LA SAGA DI GAME OF THRONES: CRONACA DI UN FENOMENO EDITORIALE
– di Dott.ssa Sabina Loizzo
Domenica 9 giugno è finita la terza stagione di Game of Thrones, la fortunata serie dell’emittente americana HBO. Uno show televisivo che è diventato un vero e proprio fenomeno culturale e di tendenza, con gli oltre 5 milioni di spettatori per episodio solo negli States. Partita nel 2011, la serie ha conquistato il pubblico mondiale con una storia fatta di intrighi di corte, segreti a lungo nascosti, misteri e orrori indicibili, battaglie all’ultimo sangue, amori passionali, temibili draghi e oscuri personaggi oltre un muro di ghiaccio, ultimo avamposto umano in un mondo di ispirazione medievale. Un fascino che ha ingrossato le file dei fan delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, saga fantasy dello scrittore americano George R.R. Martin, e portato i romanzi a uscire dalla nicchia nerd in cui sono stati chiusi per anni per aprirsi a un pubblico più eterogeneo e, forse, un po’ “mainstream”. Ma l’elitarietà, a mio parere, è un buon prezzo da pagare se una produzione ideata per la tv porta gli spettatori a correre in libreria e procurarsi tutti i volumi di GOT. In Italia le Cronache sono pubblicate dal Mondadori: la casa editrice ha sempre diviso i volumi di cui è composta la saga in libri più piccoli – inseriti nella storica collana di fantascienza Urania – ma, dopo il successo della serie, ha ben pensato di cavalcare l’onda e ripubblicare la saga in un’edizione speciale, riunendo i romanzi nei volumi originari. Al momento, i volumi speciali sono tre e si riferiscono alle corrispondenti stagioni andate in onda. Ho acquistato i primi due e ho appena terminato di leggere il primo. E il giorno in cui cominci a sfogliare uno di questi mattoni, non importa che tu abbia già visto tutte le stagioni della serie, sarai inevitabilmente risucchiato in una straordinaria, immensa, emozionante ballata di ghiaccio e fuoco.
Tutti i volumi delle Cronache sono divisi per capitoli corrispondenti al punto di vista di vari personaggi, solo alcuni dei moltissimi protagonisti della storia, anticipati quasi sempre da un prologo e, in alcuni casi, seguiti da un epilogo. Infine l’appendice con tutte le Case Nobili dei sette Regni di Westeros, il continente occidentale in cui le Cronache sono per la maggior parte ambientate. Quando la narrazione parte, si viene catapultati in un mondo e una storia in medias res, come se il lettore e i personaggi condividessero uno stesso destino e un passato comune. Una modalità narrativa dal taglio quasi cinematografico che si è rivelato un aiuto felice per gli autori della serie, i quali hanno così avuto modo di rispettare il ritmo delle vicende raccontate. Tuttavia, è curioso come lo stesso strumento narrativo – l’alternanza del punto di vista – possa portare a risultati e a un coinvolgimento emotivo diversi. Se nella serie il passare da una linea narrativa all’altra serve a dare ritmo all’episodio e mordente a ciò che si rappresenta, lasciando la giusta dose di curiosità e suspense nello spettatore, nei romanzi ciò si traduce in una immersione profonda del lettore in una moltitudine di universi. Ogni capitolo appare così un mondo a sé, con le sue regole e i suoi limiti e le peculiarità che contraddistinguono il personaggio. A dar maggiore autonomia ai vari capitoli è anche il non essere una visione diversa dello stesso evento: i vari personaggi non descrivono mai una stessa scena o uno stesso momento ma si succedono l’un l’altro, muovendo la storia nel tempo oltre che nella prospettiva. La morte di Eddard Stark sarà raccontata dagli occhi di sua figlia Arya e così è rappresentata anche nella serie; quello che ci mostra l’altra figlia Sansa, nei capitoli a lei dedicati, non è mai un suo resoconto di ciò che è avvenuto, ma semplici scampoli di ricordi, mentre i suoi occhi sono essenziali per capire meglio un personaggio come Joffrey, al quale Martin non presta mai la voce. La poliedricità di voci e prospettive agisce anche nella costruzione di Westeros e della sua Storia. Bran ci racconta del Nord e di Grande Inverno, dei re dell’Inverno e di come questi si inginocchiarono davanti a Aegon il Conquistatore; Jon Snow ci mostra la Barriera e i misteri che si nascondono oltre essa, un continente inesplorato e ricco di inquietudini e paure ancestrali; Lady Catelyn ci racconta Delta delle Acque e la valle di Arryn, la guerra che infiamma le Terre dei fiumi e i ricordi di quella Rivoluzione di Robert che la vide moglie e madre mentre Ned era in battaglia per un regno migliore e una vendetta per un dolore mai spento; Eddard Stark è la voce del passato, di una promessa fatta nel sangue e di un Approdo del Re conquistato con la speranza di un trono di spade più giusto, promesse entrambe tradite da ciò che accade nel presente; Tyrion racconta l’Approdo del Re degli intrighi e dei sotterfugi, delle cospirazioni e dei segreti da tener gelosamente nascosti, in una corte che è più pericolosa della Strada del Re; Daenerys Targaryen, ultima dei draghi, ci racconta Essos, il continente orientale, e la sua lotta per rivendicare la sua famiglia e la sua stessa identità, mentre si muove tra distese d’erba dothraki e città fatte d’oro, incensi, creature fantastiche ed eserciti di schiavi in attesa che la Madre dei draghi li liberi e li porti con sé lungo la sua strada di conquista.
