IL COMUNE NON HA ADOTTATO IL PEBA
LORETO (AN) – di Lucia Principi – Sapete cosa recita la legge 41 del 1986 in merito ai Piani di eliminazione delle barriere architettoniche (Peba) a favore delle persone con disabilità motoria e sensoriale? No? Nemmeno il Comune di Loreto lo sa. O meglio, lo sa ma non sa come applicare tali disposizioni, o forse non vuole, o non ha troppa voglia di pensarci. Eppure da un trentennio la legislazione italiana prevede l’obbligo, da parte di Comuni, Provincie e Regioni, di programmare l’abbattimento delle barriere architettoniche e sensoriali presenti nei luoghi pubblici di propria competenza mediante la redazione e l’aggiornamento (annuale) di specifici piani (i famosi Peba) che assicurino il diritto alla mobilità ai cittadini disabili. La cellula di Ancona dell’associazione “Luca Coscioni” da anni porta avanti una battaglia di sensibilizzazione, ma anche di monitoraggio riguardo l’effettiva applicazione di questi accorgimenti richiesti alla pubblica amministrazione riscontrando non poche inadempienze. Tra le varie realtà tenute sotto controllo, c’è quella di Loreto (AN). Le segnalazioni di criticità per chi ha problemi motori – non solo persone disabili, ma anche chi ha una gamba rotta e deve usare le stampelle, per dirne una – non sono poche nella città mariana, che ogni giorno ospita centinaia di turisti e pellegrini. Corrado Rizzo, lauretano con entrambi i genitori disabili, ci ha elencato alcune delle barriere architettoniche presenti sul territorio comunale. Si parte dal parcheggio di via Sisto V, dove gli stalli (i posti auto) per disabili sono più corti nel lato lungo rispetto ai 6 metri prescritti dalla legge. Si prosegue poi lungo il Parco delle Cento Finestre appena rimesso a nuovo, circondato da un marciapiede che si interrompe a metà strada impedendo ad una persona sulla sedia a rotelle di arrivare fino a Porta Marina. Di entrare nel giardino non se ne parla, le ruote della carrozzina resterebbero impantanate nella ghiaia. Anche frequentare il Palazzo Comunale non è facile per un disabile, soprattutto se in carrozzella. I due ingressi in via Asdrubali aprono a turno, una volta l’uno una volta l’altro, e il primo ostacolo è proprio lo scalino d’entrata. Se è il turno di apertura del portone dotato di campanello per le emergenze, e per caso risulta chiuso, il campanello è posizionato troppo in alto e irraggiungibile dal disabile su sedia a rotelle. Da lì si accede nella stessa ampia sala, dove si aprono l’Ufficio relazioni per il pubblico e quello dei messi comunali. Ed è qui che la barriera risulta insuperabile, costituita da ben quattro scalini da superare per chi vuole raggiungere qualsiasi altro ufficio. La rampa per disabili non è fissata alla piccola scalinata, occorre chiamare il messo, il quale dice di averla a disposizione in un altro locale e di poterla andare a recuperare all’occorrenza. Ma sulla destra ci appare un “salvifico” l’ascensore…Macché, è troppo stretto, un disabile in carrozzina non c’entra, figuriamoci se con accompagnatore.
Stessa odissea in corso Boccalini, dove c’è l’ingresso principale a Palazzo del Popolo. Manca un campanello da suonare in caso di emergenze, ma c’è il solito scalino d’impaccio. Entrati nell’androne, eccone altri tre di scalini, e quindi un pianerottolo da cui parte la scala per raggiungere la sala del Consiglio comunale, in questo caso dotata di un montacarichi. Ma il meccanismo è complicato da azionare, è un disabile senza accompagnatore non ce la può fare.
Vogliano raggiungere la Biblioteca comunale? Percorriamo il tratto in salita accanto alle scale che partono da via Vanvitelli, e a metà percorso ecco l’ingresso, ma per raggiungerla bisogna scendere della scale prive di rampa. Una tragedia per i disabili. E non solo, si sono lamentate anche mamme con al seguito bambini piccoli e passeggini.
Per verificare queste situazioni e magari avviare la risoluzione dei problemi, ecco un report di quanto avvenuto l’anno scorso. Il 16 giugno l’associazione “Coscioni” invia al Comune una richiesta formale di accesso agli atti per consultare il Peba, ma non riceve risposta. Il 29 agosto ci riprova l’avvocato Andrea Nobili, Difensore civico regionale, con un sollecito indirizzato al sindaco Paolo Niccoletti. Dall’altra parte ancora silenzio. Il 10 dicembre la “Coscioni” inoltra una diffida al primo cittadino di Loreto (e per conoscenza al Presidente e all’Ombusdman della Regione Marche) nella quale chiede di sapere entro 30 giorni se il Comune abbia o meno adottato il Peba e il Pau (Piano accessibilità urbana) o, in alternativa, di comunicare le ragioni del ritardo. Nessuna risposta. Il 29 dicembre un nuovo sollecito da parte di Nobili “al fine di conoscere gli eventuali provvedimenti in corso o che si intendano adottare”. Ancona nessuna risposta. E siamo giunti al 2017. Renato Biondini, segretario della cellula “Coscioni” di Ancona, il 25 gennaio invia alla Procura della Repubblica di Ancona un esposto allo scopo di rilevare eventuali responsabilità penali da parte di Comune e altre istituzioni competenti per l’attuazione delle leggi in materia di abbattimento delle barriere architettoniche.
E finalmente, a distanza di otto mesi dalla prima richiesta inviata in Comune dalla “Coscioni”, il 16 febbraio Paolo Niccoletti, il primo cittadino di Loreto, fa capolino da dietro le barricate del suo silenzio stampa. Il motivo del ritardo della sua risposta scritta inviata anche all’Ombusdman? Sa di confessione paradossale: “E’ motivato dal fatto che le ricerche effettuate nei nostri archivi non ci hanno fatto rintracciare il Peba approvato ed in vigore” Insomma, il Peba non c’è!
Il sindaco poi, elenca le numerose iniziative proposte a favore delle persone con disabilità, sottolineando tra l’altro che i parcheggi loro riservati sono in numero maggiore rispetto a quello richiesto dalla normativa. Ok, ma la cosa potrebbe non quadrare: non è che sono troppo corti come quelli di via Sisto V… Per fortuna, per questi ultimi, è stato programmato un intervento tecnico di adeguamento.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)