Quella che andiamo a raccontare è la storia di una grande donna, che ha segnato con le sue azioni la storia del giornalismo e non solo. Parliamo di Elizabeth Cochran che nella seconda metà dell’Ottocento si ribellò alla concezione, molto diffusa all’epoca, secondo la quale le donne dovevano occuparsi solo della casa e dei figli, la cucina era il loro posto e non potevano ambire ad altro. Elizabeth, era una ragazza di umili origini che amava scrivere e raccontare storie, storie di lavoratrici sfruttate, di lavori minorili e fu così che quando riuscì ad avere l’occasione di lavorare per un noto giornale, il “Pittsburg Dispatch” non se la fece scappare. A quei tempi, però, per una donna era sconveniente lavorare, figurarsi fare la giornalista, e per tale motivo lei scelse di usare lo pseudonimo, preso da una nota canzone popolare e con il quale divenne nota, di Nellie Bly.
La donna, ambiziosa e sicura di sé, ebbe non pochi problemi per i suoi articoli ma quando si trasferì a New York diede prova della sua tenacia e convinse il celebre Joseph Pulitzer, direttore del noto giornale “New York World”, ad assumerla.
Il suo primo lavoro si focalizzò sugli Istituti psichiatrici; per svolgere tale inchiesta Nellie Bly si finse disturbata e riuscì a farsi ricoverare nel manicomio femminile di Blackwell’s Island. Un’inchiesta straordinaria che la fece diventare pioniera del giornalismo investigativo.
Durante la sua permanenza in manicomio la giornalista racconta di come le donne venissero trattate, delle aberranti pratiche alle quali erano sottoposte e delle violenze di ogni genere che erano costrette a sopportare; l’inchiesta fece un tale scalpore da incoraggiare la riforma degli istituti di cura nello stato di New York.
Oltre a ciò Nellie ebbe il coraggio anche di farsi arrestare per raccontare le condizioni delle donne detenute nelle prigioni della zona, raccontò le storie delle donne che lavoravano nelle fabbriche e delle schiave. Non fu solo il giornalismo a far risaltare il suo nome: la sua più grande impresa avvenne il 14 novembre del 1889 quando, appena letto che Jules Verne aveva compiuto il giro del mondo in 80 giorni, chiese a Pulizer di finanziare a lei lo stesso viaggio ma con lo scopo di impiegare meno tempo dello scrittore francese.
Quello stesso giorno la coraggiosa giornalista si imbarca su un battello a vapore, attraversa l’Atlantico, arriva a Parigi, passa attraverso il Canale di Suez viaggiando anche in treno e a dorso d’asino e fu così che il 25 gennaio del 1890 Nellie terminò il suo viaggio in 72 giorni, 6 ore, 11 minuti e 14 secondi superando l’impresa di Verne e ottenendo il nuovo record.
Cinque anni dopo la donna lasciò il giornalismo e sposò il milionario industriale dell’acciaio Robert Seaman, 40 anni più grande di lei e, alla sua morte, prese le redini dell’azienda e si fece notare anche in quell’ambiente per l’introduzione, all’interno delle sue fabbriche, di ambulatori medici e biblioteche ma soprattutto per l’introduzione di corsi rivolti ad insegnare a leggere e scrivere agli operai. In seguito, però, dichiarò bancarotta e abbandonò tale occupazione per ritirarsi in Svizzera ma con lo scoppio della prima guerra mondiale Nellie Bly torna al giornalismo come inviata di guerra dal fronte austriaco raccontando, come sua abitudine, i fatti in tutta la loro verità e durezza.
Tornerà poi a New York dove continuerà a collaborare con il giornale che la rese nota in tutto il Mondo e lì morirà nel 1922, all’età di 57 anni, a causa di una polmonite.
ELEONORA DOTTORI con la collaborazione di ILARIA DOTTORI