Martin costruisce sotto i nostri occhi un caleidoscopio di immagini e suoni, di leggende e ballate, di uomini e donne coinvolti, che lo si voglia o meno, nel gioco del trono, durante il quale “You win or you die”, una delle frasi che la serie è riuscita a marchiare a fuoco nelle nostre menti. Ma se credete di trovarvi di fronte a degli eroi a tutto tondo, siete in fallo. I personaggi del Trono di spade possono essere cattivissimi o molto valorosi, buoni fino al midollo o rancorosi, ingenui come poppanti o astuti come faine, ma tutti avranno ben più di una faccia. Nel ritrarre ogni personaggio con i propri occhi, Martin lascia che siano loro stessi a mostrare i lati nascosti del loro carattere, le virtù ma anche i vizi ed è per questo che, se in un capitolo si prova pena per un personaggio, in quello successivo il lettore s’indigna per le sue azioni. Nonostante esistano personaggi positivi e negativi, nessuno dei protagonisti è immune ad azioni contrarie a quello che ci si aspetterebbe da loro: Sansa è innocente come una colombella, ma non esita per i suoi capricci a “tradire” suo padre, mentre il Mastino fa paura al solo sguardo ma è l’unico a provare un po’ di pietà per la ragazza. Nel considerarli tutti insieme, poi, essi rappresentano l’umanità nella sua interezza e ognuno di essi è un aspetto diverso dell’uomo oltre che una chiave di lettura differente attraverso cui leggere l’umana natura.
In questo mosaico così articolato, George Martin ha il merito di aver dato vita a un universo che si costruisce da sé e che trae forza dai suoi lettori, il cui immaginario non è più solo quello creato dalla mente del singolo lettore ma da una comunione di idee e da un immaginario collettivo a cui la serie si è aggiunta, arricchendola ulteriormente. Se si digita su Google il titolo della saga o anche solo quello di uno dei romanzi che ne fanno parte, si viene sommersi da innumerevoli siti e forum dedicati, immagini e lavori artistici ispirati dai personaggi e dalle loro vicende, una vera e propria enciclopedia virtuale con la storia di tutte le Nobili Case di Westeros e di tutti i personaggi che compaiono nella saga, e molto altro ancora. Senza contare la pagine e i gruppi di Facebook, gli hashtag su Twitter, i video caricati su Youtube. Leggere le Cronache del ghiaccio e del fuoco diventa così una sorta di prova di iniziazione per accedere a una comunità che parla la sua lingua e ha il suo codice di valori, una sorta di fratellanza il cui farne parte si insinua nella tua vita fino ad associare momenti e frasi contenuti nei romanzi a una vera e propria filosofia dell’esistenza. L’arrivo della serie ha ampliato e diversificato quella che da fuori sembra quasi essere un setta nerd, il cui accesso era consentito solo sotto determinate circostanze, e ha reso possibile una comunione di intenti tra spettatori e lettori. Ma cosa più importante, ha permesso a chi guarda la tv di riacquistare il piacere di sfogliare un libro e ritrovare scenari e personaggi a cui si è ormai irrimediabilmente affezionati. La fidelizzazione avvenuta attraverso Game of Thrones si è così estesa alle Cronache, in uno scambio continuo di informazioni ed emozioni tra le due parti. Per questo, chi ha iniziato la saga sedici anni fa ha scoperto il piacere di tornare a ritroso nel tempo attraverso la trasposizione delle storie tanto amate in tv, mentre lo spettatore della serie ha trovato lo stimolo giusto per continuare da sé il percorso attraverso le pagine dei romanzi, dove è possibile scoprire retroscena e aspetti secondari ma non meno importanti della storia del trono di spade che, per esigenze televisive, negli episodi è impossibile inserire.
Game of Thrones è una delle serie migliori del momento, ma questo risultato è stato possibile solo potendo attingere a una delle saghe fantasy più amate degli ultimi vent’anni, a una letteratura fantastica di grande qualità e al talento di uno degli scrittori contemporanei più importanti del genere, il quale si è messo a disposizione dei produttori per creare un prodotto dagli elevati standard televisivi.
L’unica conclusione possibile è che quello di Game of Thrones, che sia di carta o di pellicola, rimane un meraviglioso mondo da esplorare. E alla domanda scontata, ma che qualcuno inevitabilmente farà, ovvero “Meglio leggere i libri o guardare la serie?”, noi potremo rispondere “You know nothing” e continuare ad attendere impazienti il sesto volume della saga o l’arrivo, il prossimo anno, della quarta stagione.