COMBATTERE PER TUTTI, QUANDO I DIRITTI NON SONO DI TUTTI
di avv. Valentina Copparoni (Studio Legale Associato Rossi-Papa-Copparoni)
Si celebra ogni anno il 17 maggio la Giornata internazionale contro l’omofobia e transfobia (o IDAHO, acronimo di International Day Against Homophobia and Transphobia). La storia di questa ricorrenza, promossa dall’Unione europea, non ci porta troppo indietro nel tempo, infatti la prima Giornata internazionale è stata celebrata nel 2005 in occasione dei 15 anni dall’eliminazione della omosessualità nella lista delle malattie mentali pubblica dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). E’ però nel 2007 che l’Unione europea decide di ufficializzare questa ricorrenza dopo che alcune autorità polacche si erano espresse contro la comunità LGBT, acronimo spesso usato in riferimento a persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender.
Credo che la necessità che debba esistere una giornata come questa è paradossalmente proprio il segnale che ancora,purtroppo, siamo ben lontani da una società in cui non vengono prese in considerazione le scelte e gli orientamenti sessuali delle persone come parametri di giudizio e di riferimento.
La cronaca italiana degli ultimi mesi ci ha raccontato infatti di una serie di episodi di discriminazione ed intolleranza, contro donne, gay o semplicemente contro chi non è omologato alla “massa”.
Il Parlamento europeo ha emanato il 26 aprile 2007 una risoluzione proprio contro l’omofobia in Europa (http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2007-0167+0+DOC+XML+V0//IT), questi alcuni passaggi importanti:
(…) 1. sottolinea che l’Unione europea è innanzitutto una comunità di valori, in cui il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto, l’uguaglianza e la non discriminazione sono fra i valori che più contano;
2. afferma che le istituzioni e gli Stati membri dell’Unione europea hanno il dovere di garantire che i diritti delle persone che vivono in Europa siano rispettati, tutelati e promossi, come prevedono la Convenzione europea sulla salvaguardia dei diritti dell’uomo, la Carta europea dei diritti fondamentali, l’articolo 6 del trattato UE, la direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica(5) e la direttiva 2000/78/CE del Consiglio;
3. ribadisce la propria richiesta alla Commissione di garantire che la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale in tutti i settori sia vietata completando il pacchetto legislativo contro la discriminazione basato sull’articolo 13 del trattato CE, senza il quale lesbiche, gay, bisessuali e altre persone che si trovano a far fronte a discriminazioni multiple continuano ad essere a rischio di discriminazione; chiede la depenalizzazione mondiale dell’omosessualità;
(…) 5. sollecita la Commissione ad accelerare la verifica della messa in atto delle direttive antidiscriminazione e a istituire procedimenti contro gli Stati membri in caso di violazione dei loro obblighi a norma del diritto comunitario;
6. ricorda a tutti gli Stati membri che, secondo la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, il diritto alla libertà di riunione può essere esercitato anche quando le opinioni di coloro che esercitano tale diritto sfidano le opinioni della maggioranza e che di conseguenza la proibizione discriminatoria delle marce dell’orgoglio e il fatto di non fornire adeguata protezione a quanti vi partecipano contravvengono ai principi tutelati dalla CEDU; invita tutte le autorità competenti, tra cui quelle locali, ad autorizzare le marce e a proteggere adeguatamente i partecipanti;
7. condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l’odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli;
8. ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell’Unione europea senza discriminazioni (…).
Una dichiarazione di valori e princìpi che in una società ideale non sarebbe neppure necessario fissare con un atto formale.
Una società ideale che però non è la nostra, ancora.