprietà comunale”. Per fortuna, dieci giorni dopo, si è attivata la polizia municipale, con un sopralluogo esterno. L’esito? Tutto vero, “un anno fa sono andato io a verificare, estremo degrado nell’intera area di cantiere”. E allora? “L’abbiamo comunicato all’Erap, che poi ha sostenuto di aver compiuto una grossa opera di pulizia”, ci ha detto il 7 maggio scorso il capitano Daniele Mentrasti, della squadra edilizia dei vigili urbani. Già, ma quell’opera di pulizia non ha mica eliminato la voragine di acqua putrida… E da allora, dopo tanti mesi, la situazione è tornata peggio di prima. Infatti, il 13 maggio scorso, i residenti delle due palazzine di via Ascoli Piceno si sono riuniti e son tornati sul piede di guerra. Nel mirino della protesta, tutta la grande area di proprietà comunale descritta in questo reportage. L’amministratrice di condominio ha scritto una raccomandata all’Erap, in cui, in sintesi, sollecita una bonifica vera e definitiva e chiede notizie sul futuro dei cantieri infestanti. Di sicuro, torneranno ad indagare sul campo (infernal-pestilenziale) la polizia municipale e il capitano Mentrasti. Forse lo faranno anche il Corpo Forestale dello Stato, i carabinieri del Nas e l’Arpam (Agenzia regionale protezione ambientale) – che, guarda caso, hanno tutti la loro sede al Cras – per accertare se esistono violazioni di regole, norme, leggi. Quanto al Comune di Ancona, in qualità di padrone di casa, si spera che rompa al più presto il suo inattivo quanto assordante silenzio.
(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)