TORINO, 9 giugno ’13 – Un nome noto nel mondo nel giornalismo per la sua spiccata personalità e per la sua totale dedizione a questo lavoro, svolto da sempre sul campo esponendosi in prima linea sulle scene delle più importanti vicende moderne. Domenico Quirico, classe 1951, è il reporter del quotidiano torinese La Stampa, capo-servizi esteri, corrispondente da Parigi e inviato di guerra. Personaggio tra i più singolari e interessanti, la passione per questo mestiere lo ha portato a vivere da vicino in particolare tutte le vicende africane degli ultimi vent’anni in Somalia, Eritrea, Algeria, Mali, Uganda e Sudan, così come ha seguito e raccontato la cd Primavera araba, dalla Libia alla Siria, dalla Tunisia all’Egitto. Uomo coltissimo, amante della lettura soprattutto di libri di storia, dotato di capacità d’analisi mai ideologica o faziosa, appena poteva partiva perché secondo lui si può raccontare una storia solo standoci dentro. Negli ultimi mesi il suo nome rimbalza in tutti i tg nazionali perché risulta scomparso in Siria dal 9 aprile scorso, dove si trovava come inviato di guerra per una serie di reportage dalla zona di Homs, per raccontare ancora una volta il dramma di una guerra civile ancora accesa e cruenta. Sono passati quasi 60 giorni di pieno e assoluto silenzio da quegli ultimi sms in cui Quirico annunciava di aver varcato il confine siriano e avvisava la moglie che era tutto ok. Da qui il silenzio. Solo dopo qualche giorno il quotidiano ha avvertito il Ministero degli Esteri dell’anomala situazione sapendo comunque che viaggiare da solo e lavorare nell’ombra è la strategia consueta del reporter, che ama immergersi nelle storie, senza filtri, quello che lui chiama “stare dentro i fatti”. Si sono susseguite in questo periodo varie iniziative di solidarietà per mantenere sempre alta l’attenzione dei media cercando di dare sostegno anche al lavoro dell’Unità di Crisi che nella più assoluta riservatezza non ha mai smesso di cercarlo. Dopo le preoccupate parole espresse dal Ministro Bonino che ha ribadito il suo impegno nella risoluzione di una vicenda che comunque è molto complessa, seguite da quelle dello stesso tono del Presidente siriano Assad che ha negato di avere informazioni al riguardo, solo negli ultimi giorni è arrivata la svolta. Giovedì 6 giugno la telefonata che ridona speranza alla famiglia del reporter, pochissime parole scambiate con la moglie, ma che hanno un significato immenso soprattutto per le sue due figlie, che proprio pochi giorni fa avevano lanciato un commovente video-appello via web chiedendo “chi sa parli”. Dopo la conferma ufficiale, ora la “palla” passa alle competenti autorità dello Stato che devono svolgere un delicato lavoro di trattativa per riuscire a farlo rientrare in patria dalla pericolosa zona in cui si trova, alle porte di Qusayr, città assediata da mesi e ripresa proprio pochi giorni fa dalle forze lealiste siriane. Unica certezza è che Quirico si trova qui dopo aver intrapreso questo viaggio ancora una volta per onorare il mestiere che ama, con l’obiettivo di raccontare l’evoluzione di un conflitto che si è allontanato dalle cronache occidentali e che nonostante i suoi orrori non scuote più la società civile occidentale. Ora felicità e cautela, si attendono notizie certe, il momento è delicatissimo e la Farnesina sta lavorando con costanza, facendo appello al senso di responsabilità dei mezzi di informazione, che mantengano il massimo riserbo su tutti i dettagli, non lasciando trapelare notizie errate che potrebbero essere fatali per il buon esito della vicenda.
ALESSIA RONDELLI