STEMMA E VERA DI POZZO, MOZIONE IN COMUNE
– ANCONA – di Giampaolo Milzi –
Insomma, due pregevoli opere in pietra d’Istria lasciate, almeno dal 2005, all’aperto e ad alto rischio degrado. Durante il nostro sopralluogo indagatore, affacciandoci dal terrazzo pensile, avevamo notato il secondo reperto scultoreo. Ma, al contrario della vera di pozzo col simbolo araldico del casato Antiqui, l’opera omaggiante i Ferretti era in posizione tale da non poter essere fotografata dall’alto. Ci è venuto in soccorso l’architetto Fabio Mariano, docente all’Università Politecnica delle Marche, che ci ha inviato l’immagine pubblicata a margine di questo articolo. Doppio sos quindi: due testimonianze del Rinascimento anconetano appartenenti a due delle più antiche, prestigiose e blasonate stirpi doriche, i Ferretti ed gli Antiqui, vittime di una sorta di “damnatio memoriae” istituzionale.
Il 13 o 14 ottobre, il primo sos è stato raccolto e rilanciato a Palazzo del Popolo, sotto forma di interrogazione, dal consigliere comunale Italo D’Angelo di “La Tua Ancona”. Seria ma generica la risposta dell’assessore alla Cultura Paolo Marasca. La sostanza? Sta valutando con la Soprintendenza il recupero di varie opere per poterle in futuro valorizzare. Già, la Soprintendenza, quella per la tutela dei Beni archeologici delle Marche. La stessa competente per la gestione del Museo di Palazzo Ferretti e delle sue immediate pertinenze, compreso lo sgarrupato campetto dove languono i due “nobili reperti decaduti”.
Sebbene formalmente e da un pezzo sollecitata da chi scrive, la Soprintendenza non ha dato alcuna notizia riguardo le due opere scultoree né segni di vitale interesse per una loro riconsegna alla pubblica fruibilità. Pubblica fruibilità a cui le antiche famiglie proprietarie tenevano eccome. L’architetto Mariano, infatti, conferma: “Molto verosimilmente la vera di pozzo Antiqui faceva in origine bella mostra di sè nella quattrocentesca corte del primitivo Palazzo Antiqui (poi Cresci-Antiqui, ndr.) in via della Loggia. Lo testimonia lo stemma della famiglia col leone rampante, la rosa canina e il rastello coi gigli d’Anjou (D’Angiò, ndr.), presente anche sul portale dello stesso palazzo in via della Catena”.
Quanto “all’arme scolpita della famiglia Ferretti, si tratta probabilmente dello stemma nobiliare posto sulla facciata del primo Palazzo Ferretti di S. Pellegrino, la cui fattura sarebbe riconducibile al pittore ed architetto lombardo Tibaldi, che dopo il 1560 lavorò coi suoi aiutanti al vasto e prezioso apparato decorativo dell’edifico”. “Lo stemma tibaldesco dei Ferretti – conclude Mariano – rimase sulla facciata del palazzo almeno sino ai bombardamenti del 1943 (sul lato destro) e scomparve nel dopoguerra dopo l’acquisizione dell’immobile da parte dello Stato e la sua destinazione a Museo Archeologico”.
I capigruppo di tutte le forze politiche in Consiglio comunale, sensibilizzati sul caso dai consiglieri Daniela Diomedi (Movimento 5 Stelle) e Italo D’Angelo hanno depositato una mozione che impegna l’Amministrazione comunale ad intervenire al più presto affinché la vera di pozzo Antiqui e lo stemma Ferretti vengano sottratti all’abbandono ed esposti in un locale di proprietà municipale.
Magari… si tratterebbe di un bel segnale di civilissimo risveglio per la nostra “Ancona Bella addormentata sul golfo”.
(tratto da Urlo – mensile di resiste