“L’ispirazione per il focus musicale di oggi mi arriva dall’ascolto dopo tanto tempo di una canzone che definirei magica, una di quelle che il cuore e neppure la testa non riescono a non amare , parlo di “The Promise” di Tracy Chapman.
Forse è vero che le emozioni che la musica sa regalare senza volere nulla in cambio sono legate a doppio filo anche con la vita di chi le ascolta, con i propri momenti, con le proprie scelte, forse è cosi ma quello che è certo è che la voce dolce e profonda di Tracy ha un effetto paradossalmente dirompente sulle emozioni.
Un sound davvero spontaneo quello di Tracy che negli ottanta si fa conoscere grazie al suo primo album “Tracy Chapman” pubblicato nel 1988 e che viene trascinato al successo grazie al singolo “Fast cars”.
Nata in Ohio, a Cleaveland nel 1964, è considerata una delle più raffinate cantautrici afroamericane che inizialmente si esibisce come artista di strada o nei bar. E’ molto timida e taciturna, la chitarra sin da bambina è la sua alleata perfetta, il mezzo di collegamento tra il suo straordinario e ricco mondo interiore ed il mondo esterno con cui comunica quasi esclusivamente attraverso i suo brani e la sua musica, la sua voce profonda, a tratti ruvida, altre volte calda.
Grazie ad una borsa di studio riesce a frequentare l’università a Boston dove sceglie di seguire corsi di antropologia e cultura afroamericana. E’ qui che Tracy inizia ad aprirsi un po’ di più, ad unire la musica al suo interesse per la cultura folk creando un’originale commistione tra folk, gospel e blues. Dopo la pubblicazione del suo album di debutto la critica ed il pubblico iniziano ad apprezzarla, ma Tracy è e rimane lontanissima dal mondo patinato della musica anni ’80, soprattutto è molto diversa dalle donne di colore di quel tempo sulle scene musicali come Tina Turner o Whitney Houston o Diane Ross. Era diversa ed lo è ancora infatti, nonostante il suo successo, ha scelto un modo del tutto personale di vivere ed interpretare il suo percorso artistico ed è questo che la rende unica.
I suoi testi sono spesso sono socialmente impegnati, affronta i problemi più comuni per la comunità nera di periferia ma invece di farlo in maniera forte, urlata, violenta, piena di rabbia sceglie un modo delicato e gentile. Cosi nel brano “Fast Cars” ma anche quando parla della violenza domestica troppo spesso taciuta e accettata dalle istituzioni nella canzone “Behind the wall” (leggi anche qui) ) in cui la Chapman quasi per segno di rispetto non aggiunge alcun virtuosismo musicale. Quasi un canto di dolore che arriva diritto al cuore ed all’anima.
Il suo impegno sociale la portano ad esibirsi in molti concerti benefici, indimenticabile la sua partecipazione al settantesimo compleanno di Nelson Mandela e nel 1998 al concerto “One Love-All star tribute” in onore di Bob Marley nel quale duetta con il figlio di Marley, Ziggy. La sua carriera artistica però rimane lontana dalle luci della ribalta, dal mondo del business musicale che a volte travolge tutto trasformando brani ed album soltanto in classifiche di vendita, in numeri e dischi di platino.
Dopo l’album di debutto seguono “Crossroads” e “Matter of Heads”, i suoi brani sono sempre più impegnati ma il successo dell’album del 1988 sembra lontano, molti critici ritengono che il suo essere schiva ed amante della solitudine non riesca ad andare di pari passo con l’impegno sociale che la Chapman vuole portare avanti grazie alla sua musica. Cosi dopo 3 anni di pausa di riflessione, ritorna sulle scene con un nuovo album “New Beginning” in cui il rock acustico regala una ventata nuova alla sua musica. Seguono nel 2000 “Telling Stories”, nel 2002 “Let It Rain” quest’ultimo fortemente influenzato dai tragici eventi dell’11 settembre dalle sonorità scarne, essenziali, quasi in lutto, nel 2005 “Where you live” e nel 2008 “Our Bright Future”.
Una donna ed un’artista impegnata ma che sa anche lasciarsi andare al romanticismo. Mi piace immaginare Tracy protagonista sul palcoscenico del mondo musicale ma in come una ballerina in punta di piedi , così ne è entrata e ne fa parte anche oggi”
“The Promise”