3^ PUNTATA – A Ko Samui atterriamo in un aeroporto molto caratteristico fatto di ombrelloni di paglia e piccole costruzioni sempre con tetti di paglia. Un breve giro a Chaweng Beach ci permette di individuare una giuda che parla italiano, la quale ci organizza in men che non si dica un tour completo dell’isola: scimmie che raccolgono cocchi, un monaco mummificato con occhiali da sole e spiagge incantevoli. La bella giornata ci consente di fare un giro alle cascate: un consiglio, prendete una guida anche se vorrà dei soldi perché fare il tortuoso percorso da soli potrebbe essere piuttosto pericoloso. Non sapendolo ci siamo avventurati tra ragni enormi, zanzare affamate e insetti variopinti fino a raggiungere la cima dove ad attenderci c’era una doccia naturale alla quale si arriva a nuoto. La discesa non è stata più semplice della salita, poche corde per arrampicarsi e attenzione a dove si mettono le mani perché gli insetti si mimetizzano perfettamente. L’indomani, con le gambe ancora doloranti per la scalata naturalistica, l’abbiamo dedicata alle isole di Ko Phangan e Koh Tao (isola delle tartarughe). La prima, molto bella, è nota per il Full Moon Party una festa che si tiene nelle notti di luna piena (davvero da non perdere se vi capita la serata giusta), l’altra con fondali colorati e barriere coralline è l’ideale per le immersioni.

Koh Tao (consigliabile da dicembre a marzo quando cessa la stagione delle piogge che, invece, tocca Puket) è un fazzoletto di sabbia dove la natura regna sovrana. Per arrivare a queste isole è necessario prenotare un posto in barca. Numerose e bellissime sono le spiagge raggiungibili in taxi nell’isola. Affittare un motorino è sconsigliato, poiché è necessaria l’assicurazione in caso di incidente, ma i taxi sono economici e come avviene ovunque in Thailandia il prezzo è contrattabile (non esagerate però).

ANDREA TARABU’