Ancona, 9 giugno 2013 – Che ci fanno due colonne ai lati di uno degli stradelli più suggestivi tra i tanti del labirinto di percorsi verdi lungo le rupi di Pietralacroce che si tuffano nel mare della Riviera del Conero? Non sarà che chi li ha piazzati proprio lì l’ha fatto con l’intenzione di dotarli prima o poi di un cancello per sbarrare il passo agli escursionisti? Puzza maledettamente di eco-attacco ambientale, la brutta faccenda del sentiero n° 13 “Della Fonte”, quello che a un certo punto si apre su uno dei belvedere naturali a picco su rocce e scogli. Tanto più che, fino ad improbabilissima prova contraria, le “colonne della discordia” sono spuntate abusivamente quattro anni fa. Volute dal proprietario della villa vacanziera lambita dal sentiero, il professor Francesco Balsano, noto medico residente a Roma. Il quale, di fatto, ha dichiarato guerra all’ente Parco del Conero e al Comune di Ancona, impelagandoli in un lunghissimo braccio di ferro di fronte al Tribunale amministrativo regionale (Tar). Accampando motivi di tutela della sua privacy, pretende che il tratto della stradina poderale “Della Fonte” che attraversa il suo pezzo di terra venga spostato addirittura di una settantina di metri più a nord. Soluzione che, qualora fosse adottata, stravolgerebbe l’intero progetto di valorizzazione ambientale avviato dall’ente Parco. Un piano volto a risistemare e mettere in piena sicurezza la chilometrica rete di viottoli denominata “Sentiero delle Tre Valli”, che per la sua straordinaria valenza paesaggistica e naturalistica è inclusa nell’area sottoposta a tutela del Parco regionale. “Un bene comune da difendere”. Lo hanno gridato il pomeriggio del 12 maggio i tanti attivisti delle 12 associazioni ambientaliste che dopo essersi concentrati al Forte Altavilla sono scesi in corteo-passeggiata proprio lungo lo stradello “Della Fonte”. Molto preoccupato Giorgio Petetti, uno dei promotori della manifestazione: “Tutta la vicenda è controversa. La proprietà Balsano ha più volte cambiato idea e respinto tutti i tentativi di trovare una soluzione che salvaguardasse da un lato i suoi interessi, dall’altro la libera fruizione di questa zona. Una zona di macchia mediterranea così vicina al centro della città, che costituisce quindi un’oasi di patrimonio pubblico importantissima”. “E non vorremmo – aggiunge – che la minaccia subita dal sentiero n° 13 possa agevolare il ritorno di vecchi progetti di cementizzazione nell’area”. Un pericolo-simbolo, dunque, le colonne “Della Fonte”. Un potenziale ostacolo da abbattere. Da qui, l’appello dei manifestanti all’ente Parco del Conero e al Comune, contro “il rischio che i giudici del Tar si formino un orientamento tale da favorirne la permanenza”.
Eh già, la vertenza al Tar. In realtà Comune ed ente Parco hanno vinto il primo round del procedimento attivato da Balsano nel 2009. Il professore quelle colonne le aveva collocate in modo piratesco, senza chiedere alcuna autorizzazione. Ne è convinto l’ente Parco, che gli aveva notificato l’abuso edilizio. Gli avvocati di Balsano avevano chiesto una sanatoria, ma il Comune – sentito l’ente Parco – aveva risposto picché. Da qui la decisione del possidente romano di ricorrere al Tar per chiedere la sospensiva e l’annullamento del provvedimento municipale di diniego e dei pareri negativi dell’ente Parco. Il 19 novembre 2009 il Tar aveva bocciato la rivendicazione di Balsano. Ma le colonne sono ancora lì. E il Tar deve ancora fissare l’udienza di merito del procedimento, che vede il Parco fino ad ora assistito con successo dall’avvocato Giovanni Ranci. Il quale auspica “che le associazioni intervengano nell’iter giudiziario” per vincere insieme la battaglia finale.
Dal canto suo il prof. Balsano vanta un successo extra-giudiziario: nel febbraio scorso ha ottenuto che l’ente Parco smontasse la pedana belvedere che aveva piazzato, senza il suo assenso scritto e nel suo terreno, a qualche decina di metri dalla villa. Come si spiega questo passo indietro dell’ente chiamato a tutelare l’inviolabilità degli stradelli del Conero e dei loro punti più panoramici? Va sottolineato che proprio l’ente Parco, quattro anni fa, commise un errore formale che ora gli si sta ritorcendo contro. Prima di avviare la ristrutturazione dei sentieri della falesia di Pietralacroce aveva concordato il piano di lavoro con tutte le proprietà pubbliche e private della trentina di porzioni di terreno dell’area (di cui cinque con ville private). Anche Balsano aveva concesso l’autorizzazione al piano, ma lo aveva fatto senza mai metterla per iscritto. E quindi si fa forte della mancanza di quel pezzo di carta. Comune, Parco e associazioni si sentono beffati e ingannati.
di Giampaolo Milzi
(con la collaborazione di Sergio Dubbini)