DOPO L’INASPETTATA FUSIONE SI SCATENANO LE POLEMICHE SUL RISCHIO PER LA PRIVACY
di Alessia Rondelli (praticante avvocato presso lo studio legale RPC)
23 FEBBRAIO 2014- Sempre più nelle mani di Mark Zuckerberg. L’amministratore delegato del colosso dei social network Facebook ha raggiunto l’accordo di acquisto con i due soci co-fondatori di Whatsapp, Jan Koum e Brian Acton. La società di Zuckerberg rileverà le azioni e le opzioni WhatsApp in circolazione con 183,9 milioni di titoli Facebook, valutati in 12 miliardi di dollari. A questi si aggiungono 4 miliardi di dollari in contanti e 3 miliardi di dollari in azioni vincolate ai fondatori e ai dipendenti di WhatsApp. Ma da oggi pomeriggio alle 19, 30 il servizio di messaggistica è bloccato e l’hashtag #whatsappdown sta scalando la classifica dei più quotati. C’è chi parla di hacker che vogliono “punire” whatsapp per essersi venduta a Facebook, c’è chi più logicamente pensa ad un temporaneo problema tecnico.
Ma cos’è Whatsapp? Si tratta dell’instant messaging più potente del globo con i suoi 450 milioni di utenti attivi ogni mese, 320 milioni al giorno e un milione di nuovi iscritti ogni 24 ore. “WhatsApp è sulla strada per connettere un miliardo di persone. Un servizio che raggiunge tale pietra miliare ha un valore incredibile”, il commento di Zuckerberg a sostegno del suo acquisto miliardario, “il futuro è nella messaggistica mobile”. Ma in realtà il prezzo pagato da Facebook non convince tutti, compresa inizialmente Wall Street. “E’ impensabile pagare questa cifra per qualcosa che non offre nessuna chiara strada per ulteriori ricavi” affermano alcuni analisti, secondo i quali la cifra esagerata riflette la ‘disperazione’ di Facebook per stare avanti rispetto ai rivali. Un’analisi, questa, che alcuni respingono, sostenendo che le critiche rivolte a Facebook per l’acquisizione di Instagram nel 2012 si sono rivelate infondate. WhatsApp è la maggiore acquisizione effettuata da Facebook nella sua storia (Instagram era costata 715,3 milioni di dollari) e la maggiore tecnologica quest’anno. “La rapida crescita di WhatsApp è spinta dalle semplici, potenti e istantanee capacità di messaggistica istantanea che offriamo. Siamo onorati di poter essere partner di Mark e Facebook mentre continuiamo a portare il nostro prodotto a un numero crescente di persone nel mondo” ha affermato Koum. L’operazione ha però scatenato anche una diffidenza generale in relazione alla paura della diffusione incontrollata dei dati personali degli utenti iscritti al social. Ovvio, se diventasse possibile scambiarsi messaggi tra Facebook e Whatsapp, potrebbe non essere improbabile che i numeri di telefono registrati da WhatsApp entrino nelle informazioni gestite da Facebook nei propri profili. A tal fine è nata la prima petizione italiana ad opera di Valeria Guerra con l’hashtag #zuckerbergnonmiavrai su Firmiamo.it, diretta al garante italiano per la privacy, a quello europeo, alla polizia postale e all’amministratore delegato di Facebook Italia, Luca Colombo. La sua richiesta è rivolta alle maggiori autorità competenti in fatto di protezione dei dati personali affinché vigilino sull’utilizzo di tali dati ed in particolare dei numeri di telefono degli utenti da parte di questi due colossi. Il rischio è che connettendo i due sistemi si finisca nella rete di Facebook anche contro la propria volontà e che quindi il numero di telefono di ogni utente diventi accessibile a tutti gli altri. L’alternativa prospettata è la ‘migrazione’, ovvero il boicottaggio dell’impero di Zuckerberg preferendo le tante alternative esistenti sul mercato da Viber a Wechat, da Line a Tango. La rassicurazione del “più giovane miliardario al mondo” secondo Forbes è subito arrivata: non verrà cambiata una virgola del servizio, proprio come è già accaduto con Instagram in alcun modo modificata. Non ci sarà neanche una fusione con Facebook Messenger, rimarranno due servizi differenti: uno utilizzato per avere un filo diretto con gli amici, l’altro per comunicare con i contatti del telefono e gruppi ristretti di persone. I commenti degli utenti non si fermano, caratterizzati dai toni più diversi: chi vuole cancellarsi, chi cambiare servizio, in molti invece hanno smesso di preoccuparsi dei propri dati in rete, ritenendo di essere comunque già, da più parti, ‘spiati’ e di non voler rinunciare a ciò che si potrebbe definire la ‘nuova droga’: la costante connessione in rete.