LE LOTTERIE ISTANTANEE REGALANO DAVVERO QUEL CHE PROMETTONO?
di avv. Osvaldo Asteriti **
Nelle lotterie istantanee attive oggi più della metà dei premi in palio restituisce ai giocatori che se li aggiudicano la somma spesa per l’acquisto del biglietto.
Il premio pari alla giocata è stato introdotto anche in giochi d’azzardo che mal si conciliano con il premio a quota fissa, cioè di importo predeterminato. È il caso, ad esempio, del Win for l,ife, nelle sue tre modalità, un gioco numerico a totalizzatore nazionale in cui l’entità del premio dovrebbe risultare dalla divisione del montepremi di categoria per il numero dei vincitori, senza che il suo ammontare possa essere determinato a priori.
Sono sempre stato convinto che un premio di valore pari alla giocata non possa essere considerato un vero premio, almeno non nell’ambito dei giochi d’azzardo che, ai sensi dell’articolo 721 del codice penale, sono caratterizzati proprio dal fine di lucro.
Insomma, l’articolo 721 del codice penale ci ricorda che nei giochi d’azzardo si gioca per vincere dei soldi o altre utilità economiche, accettando il rischio di perdere i soldi giocati. Ma un premio, una volta conseguito, dovrebbe necessariamente avere un qualche effetto positivo sul patrimonio del giocatore che se lo aggiudichi, incrementandolo, anche di poco, ma comunque accrescendolo.
Ritengo che non sia possibile riconoscere al premio, come elemento caratterizzante, una semplice valenza reintegrativa del patrimonio del giocatore, impoverito dalla giocata, ma a mio avviso deve assegnarsi al premio conseguito in un gioco d’azzardo una qualche funzione, seppure modesta, di incremento del patrimonio del giocatore.
La valutazione del patrimonio del giocatore non deve essere compiuta con un giudizio “ex post” (effettuato dopo la giocata) ma andrebbe compiuta correttamente con un giudizio “ex ante”, valutando cioè la consistenza del patrimonio prima della giocata stessa.
Dall’analisi compiuta con questo sistema, che sembra rispondere anche a premesse di puro buon senso, risulterebbe immediatamente l’inanità di un premio che non accresce in alcun modo il patrimonio del giocatore che lo consegua, lasciandolo immutato.
Nel decreto che contiene la disciplina delle scommesse a quota fissa su eventi simulati, secondo gli stessi monopoli la “quota”, cioè “il numero intero che moltiplicato per la posta di gioco, determina l’importo da restituire allo scommettitore in caso di vincita” “non può essere inferiore o uguale all’unità.” Insomma, nelle scommesse, al giocatore che gioca un euro e vince, non può essere restituito il suo euro o addirittura una somma minore.
Fino al 2004, questo criterio veniva utilizzato anche nelle lotterie istantanee. In “Animali Portafortuna” e “Lo Zodiaco”, entrambe indette a giugno del 2003, il biglietto costava 1,50 euro e il premio minimo ammontava a 2 euro. Nella lotteria “Uno Due Tris” del 2004, il prezzo del biglietto era di un euro, mentre il premio minimo valeva a 2 euro, mentre nel g&v “Batti il Banco” il biglietto costava 2 euro, e il premio più basso ne vinceva 3.
In alcune lotterie istantanee, addirittura, il decreto istitutivo preveda, oltre ai premi, un certo numero di biglietti omaggio che consentivano la ripetizione della giocata, ricomprendendo il loro numero non tra i premi, ma tra i biglietti distribuiti.
La cosa può sembrare irrilevante, ma in realtà non lo è. Vincendo un milione di premi minimi a “Uno Due Tris”, il giocatore si sarebbe trovato in tasca due milioni, avendo speso per l’acquisto dei biglietti solo un milione. Il suo patrimonio, a seguito delle vincite dei premi minimi, sarebbe aumentato di un milione di euro.
Oggi, se un giocatore vince un milione di premi minimi a una qualsiasi delle lotterie istantanee attive, si trova in tasca esattamente la somma spesa per l’acquisto dei biglietti., con una operazione a “saldo zero”, ovviamente solo per lui, i monopoli, infatti, sulla vendita di quel milione di biglietti , con premi che non vincono niente, così come di tutti gli altri incassano comunque una percentuale.
Con un apposito provvedimento del 2004 sono stati eliminati i biglietti omaggio e ridotto l’importo dei premi minimi, rendendolo uguale al costo del tagliando.
Attualmente, ci sono in distribuzione solo lotterie istantanee in cui il premio minimo è pari al prezzo del biglietto, mentre, come ricordato, questo criterio è stato introdotto anche in giochi d’azzardo che non dovrebbero tollerarlo.
L’impressione è che un premio pari alla giocata rappresenti uno stimolo invincibile a ripeterla, meccanismo a cui i monopoli non intendono rinunciare, nonostante le possibili conseguenze sulla salute che può comportare.
**Il contributo dell’avv. Osvaldo Asteriti è tratto- su espresso consenso dello stesso- dal suo blog “WIN FOR LIFE, GRATTA & VINCI ED ALTRI INGANNI”
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