IL RICORDO DI UN GRANDE MAESTRO DEL CINEMA A 26 ANNI DALLA SCOMPARSA
di Tommaso Rossi
Il 30 aprile 1989 moriva, a soli 60 anni, di Sergio Leone.
Fatto & Diritto vuole ricordarlo con uno speciale dedicato ad uno dei più grandi registi italiani, se non il più grande, insieme a Federico Fellini.
Attraverso le sue pellicole Leone, spesso accompagnato dalle musiche di Ennio Morricone – non mere colonne sonore, ma parte vivida e fondamentale del film- ci racconta il senso del dolore, l’attesa dell’uomo e il suo rapporto con il destino. Chi non ricorda quegli attimi lunghissimi de “Il buono, il brutto e il cattivo”, dove l’incrocio di sguardi che sfidano il proprio destino diventa guerra psicologica grilletto alla mano. Sergio Leone inventa il filone dello spaghetti-western. Nel 1964 arriva nelle sale “Per un pugno di dollari” con uno straordinario Clint Eastwood che legherà più di ogni altro il suo viso scalfito e i suoi occhi di ghiaccio al cinema di Leone.La mano del regista si vede in maniera invadente e luccicante: ‘uso della soggettiva, l’alternanza in fase di montaggio di sequenze a campi lunghi e brevi flash di primissimi piani. l silenzi, suggestioni lunghissime tra musiche incalzanti e dense di suspanse.
L’anno dopo arriva “Per qualche dollaro in più”, sempre con Clint Eastwood e Klaus Kinski, e nel 1966 “Il buono, il brutto e il cattivo” che chiude quella che tutti definiscono “La trilogia del Dollaro”.
Nell 1968 arriva il primo vero capolavoro di Sergio Leone: “C’era una volta il West”, colossal in salsa western interamente ambientato negli States, con un ispiratissimo Henry Fonda. Il tema questa volta è il tempo, la vendetta, la storia. E si capisce già come la pellicola sia un requiem all’eroe mitologico con la pistola che si sta avviando verso la morte così come verso il tramonto della propria epopea con una malinconia avvolta di sudore e proiettili.
Nel 1971 arriva nelle sale “Giù la testa” con Rod Steiger, con cui Leone vinse il David di Donatello per la migliore regia.
L’America gli chiese di dirigere “Il padrino”, ma Leone rinuncia per firmare il suo ultimo e assoluto capolavoro che lo consegnerà alla storia eterna: “C’era una volta in America”, che vide la luce nel 1984 dopo oltre due anni di riprese tra Cinecittà e gli Stati Uniti con un cast ricchissimo tra cui spiccano, straordinari, Robert De Niro e James Woods.
La sua vicenda abbraccia un arco di mezzo secolo, diviso in tre fasi tra continui flash back e balzi in avanti. Gli anni ’20, quando i protagonisti sono poco più che bambini, angeli dalla faccia sporca di strada e dura realtà, nel Lower East Side di New York, dove conoscono il dolore, l’amicizia e la voglia di scoprire. Gli anni ’30, quando sono diventati una banda di giovani gangster che iniziano a scoprire il successo, le donne, ma anche paure e tradimenti. E poi, la fine degli anni ’60 quando Noodles-De Niro, riapparso tra la palude dei sospetti e le nebbie del passato, torna a New York alla ricerca dei suoi amici e del tempo che ormai nessuno potrà più dargli.
“C’era una volta in America” è uno straordinario film sulla vita, c’è davvero tutto dentro: una gamma di simboli ed emozioni che, davvero, compongono senza una virgola di troppo, l’intero caleidoscopio che è la vita insieme.
Ai tanti giovani che purtroppo non lo conoscono, che pensano di non avere a disposizione 3 ore di tempo per conoscere un film di cui forse gli hanno parlato i genitori, il mio consiglio. Prendete una giornata di pioggia- “C’era una volta in America” è perfetto accompagnato dal rumore delle gocce che cadono dalla finestra- e scoprite cose significa il tempo che scorre.
Vedrete la vita.
La scena più bella di C’era una volta in America, la voglia di crescere e la consapevolezza che il tempo non è ancora maturo:
http://www.youtube.com/watch?v=yQU8D2HdJzc