FLOP DI LEGGE E REGOLAMENTI ATTUATIVI
– ANCONA – di Giampaolo Milzi – Farmacannabinoidi non più farmaci di serie B nelle Marche? Fatta la legge e finalmente fatto il suo regolamento attuativo, trovato l’inganno, verrebbe da dire. Ma, concedendo la buona fede al legislatore regionale, sta di fatto che il regolamento/linee guida/procedurali della legge n°1 del 2013 sull’utilizzo terapeutico dei derivati della cannabis, pur avendo dovuto aspettare ben 3 anni per materializzarsi, è un gran pateracchio Non fa chiarezza. Ed è lacunoso. Un esempio? Nel regolamento la Giunta regionale si è occupata solo “dell’impiego della cannabis nell’ambito del Servizio sanitario regionale”. Servizio che se ne farà carico solo per i pazienti residenti nelle Marche – e ciò è accettabile – i quali però potranno fruire delle nuove terapie alternative gratuitamente solo se ricoverati in strutture ospedaliere della Regione o se seguiti da tali strutture nell’evolvere delle loro patologie. I farmacannbinoidi “saranno forniti dai centri autorizzati dalla Regione, le farmacie degli Enti del Sevizio sanitario nazionale”, spiega una nota della Regione. Il regolamento approvato dalla Giunta il 20 giugno 2016, si disinteressa completamente di tutti gli altri pazienti, quelli cioè che si curano a casa e che gradirebbero che venisse loro assicurato il diritto di approvvigionarsi dei farmacannabinoidi in modo ben regolamentato, semplice e rapido nelle comuni farmacie private. Un paradosso che deriva “coerentemente” da un altro paradosso: la stessa legge del 2013, all’art. 2, dispone che essa “si applica agli enti del servizio sanitario regionale (…) nonché alle strutture private accreditate, ai sensi della legge regionale (…) che erogano prestazioni in regime ospedaliero”.
E in ambito-regime non ospedaliero? L’art. 4 risponde che
“l’Asur coadiuva gli assistiti, su loro richiesta, nell’acquisizione dei farmaci a base di cannabinoidi (…) per finalità terapeutiche, in osservanza delle procedure delle disposizioni statali”. Quindi si parla di assistiti dall’Asur, non del semplice cittadino inviato dal medico in farmacia. Di “pateracchio e dintorni” parla il dott. Urbani, consulente di Romina Pergolesi, la consigliera regionale del Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle che – battutasi per anni per una efficace introduzione e regolamentazione dell’uso dei farmacannabinoidi anche nelle Marche, assieme ad altre associazioni, come la cellula di Ancona della “Luca Coscioni” – ha presentato il 28 febbraio scorso una interrogazione sul’argomento in Consiglio regionale, ottenendo in cambio dal presidente della Regione, Luca Ceriscioli, una mini risposta fumosa, evasiva, tutt’altro che chiara. La Pergolesi, nella sua interrogazione, osserva che il regolamento, arbitrariamente non prende in considerazione molte patologie, nelle quali l’effetto terapeutico della cannabis è positivamente riconosciuto in campo medico scientifico”. Poi sottolinea che – al contrario di quanto prescrive la legge regionale del 2003 – le linee di indirizzo si disinteressano della fondamentale opera di formazione che il Servizio sanitario regionale dovrebbe effettuare a beneficio di medici, reparti ospedalieri, farmacie, pazienti”. E ancora, l’interrogazione denuncia che la Giunta regionale ha adottato la deliberazione n. 617/2016 dei regolamenti attuativi senza il previo parere della Commissione consiliare competente come previsto dall’articolo 5, comma 1 della legge 1/2013 e dunque chiede se si intende annullarla per avviare l’iter corretto”
Ma quali sono gli impieghi medici della Cannabis ammessi dalla Regione? Quelli previsti da un decreto ministeriale. E cioè finalizzati alla sclerosi multipla e alle lesioni del midollo spinale, alla gestione del dolore cronico (in particolare neurogeno), al controllo degli effetti indesiderati della chemioterapia (nausea e vomito) e alla stimolazione dell’appetito nella cachessia e anoressia nei pazienti oncologici o affetti da Aids e nell’anoressia nervosa. Quelli utili a limitare l’effetto ipotensivo nel glaucoma resistente a terapie convenzionali, nei casi di riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali presenti nella sindrome di Gilles de la Tourette”. Ecco invece alcune delle patologie ignorate e non ammesse, indebitamente, come evidenziato nell’interrogazione della Pergolesi: dall’epatite alla sindrome di dravet, di lennox-gastaut (epilessia farmaco resistente), alcune forme di autismo, malattie della pelle, disturbi alimentari, ansia e depressione, parkinson, alzheimer, artrite reumatoide”. Una esclusione indebita e immotivata, denunciata da tempo anche da Renato Biondini, segretario della cellula di Ancona dell’ass. Luca Coscioni, che cita le stesse patologie discriminate. E aggiunge: “Più che un pateracchio normativo, la verità è che ancora oggi l’accesso dei malati marchigiani a queste terapie con i cannabinoidi è di fatto ancora precluso e negato. Continuano infatti ad arrivarci lamentele di pazienti che hanno molte difficoltà perfino a trovare qualsiasi informazione in merito”.
Per fortuna ed onestà intellettuale, il presidente della Regione, Ceriscioli, rispondendo all’interrogazione, ha dichiarato che il regolamento attuativo approvato dalla Giunta tornerà in commissione sanità per essere rivisto, integrato.
“Ceriscioli è stato costretto ad ammettere, di fatto, che la richiesta formulata con la mia interrogazione era legittima e fondata. – ha sottolineato Romina Pergolesi in una nota –
Il regolamento attuativo verrà sottoposto al vaglio della IV Commissione per il relativo parere, così come previsto dalla legge. E in tale contesto lavorerò affinché nell’elenco disposto dalla Giunta non vengano escluse aprioristicamente patologie gravi come alcune forme di autismo, malattie della pelle, Parkinson, Alzheimer”. Anche perché “le indicazioni del Ministero sono solo un elenco informativo e non indirizzi esaustivi integrabili”. “Molte associazioni di malati mi hanno chiesto di intervenire in audizione per evitare che la Giunta deliberi un elenco omettendo patologie gravi. – conclude la Pergolesi – Mi auguro quindi un percorso realmente condiviso che porti ad un regolamento applicabile e fruibile da chi necessita di queste terapie”.