IL CYBERBULLISMO VISTO DAI RAGAZZI
di Andrea Bartolotta e Sofia Chiara Latino
Il 7 giugno 2018 l’associazione no profit Fatto&Diritto terrà un convegno sull’argomento, con entrata gratuita, ad Ancona, nell’ex sala del consiglio comunale, per maggiori informazioni cliccare qui:
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In occasione dell’evento, F&D Giovani vuole esprimere il proprio punto di vista sull’argomento e vuole fornire dati reali sul fenomeno che è sempre più frequente in Italia.
Oramai in Italia il cyberbullismo si sta sviluppando sempre di più, come si può notare in questo grafico ISTAT:
Secondo una ricerca della Cattolica: “Cresce il numero di ragazzi e ragazze di 9-17 anni che hanno fatto qualche esperienza su internet che li ha turbati o fatti sentire a disagio (13%). Cresce sopratutto fra i bambini di 9-10 anni, passando dal 3% registrato nel 2013 al 13% registrato nel 2017”.
Sono inoltre accaduti degli episodi gravi negli ultimi anni come, ad esempio, il caso di Carolina Picchio, 16 anni, di Novara che nella notte del 13 giugno 2013 si tolse la vita dopo aver subito atti di bullismo in rete.
Un altro caso è accaduto nel 2016 ad Agrigento tra dei bambini di 9-10 anni. Dove una bambina è stata presa di mira dai compagni, i quali hanno scaricato foto di nudo da internet, spacciandole per foto della povera bambina di 9 anni e inviandole a tutti i loro amici e compagni, come riportato da “La Sicilia” (CLICCA PER LEGGERE).
Cos’è il cyberbullismo? Da cosa può essere scaturito? Come lo si può affrontare?
Il cyberbullismo è un termine usato per indicare il bullismo online esclusivamente tra minori, nel caso sia tra adulti o tra un adulto e un minore viene definito cyberharassment. Si sta sviluppando negli ultimi anni insieme all’uso sempre più frequente dei social network da parte dei minorenni.
Il cyberbullo, come il bullo, è una persona con evidenti problemi che rifugiandosi dietro uno schermo riesce a sfogare la sua repressione. Spesso per problemi a casa, mancanze da parte dei genitori o perché non si sente adeguato, finisce per prendere di mira una persona fragile o a cui si ritiene superiore.
Un grosso problema del cyberbullismo, a differenza del bullismo, è che le cose che vengono pubblicate in rete rimangono, così da tormentare la giovane vittima in qualsiasi momento della giornata per giorni, settimane o addirittura mesi. Oggi si è connessi a internet costantemente e le vittime non riescono ad avere un singolo momento di tranquillità. Un tempo, invece, se un ragazzo veniva preso in giro a scuola, una volta tornato a casa aveva dei momenti di pace in cui poteva sfogarsi e riprendersi.
C’è chi pensa che la colpa sia delle nuove generazioni di genitori perchè sono meno attenti dei genitori di un tempo. In realtà non è corretto dire che i genitori di oggi sono meno diligenti, semplicemente è più difficile fare il genitore oggi perchè sono presenti molti più pericoli, e sopratutto, non tutti i genitori sono al passo con la tecnologia. Alcuni genitori confusi quindi su come agire decidono di vietare ai propri figli l’uso di dispositivi con accesso a internet così da arginare il problema. Questo spesso non aiuta perchè quando poi i ragazzi entrano in contatto con cellulari e quant’altro, hanno meno esperienza e rischiano maggiormente di essere presi di mira.
La cosa più giusta da fare è affrontare il problema, spiegando loro come si sente una persona che viene presa di mira, sin da piccoli. Il cyberbullismo può far scaturire conseguenze talvolta penali, è quindi giusto farlo presente ai ragazzi così da rassicurarli, in caso dovessero subirlo, e anche per intimorirli, nel caso in cui vogliano bullizzare qualcuno.
“È solo riconoscendo quanto questo fenomeno sia terribile che si può fare prevenzione ed intervento, aiutando vittime e bulli” dice la psicologa Annabell Sarpato. È infatti importante analizzare sempre bene le situazioni, i litigi possono avvenire frequentemente tra ragazzi e bisogna stare attenti a distinguere un semplice scontro online da un effettivo caso di cyberbullismo, così da non creare allarmismo.
Il cyberbullismo è quindi un problema grave, ma che può essere affrontato, prevenuto e risolto. Se ci si trova in una situazione del genere la cosa più giusta è parlarne con genitori e insegnanti, i quali nel caso sia necessario sporgeranno denuncia e ricorreranno a vie legali.