«In una città senza nome, bagnata da una pioggia incessante, tre conigli convivono con un terribile mistero». Detta così sembra l’incipit di un romanzo giallo, o di un film noir.
E’ invece soltanto l’inizio di un viaggio geniale e delirante di David Lynch all’interno della medio-borghesia occidentale, fatta di stereotipi e discorsi vuoti e privi di senso.
Rabbits (Conigli) è una serie di 8 cortometraggi della durata di circa 6 minuti ciascuno, scritta e diretta da Lynch nel 2002.
Rabbits narra la storia di 3 conigli che sembrano tanto umani (Suzie, Jack e Jane) interpretati e doppiati da Naomi Watts, Scott Coffey e Laura Elena Harring, che già avevano accompagnato Lynch nell’incubo cerebrale di Mulholland Drive, meraviglioso film del regista australiano del 2001..
Una vita che si strasforma in sit-com, e come esse diventa sciocca e inutile.
La famiglia dei conigli umani così assurdi ed vuoti diventa il centro della scena di una scatola mediatica che è la televisione. Dove le parole sono di plastica e le risate finte meccanizzate accompagnano senza alcun nesso logico le sconclusionate discussioni dei conigli.
Il tutto nel luogo fisico centro della vita domestica della famiglia occidentale: il divano.
La scena è fissa, divano, asse da stiro, un telefono e la porta di ingresso. Inquadratura fissa, fotografia tagliente, luci emozionali e soffuse, dimensione teatrale.
Ma l’atmosfera intorno sembra lugubre, misterioso presagio di una fine incombente quanto inattesa dai protagonisti. Il sonno della ragione genera mostri.
E la stupidità ucciderà prima la televisione, poi il genere umano.
Alienazione, rapporti falsi, sentimenti plastificati.
E i conigli dalle orecchie d’asino sembrano un monito che Linch rivolge all’uomo.
Reagisci uomo, impara il valore delle cose, dai senso alla tua vita, non seguire banalmente la rotta tracciata dagli altri. I Conigli si stanno impadronendo della società, i conigli si stanno impadronendo della tua famiglia. I conigli si stanno impadronendo di te.
Alcuni spezzoni degli episodi di Rabbits sono inseriti nel lungometraggio dello stesso Lynch, “Inland Empire”, e diventano una sorta di filo conduttore al viaggio nella mente del capolavoro di Lynch, e in generale di tutta la sua filmografia.
Dove mai si comprende dove si viva il sogno e dove si sogni la vita.
T.R.