IL LORO RITORNO A CASA TRA GIOIA, SODDISFAZIONE E POLEMICHE
di Alessia Rondelli (praticante avvocato)
18 GENNAIO 2015- Erano state rapite il 31 luglio scorso in Siria le due giovani volontarie Vanessa e Greta, ritornate finalmente tra le braccia dei propri familiari dopo lunghe e difficili trattative. Sono atterrate a Ciampino nella notte di giovedì, ma non hanno avuto la forza di fermarsi a parlare con la folla di giornalisti presenti perché comprensibilmente molto provate dalla lunga prigionia. Infatti le due ragazze, subito dopo aver riabbracciato la famiglia, hanno chiesto di essere portate in un luogo protetto per poter riposare in attesa di essere sentite dalla Procura di Roma che ha aperto un fascicolo d’indagine per sequestro di persona a scopo di terrorismo. È così finalmente esplosa la gioia per la positiva conclusione di una terribile vicenda che ha visto in primo piano l’Unità di crisi della Farnesina, in collaborazione con i Servizi di Informazione e sicurezza, che ha espresso soddisfazione per l’intenso lavoro di squadra. Soddisfazione e sollievo anche da parte di tutte le forze politiche, alla Camera la notizia comunicata dal ministro delle Riforme Maria Elena Boschi è stata salutata da un forte applauso: “Una bella, bellissima notizia che ci ha fatto tutti felici”.
Ma le polemiche non sono tardate ad arrivare non appena i media arabi hanno diffuso la notizia che il fronte Al Nusra avrebbe liberato i due ostaggi in cambio di un riscatto di 12 milioni di dollari, non precisandone però la fonte. Tra i primi pronti a commentare la notizia il segretario della Lega Matteo Salvini che ha definito l’eventuale riscatto una vergogna perché permetterebbe ai terroristi islamici di uccidere ancora. Immediata la risposta del Ministro degli Esteri Gentiloni: “Siamo contrari al pagamento di riscatti. L’Italia in tema di rapimenti si attiene a comportamenti condivisi a livello internazionale, sulla linea dei governi precedenti. Sono solo illazioni”. Ovviamente prima di saltare alle conclusioni bisognerà andare a fondo, anche se è sempre molto difficile riuscire a scavare in queste vicende così complicate, che da sempre rappresentano argomento scottante a livello internazionale ed in particolare in Italia. Infatti anche l’Onu lo scorso anno ha sentito la necessità di adottare una risoluzione a riguardo invitando tutti gli stati membri a non pagare il riscatto ai terroristi in cambio della liberazione degli ostaggi e a non fare concessioni politiche o giudiziarie. L’intento è quello di ostacolare in ogni modo quel ‘business degli ostaggi’ che rappresenta per i gruppi terroristici la maggior voce di entrata economica tanto che gli stessi considerano i rapimenti degli stranieri un bottino facile, un commercio profittevole e un tesoro prezioso. Un drammatico circolo vizioso di un’entità impressionante che ha portato nelle tasche dei terroristi milioni di dollari anche per la diversa strategia usata nel tempo: gli ostaggi oggi vengono uccisi solo in una piccola percentuale di casi perché l’opportunità di business è diventata più allettante di un’uccisione. Nel nostro paese poi la questione è particolarmente sentita avendo vissuto anni di terrorismo interno sfociati in stragi, violenze e numerosi sequestri di persona che hanno obbligato le istituzioni statali a studiare diverse strategie di risposta, conoscendo molto bene quanto sia straziante la decisione di pagare o no il riscatto. I sequestri internazionali cui bisogna far fronte oggi pongono molte più ampie problematiche, ma tutto comunque continua a giocarsi sul delicato confine tra il salvare la vita degli ostaggi ed il non cedere a compromessi che fanno perdere forza e potere. Tutto ciò diventa facile terreno di scontri tra forza politiche e fonte di forti preoccupazioni nell’opinione pubblica che vorrebbe conoscere la verità, verità forse troppo complicate che rischiano di offuscare la felicità per il lieto fine.