PROVIAMO A FARE UN PO’ DI CHIAREZZA CON IL MEDICO.
di Dott. Giorgio Rossi
La morte per Ebola di Sheik Muar Khan,39 anni, medico virologo all’Ospedale di Kenema in Sierra Leone che da mesi si dedicava interamente ai pazienti contagiati dal terribile virus per salvare più vite possibili e considerato un eroe, la notizia del contagio di due operatori sanitari americani, la volontaria Nancy Writebol e il medico missionario Kent Brantly che lavoravano all’Ospedale di Manrovia in Liberia per una organizzazione sanitaria umanitaria , Samatitnan’s Purse,le dichiarazioni rilasciate dall’Associazione Medici Senza Frontiere (Mfs) che afferma che l’epidemia di ebola da marzo ad oggi ha assunto dimensioni mai viste prima con le 1201 persone colpite e i 673 morti, il tutto fa piombare nuovamente molti paesi africani nel terrore, in particolare Sierra Leone, Liberia, Guinea e Nigeria. L’infezione da virus Ebola causa la febbre emorragica malattia molto spesso mortale. Il contagio avviene tra uomo e uomo o tra animale e uomo attraverso fluidi organici come sangue, urine, feci, saliva, sperma, non per via aerea, attraverso oggetti contaminati se non disinfettati ( sufficiente un buon lavaggio con acqua e sapone). Tra gli animali colpiti, gorilla della pianura,gazzelle, pipistrelli, istriceed altri non esiste un animale che funge da serbatoio come portatore sano anche si i pipistrelli sono i maggiormente indiziati. La prima apparizione del virus risale al 1976 nei pressi del fiume Ebola nel Congo ( da qui il nome) e in Sudan. Il tasso di mortalità varia dal 60 al 90% secondo il ceppo virale ; viceversa il tasso di diffusione è considerato basso essendosi, per ora le epidemie, verificate sempre in zone limitate geograficamente ben circoscritte.
La malattia si manifesta dopo 2-21 giorni ( mediamente 6 ) di incubazione con malessere generale, dolori addominali, febbre, vomito, diarrea fino alla comparsa di importanti fenomeni emorragici sia esterni che interni; causa del decesso è lo shock ipovolemico dovuto appunto alla profusa emorragia ed anche la disfunzione d’organo multipla. Il paziente diventa contagioso quando compaiono i sintomi. Non esistono cure specifiche, la terapia è volta ad alleviare i sintomi mediante idratazione, antalgici, antipiretici; non esiste neanche un vaccino; diversi vaccini sono ancora in fase sperimentale anche perché le ricerche si sono fermate per mancanza di fondi, ma alcuni esperti dicono anche per mancanza di interesse non essendo Ebola un problema globale.
Sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (ECDC) dicono che per viaggiatori zone colpite ( Guinea, Liberia, Sierra Leone e Nigeria) il rischio di contagio è basso a patto che vengano rispettate alcune regole fondamentali:
- evitare il contatto diretto con sangue ed altri fluidi organici di persone malate;
- evitare la vicinanza di animali selvatici vivi o morti e non consumare selvaggina;
- evitare rapporti sessuali non protetti;
- dopo 2-3 settimane dal soggiorno in zone colpite, nel caso dovessero comparire i sintomi chiedete subito assistenza sanitaria e indicate i luoghi visitati.
Cresce anche la preoccupazione per una possibile diffusione del virus in Europa e nel mondo visto che i periodi di incubazione piuttosto lunghi rendono difficile la diagnosi precoce. Il servizio sanitario inglese ha lanciato un allarme, chiedendo a tutti i medici di prestare particolare attenzione ai sintomi della malattia. Stessa cosa anche negli Stati Uniti dove le autorità sanitarie hanno alzato il livello di allerta. Particolarmente controllati gli aeroporti ove fanno scalo aerei provenienti dalle zone colpite.
Per quanto riguarda l’Italia, nonostante la preoccupazione dell’arrivo di numerosi clandestini dalle coste africane via mare , il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, smentisce che ci possa essere alcun rischio poiché il flusso migratorio non proviene dalle aeree colpite e comunque il sistema di controllo sanitario nelle zone degli sbarchi è particolarmente vigile ed efficacie .
L’Oms e i presidenti dei paesi africani colpiti si sono incontrati in Guinea per lanciare un nuovo piano di contrasto da 100 milioni di dollari. Un fondo che verrà destinato a quella che viene definita campagna internazionale “ intensificata “.