Fine di un mostro: Ariel Castro si è tolto la vita in carcere

IL MOSTRO DI CLEVELAND SI è IMPICCATO NELLA SUA CELLA

di dott.ssa Alessia Rondelli (praticante avvocato Studio Legale RPC di Ancona-  www.rpcstudiolegale.it)

Unknown-USA, 8 SETTEMBRE 2013- Correctional Reception Center di Orient, Colombus (Ohio), ore 21.20 orario locale, circa le 3.20 del mattino in Italia, è stato trovato morto impiccato il mostro di Cleveland. Il suo vero nome è Ariel Castro, 52enne portoricano, autista di scuolabus, saltato agli onori della cronaca nera, americana prima e mondiale poi, per esser stato l’autore del sequestro e abuso per 10 anni di tre donne. La vicenda risale al maggio scorso quando un vicino di casa del Castro attirato dalle urla si è avvicinato alla finestra scorgendovi all’interno la sagoma di una donna con in braccio una bambina. Da qui è emersa tutta la terribile vicenda, che ha sconvolto l’opinione pubblica per la violenza dimostrata dall’uomo per ben 10 anni di segregazione con ripetuti abusi e percosse. Le tre ragazze -Gina De Jesus, Amanda Berry, Michelle Knight- erano scomparse, tutte adolescenti, all’incirca una decina di anni prima e le indagini su di loro sembravano essersi arenate fino al momento della svolta imprevista. Una delle ragazze ha aspettato che Castro fosse uscito di casa, si è liberata dalle catene e ha chiesto aiuto, fortunatamente con buon esito; la bambina che aveva in braccio è risultata essere sua figlia, nata dalle violenze dell’uomo. Il processo si è svolto su ben 977 capi di accusa tra i quali sequestro di persona e stupro e si è concluso, dopo un patteggiamento per evitare la pena di morte, con la sua condanna all’ergastolo più, simbolicamente, mille anni di detenzione. L’uomo era detenuto in regime di stretto isolamento proprio per la sua incolumità con controlli degli agenti ogni 30 minuti. Castro ha quindi approfittato della pausa tra i controlli per togliersi la vita impiccandosi, i medici del penitenziario hanno tentato la rianimazione invano, l’uomo è stato poi trasportato in ospedale dove ne è stata dichiarata la morte alle ore 22.52. Questo dunque l’epilogo non così inaspettato di una orrenda vicenda dai tanti lati oscuri, in particolare sul come sia possibile che una tale situazione si sia protratta per così tanto tempo nonostante dubbi, sospetti e ripetute segnalazioni alla polizia da parte dei vicini, rimaste inascoltate. L’uomo durante il processo aveva chiesto scusa alle sue vittime e alla sua famiglia, sostenendo di non essere un mostro né un assassino, di non averle mai picchiate o torturate, e che nella casa c’era un clima di felicità e armonia, ammettendo poi tuttavia di aver agito perché malato e perché anche lui vittima di abusi da bambino. L’aguzzino ha parlato solo dopo le rivelazioni agghiaccianti fatte in aula da una delle vittime, la sola che ha avuto la forza di deporre: “Piangevo ogni notte, stavo morendo per gli abusi che mi infliggevi. Ho passato 11 anni di inferno, ma il tuo inferno è appena iniziato, morirai un poco ogni giorno. Posso perdonarti, ma non dimenticare”.   

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