di Mosè Tinti
Il DASPO (acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) è il provvedimento-sanzione atipico che viene irrogato nei confronti di determinate categorie di persone che versino in situazioni sintomatiche della loro pericolosità per l’ordine e la sicurezza pubblica con riferimento ai luoghi in cui si svolgono determinate manifestazioni sportive, ovvero a quelli, specificatamente indicati, interessati alla sosta, al transito o al trasporto di coloro che partecipano o assistono alle competizioni stesse.
I cai di applicabilità del DASPO sono di due ordini. Il primo concerne i casi in cui un soggetto è stato denunciato o condannato, negli ultimi 5 anni, anche con sentenza non definitiva per uno dei seguenti reati: a) porto d’armi o di oggetti in genere atti ad offendere; b) uso di caschi protettivi o altri mezzi idonei a rendere difficoltoso il controllo della persona; c) esposizione o introduzione di simboli o emblemi discriminatori o razzisti; d) lancio di oggetti idonei a recare offesa alla persona, indebito superamento di recinzioni o separazioni dell’impianto sportivo, invasione di terreno di gioco e possesso di artifizi pirotecnici. Al di fuori di queste ipotesi, il DASPO può essere irrogato nei confronti di chi abbia peso parte attiva ad episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive o che abbia, nelle medesime circostanze, incitato, inneggiato o indotto alla violenza.
Di questa settimana è la notizia che il DASPO è stato irrogato a Gennaro De Tommaso, il quale è stato interdetto dagli stadi e zone limitrofe per i prossimi 5 anni, in seguito a quanto accaduto lo scorso sabato allo stadio Olimpico di Roma, in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina.
Come si ricorderà, in quell’occasione a colpire è stato vedere che per iniziare la partita fosse stato necessario mediare con il capo ultrà del Napoli, soggetto con alcuni precedenti penali e DASPO (ultimo nel 2008) che dovrebbe essere completamente alieno a qualsiasi potere di decisione, soprattutto quando presenti allo stadio erano anche le massime cariche istituzionali italiane. L’immagine che si è avuta è stata quella di uno Stato disorganizzato, che permette ad un sospetto capo ultrà di decidere se iniziare o meno un evento sportivo di massima importanza e di eco mondiale.
L’applicazione della DASPO per 5 anni a Genny ‘a Carogna per quanto accaduto sembra un vano tentativo di ristabilire i rapporti di forza, a fronte di una sostanziale assenza di requisiti per la misura. Infatti, se si vanno a guardare i casi di applicabilità e li si paragona a quanto fatto da Gennaro De Tommaso, gli si potrebbe rimproverare di aver scavalcato il cancello e di essersi portato all’interno della pista di atletica per parlare con Hamsik ed i dirigenti, poichè la maglietta obrobriosa con su scritto “Speziale libero” non rientra in una delle fattispecie di applicabilità. Ok, però mi sembra che il semplice avvicinarsi di Hamsik e dirigenti lo abbia in qualche modo autorizzato a scendere per parlare, a meno che non vi sia stata un permesso verbale espresso a scendere dai cancelli.
Per quanto mi riguarda, ritengo che, giustificato o no, l’allontanamento di personaggi come Genny ‘a Carogna sia comunque un fattore positivo, ma non è certo il DASPO che risolverà tutti i problemi resi eclatanti sabato scorso. Di certo, c’è un calcio malato che rispecchia seppure indirettamente il Paese: un calcio che ha bisogno di cambiamenti, di nuovi investimenti, di norme credibili e che vengano correttamente applicate, e non di pregiudicati che gridano e dicono cosa fare.