PER GIOCARE D’AZZARDO E VINCERE NON OCCORRONO DOTI PARTICOLARI, BASTA LA FORTUNA
di avv. Osvaldo Asteriti
Il messaggio che il gioco d’azzardo rivolge ai giocatori è di carattere assolutamente svalutativo: per vincere al gioco d’azzardo, le doti personali non contano, le capacità, la perizia non hanno alcuna importanza, non sono assolutamente determinanti, anzi non sono neppure richieste; per avere successo, per vincere, basta staccare la mente e affidarsi allo stellone.
Il messaggio è implicito nella stessa definizione legale di gioco d’azzardo, contenuta nell’articolo 721 del codice penale, sono giochi d’azzardo quelli nei quali “la vincita o la perdita è interamente o quasi interamente aleatoria”, cioè dovuta al caso, senza alcuna influenza di competenze personali.
“Venghino Siori venghino”. I moderni imbonitori lanciano il loro messaggio tossico: giocate perché al gioco d’azzardo possono vincere tutti, non è necessaria alcuna abilità o capacità, basta avere un po’ di fortuna. Il fatto che poi non vinca nessuno non sembra avere molta importanza, non siamo stati abbastanza fortunati, basta riprovare.
A questo fine ci sono sistemi cinici e implacabili, ideati per spingere a riprovare, in grado di convincere le persone di avere vinto, anche mentre stanno perdendo. Dalle musichette “ipnotiche” delle slot machine, alle minivincite, che danno il brivido della vincita e servono solo per continuare a restare appesi alle macchinette, ai premi pari al prezzo del biglietto o poco di più dei gratta e vinci, che danno ai giocatori l’illusione della vincita, mentre servono solo a stringersi da soli il cappio intorno al collo.
E’ incredibile il numero di persone che cade nella trappola. Secondo l’ultimo studio, più di 17 milioni hanno giocato e giocano d’azzardo. Milioni di persone ignare che si addentrano in un territorio di caccia nella convinzione di essere i cacciatori, di andare a caccia di una vincita, senza rendersi conto di essere in realtà le prede, di essere loro stessi il “premio” di un predatore molto più grande e più vorace.
Come andare a pesca di sardine, senza rendersi conto di avere uno squalo bianco alla spalle.
Per ottenere risultati ancora migliori e più sicuri, il lavaggio del cervello inizia fin da piccoli, con l’offerta di giochi d’azzardo direttamente ai bambini, come le ticket redemption, o iniziando i bambini al gioco d’azzardo da grandi, con i gratta e vinci regalati per il compleanno.
Destano sospetto alcune azioni di prevenzione, rivolte a bambini a cui il gioco d’azzardo dovrebbe essere vietato e basta, come prescrive la legge. Mi chiedo se spiegare a un ragazzino di 14 anni cosa sia il gioco d’azzardo o quali siano le reali probabilità di vincita non sia ipocrita e pericoloso, non significchi prendere atto, accettare che i minori giocano d’azzardo, per essendo loro vietato? Ma forse basta farli “giocare senza esagerare”.
Inquieta sentire personaggi pubblici, che per prevenire il gioco d’azzardo e la sua pericolosa deriva sanitaria, la sua capacità di procurare dipendenza, sostengono l’esigenza di introdurre in Italia una “cultura del gioco”, senza neppure avere il coraggio di precisare, secondo una consolidata prassi di rimozione lessicale, di quale gioco si tratti, quale sia il gioco per affrontare il quale sarebbe necessario un adeguato sostrato culturale.