OCCUPATO EDIFICIO DELLA REGIONE IN VIA CIALDINI
ANCONA – di Giampaolo Milzi –
Dall’ex asilo comunale di via Ragusa del quartiere Piano, ad uno dei tanti edifici inutilizzati della Regione Marche, ovvero l’ex storica sede del Pci nel centralissimo rione di Capodimonte. In mezzo un movimento, “Casa de’ Nialtri”, che non ha mai cessato di tenere alta l’attenzione pubblica sulla cronica emergenza dei senzatetto ad Ancona. “Casa dei Niatri 2.0” è l’atto secondo dell’occupazione che una cinquantina di persone, italiani e stranieri, avevano attuato in via Ragusa il 22 dicembre scorso e poi stroncata il 5 febbraio da uno sgombero di polizia sollecitato dal sindaco Valeria Mancinelli. “Cercano di rendere invisibile la nostra realtà, ma non ci fermiamo”. E i “Nialtri” hanno mantenuto la promessa. Il 6 luglio hanno preso possesso dello stabile di 600 mq vuoto, dimenticato da anni dall’ente Regione. Un’azione-progettuale di alta valenza politico-sociale e di democrazia allargata. Un’azione al rilancio, più strategica. Stavolta i neoresidenti autogestiti sono una ventina, tutti stranieri, provenienti da Paesi del sud del mondo come Pakistan, Tunisia, Marocco, Costa d’Avorio. Ad Ancona – dove si sono rifugiati per dimenticare dolori, stenti e violenze – dicono di aver trovato solitudine, emarginazione, un vuoto di pubblica assistenza. E di non aver reperito un luogo al coperto dove passare almeno qualche notte in pace. Poche settimane di olio di gomito e pulizie, e il palazzo di via Cialdini è diventato una comunità residenziale solidale, proprio come in via Ragusa. Grazie anche all’aiuto di 20-25 attivisti del movimento che si era polarizzato attorno a via Ragusa, di associazioni e di semplici cittadini. Sono arrivati letti, materassi, viveri, generi di conforto. Primo piano adibito a dormitorio. Piano terra ad attività socio-ricreative, assemblee. E votato ad ospitare un centro di consulenza per migranti e nuovi poveri, laboratori artigiani, corsi di formazione, piccoli lavori fatti in casa. Tante le idee in cantiere, per costruire insieme un futuro di diritti e piena, dignitosa integrazione. Minimo comune denominatore, il progetto di cohousing (riadattamento a residenza con servizi dello stabile) con un piccolo finanziamento pubblico, progetto appoggiato dai gruppi di Sel e M5Stelle del Comune. La Giunta municipale, per l’ex asilo di via Ragusa, aveva detto no. “Ma stavolta è diverso, non ce ne andremo se non avremo ottenuto un’altra struttura”, hanno giurato gli occupanti in un’assemblea. Il cambio di interlocutore farà la differenza rispetto all’esperienza di via Ragusa? “La questione non sarà affrontata in termini di ordine pubblico, troveremo una soluzione, ma nel contesto del rispetto delle regole di legge”. Parole di apertura, quelle pronunciate dagli assessori regionali Canzian (Urbanistica) e Marcolini (Patrimonio). Marcolini: “Incontreremo presto gli occupanti. Ma per quell’immobile di via Cialdini la Regione ha già definito almeno tre ipotesi di riuso – ha aggiunto il 22 luglio – La Regione, assieme al Comune, ha in mente un’azione su tre ambiti: casa, sociale e lavoro. Valuteremo caso per caso le situazioni personali di chi ora è in via Cialdini”. E il progetto di cohousing? La possibilità di un altro edificio da destinare in pianta stabile a tutta la comunità degli occupanti? “Vedremo, su questo non posso pronunciarmi”.
Intanto, a “Casa de Nialtri 2.0”, ci si arrangia con taniche d’acqua in attesa che la Regione, appunto, attivi il contatore e renda operativo l’allaccio. Per l’energia elettrica, si è a un passo dall’accordo con l’amministrazione di condominio. Qualche residente bussa alla porta, curioso, chiede come mai quella palazzina di via Cialdini abbia ripreso vita. C’è chi applaude, come una vicina che si è vista staccare le utenze domestiche per morosità. E chi si lascia coinvolgere in attività di autofinanziamento, come il 16 luglio nella festa di strada “Giochi senza frontiere” organizzata dagli occupanti nella limitrofa piazzetta Palatucci.
Infoweb: https://www.facebook.com/casadenialtri?fref=ts
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)