SCIENZA E MEDICINA UNITE PER LA LOTTA CONTRO IL CANCRO
del dottor Giorgio Rossi
La nanotecnologia è un settore emergente della scienza che riguarda l’utilizzo di strutture molto piccole che può avere una vasta gamma di applicazioni, dai beni di consumo ai prodotti per la salute.
In medicina, le nanotecnologie stanno aprendo nuove possibilità per il miglioramento dell’effetto dei farmaci, specie in oncologia per il potenziamento dell’azione dei farmaci antitumorali. Trattasi dell’utilizzo di nanoparticelle simili a droni che riescono a trasportare il farmaco selettivamente alle cellule malate in concentrazioni maggiori ( si stima +33%) e senza danneggiare i tessuti sani. Le particelle che fungono da vettori del farmaco hanno dimensione attorno a 100 nanometri, un nanometro equivale ad un miliardesimo di metro, e sono in grado, cambiando le proprietà fisiche della materia, di entrare nella cellula ( che ha un diametro compreso tra i 10.000 ai 20.000 nanometri) e di interagire con il DNA e con le proteine. Questa miniaturizzazione cambia radicalmente le caratteristiche chimico-fisiche e conferisce alle sostanze proprietà spesso diverse , quali l’impiego di dosi molto più basse dei principi attivi.
In realtà la storia dei nanofarmaci in oncologia inizia nel lontano 1995, quando la FDA ( Food and Drug Administration) Statunitense autorizza l’uso della doxorubicina liposomiale. La doxorubicina rappresenta un farmaco chemioterapico antitumorale storico , tutt’ora in uso, che è stato associato come vettore ad un liposoma, sostanza organica biodegradabile, che ne facilita la diffusione tessutale. Altro nanofarmaco in uso in oncologia dal 2005 è il Nab-Paclitaxel in cui il chemioterapico Paclitaxel utile in diversi tipi di tumore ( mammella, polmone, pancreas ed altri) viene legato ad una nanoparticella di albumina, anche essa organica e biodegradabile, che ne potenzia la capacità di legarsi alla cellula malata.
L’attuale filone di ricerca, da circa 10 anni, è rivolto verso una evoluzione di tale concetto mediante l’utilizzo di nanoparticelle costituite da varie sostanze come oro, vari polimeri artificiali, grafene (una specie di carbonio) associati ad un farmaco ed anche ad una molecola antigenica che funge da puntatore di un recettore contenuto nella cellula malata così che la somministrazione del farmaco sia super-accurata, aumentando la precisione con cui viene colpito il bersaglio specifico riducendo sempre più gli effetti collaterali. Questo rappresenta il meccanismo innovativo sul quale varie Multinazionale del Farmaco, colossi mondiali dell’industria farmaceutica e importantissimi Istituti di Ricerca europei e statunitensi stanno lavorando ed investendo ingenti capitali.
Lo sviluppo di farmaci super-mirati ha come obiettivo l’incremento dell’efficacia delle cure e la riduzione degli effetti collaterali ancora piuttosto cospicui con le terapie convenzionali, un problema particolarmente spinoso in campo oncologico.
Non solo nanofarmaci, ma nanotecnologie anche per la diagnosi di tumori; nanopaticelle per potenziare il mezzo di contrasto della Risonanza Magnetica, per individuare nel sangue un marcatore specifico del tumore del colon , per evidenziare sempre nel sangue se è ancora presente un residuo minimo di cellule malate nella leucemia mieloide acuta , altrimenti non visibili
con i mezzi convenzionali e causa di recidive; ed ancora nanoparticelle per identificare la natura di masse cerebrali non raggiungibili con la biopsia tradizionale attualmente unico mezzo diagnostico.
Attualmente si contano circa 70 sostanze in studio tra farmaci e sostanze diagnostiche in corso tra Europa e Stati Uniti rivolte alla cura e al perfezionamento diagnostico di diversi tipi di tumore tra cui soprattutto tumori della mammella, del colon, della prostata, del pancreas, del cervello, alcune leucemie ed altri; di queste alcune potranno essere disponibili anche tra breve.
Ma come spesso accade in medicina bisogna sempre considerare anche gli effetti avversi; le maggiori preoccupazione vengono dal tipo di materiale impiegato per la realizzazione delle nanoparticelle; se non esistono problemi per le sostanze biodegradabili come liposomi e albumina, particolare attenzione va posta per le sostanze non biodegradabili che potrebbero accumularsi nell’organismo provocando danni. Gli studi finora condotti non hanno, per ora, fatto emergere tali problematiche, le Agenzie del Farmaco sia Europee che Statunitensi raccomandano di approfondire molto di più questo genere di effetto prima della approvazione di un nuovo farmaco o mezzo diagnostico.