NUOVO ALLARME PER IL MORTALE VIRUS IN AFRICA
del dottor Giorgio Rossi
Dai primi del mese di gennaio è scoppiata in Guinea una nuova epidemia causata dal virus Ebola; ha colpito soprattutto la zona sud-occidentale del paese africano compresa anche la capitale Conakry. Altre epidemie causate da questo virus si sono già verificate in Africa; il nome Ebola deriva infatti dalla Valle dell’Ebola nella Repubblica Democratica del Congo ( ex Zaire) dove scoppiò la prima epidemia nel 1976, in un Ospedale di suore olandesi. L’ultima epidemia nell’estate del 2012 in Uganda ove ci sono state decine di morti; dal 1976 sono stati registrati circa 2.200 casi di cui 1.500 fatali. Ebola appartiene alla famiglia Filovirus e comprende 5 differenti tipi, il più aggressivo dei quali è il tipo Zaire responsabile dell’epidemia attuale; è in grado di causare il 70 – 90 % di morti tra le persone contagiate. Il contagio avviane attraverso il sangue o i fluidi biologici o i tessuti di persone o animali infetti; manca la trasmissibilità per via aerea o tramite un insetto vettore. Oltre all’uomo colpisce animali come gorilla, scimmie e pipistrelli; questi ultimi sono i maggiori indiziati per essere il serbatoio naturale anche se ancora non è stato dimostrato con certezza.
Dopo una incubazione che va da 2 a 20 giorni, compaiono i sintomi che all’inizio sono generici caratterizzati da febbre elevata, cefalea e profonda spossatezza, quindi nel giro di pochi giorni compaiono nausea, vomito, rash cutaneo e delle caratteristiche manifestazioni emorragiche a livello di organi interni ( la malattia viene chiamata febbre emorragica); a questo punto la morte può comparire nel giro di pochi giorni. Nonostante la sua aggressività e l’elevata mortalità, la febbre emorragica non viene considerata una malattia infettiva ad alto rischio epidemico; infatti finora i vari focolai che si sono verificati negli anni in Africa sono stati circoscritti abbastanza rapidamente.
I dati ufficiali ai primi di aprile, parlano di 122 casi e di 78 morti in Guinea, ma sono dati in continua evoluzione; inoltre sembra aver raggiunto paesi confinanti con casi sospetti in Sierra Leone e Liberia.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Associazione Medici Senza Frontiere (Msf) affermano che questa volta è una epidemia di proporzioni senza precedenti in termini di distribuzione geografica dei casi, in diverse località del paese con focolai multipli, diversamente alle precedenti epidemie di Ebola che sono sempre state molto più contenute geograficamente. Questa situazione è preoccupante perché complicherà di molto il compito delle organizzazioni che lavorano per controllare l’epidemia. Tra gli operatori sul campo sono medici, infermieri, epidemiologi, esperti di acqua e servizi igienico-sanitari e antropologi appartenenti alle istituzioni Sanitarie della Guinea, in verità non eccelse e soprattutto ad associazioni internazionali, come l’OMS e Msf, primi a scendere in campo e come al solito sempre molto attivi ed ormai anche molto esperti avendo partecipato alle precedenti epidemia .Il loro obiettivo primario è quello di tracciare la catena di trasmissione e mettere in isolamento le persone sospette per riuscire ad isolare l’epidemia. Mancano però i centri di isolamento;l’unico già funzionante è nella capitale ed altri sono in allestimento in altre città. Non esistono cure né vaccini specifici, si possono solo somministrate terapie di supporto per idratare e nutrire i pazienti, abbassare la febbre, controllare il dolore e aspettare e vedere nella speranza che la persona riesca a sopravvivere.
Molto si cerca di giocare sulla prevenzione mediante la diffusione tra la popolazione e gli operatori sanitari di messaggi di educazione sanitaria per la riduzione del rischio.
Per ridurre il rischio di contagio da animali selvatici si raccomanda di evitare contatti con sangue e fluidi biologici di scimmie e pipistrelli ( fruit bats) e per questi ultimi di evitare di consumarne le carni ( pratica diffusa in Guinea e per questo considerata la maggior responsabile di questa epidemia).
Per ridurre il rischio di trasmissione da uomo a uomo evitare il contatto con sangue e fluidi biologici di persone infette; il personale sanitario anche solo in presenza di persona sospetta deve munirsi di particolari maschere protettive, guanti e mettere in atto tutte le più accurate procedure igieniche.
Anche il personale dei laboratori analisi deve seguire le stesse raccomandazioni quando maneggia sangue di persona sospetta o sicuramente infetta.
Le persone decedute per Ebola devono essere sepolte prontamente e in modo sicuro.
L’OMS nel marzo del 2008 ha emanato un documento dal titolo : “ Interim infection control recommendations for care of patients with suspected or confirmed Ebola haemorrhagic fever” che viene periodicamente aggiornato e rappresenta la linea guida in occasioni di epidemie.