RIFLESSIONE SULLA PENA DI MORTE
di avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Associato Rossi-Papa- Copparoni)
Uccidere una donna. Violentare e uccidere una donna. Incinta. Questo era il delitto orribile che aveva compiuto Dennis McGuire.
Venticinque anni fa. Dal punto di vista morale, nessuna pietà. Dal punto di vista personale, se fossi stato un parente della vittima avrei forse armato la mia stessa mano, a caldo, per dissetare la mia brama di vendetta. Come in quel bellissimo film con Denzel Washington.
Fughiamo ogni dubbio, non voglio fare il buonista ed essere tacciato dai “penadimortisti” come chi prova a difendere gli indifendibili, trattandoli da “bravi ragazzi”.
Voglio parlare di un altro omicidio.
Un omicidio, stavolta, che non scandalizza nessuno.
Un omicidio perpetrato, 25 anni dopo rispetto al precedente descritto, con il consenso di molti, l’indifferenza di parecchi, e lo scandalo di pochi.
Un omicidio non d’impeto, non di vendetta a caldo, bensì premeditato, studiato, organizzato. Per ben venticinque anni.
Un omicidio compiuto da una mano, da più complici che non avrebbero potuto rifiutarsi.
Un omicidio compiuto in nome di Dio, della Legge, e dello Stato.
Un omicidio compiuto da uno Stato americano, l’Ohio.
Un omicidio di una persona diversa da quella che si avrebbe voluto punire.
Venticinque minuti di purissimo orrore, sotto lo sguardo atterrito dei suoi figli. Carcere di Lucasville, doppia iniezione letale con sostanze mai sperimentate prima, dopo che la Corte Suprema aveva respinto l’ultimo tentativo del suo legale di sospendere l’esecuzione. “Sto per andare in cielo, ci vediamo lì quando arriverete anche voi”, la frase pronunciata prima di morire ai due figli, un maschio e una femmina, presenti nella stanza attigua alla camera della morte per seguire l’esecuzione.
Un sedativo, il midazolam, e un anestetico, l’idromorfone. Quando le sostanze sono state iniettate nelle sue vene, il condannato è rimasto immobile per cinque minuti. La speranza di tutti che fosse finita. Invece no. L’uomo ha iniziato a boccheggiare in modo rumoroso e disperato, la disperata ricerca dell’ossigeno, minuti, lunghi minuti di sbuffi, urla, il petto che si gonfiava e si sgonfiava alla ricerca d’aria, poi altri minuti in cui la bocca si apriva e chiudeva. Via Via….affievolendosi i suoni emessi. FIno al silenzio.
Questo è il racconto dell’omicidio di Dennis McGuire, quell’uomo fetido che venticinque anni fa violentò e uccise la giovane Joy Stewart, strappandole i sogni e un figlio in grembo.
Se la pena ha una funzione, nel nostro sistema risocializzativa ma al tempo stesso in parte di difesa sociale…..Se la pena capitale è la totale rinuncia alla risocializzazione in favore di una difesa sociale che si ritiene di non poter esercitare diversamente e di una vendetta del sistema contro chi lo ha infranto…Anche in Italia a volte viene eseguita in carcere una condanna per fatti di 15-20 anni prima. Finalità rieducativa della pena, c’è scritto nell’art. 27 della nostra Costituzione. Ha un qualsiasi scopo rieducativo eseguire una pena 20 anni dopo?
Qui, poi, parliamo di uccidere.
Uccidere un uomo venticinque anni dopo che ha commesso un delitto, un uomo a cui lo Stato fin lì a dato modo di pentirsi, di cambiare, di fare una famiglia, di diventare insomma un altro uomo.
Ecco, questo è l’omicidio di un uomo diverso dal fetido omicida stupratore Dennis McGuire.
Su questo, e su questo soltanto vorrei rifletteste e lasciaste le vostre opinioni.
La mia, credo, sia chiara.
Io credo che la pena di morte sia uno strumento terribile.
Uccidere scientemente una persona é di fatto un comportamento animale, questo per ribadire che l’uomo é prima un animale e poi qualche cosa d’altro che forse, in prospettiva, potremo un giorno diventare.
Non ha senso uccidere una persona, qualunque cosa abbia commesso, perché uccidere é come distruggere l’intero universo, almeno per la persona uccisa.
Non é forse vero che morendo, per la persona uccisa, finisce tutto?
Nessuno ha il diritto di togliere la vita a nessun essere cosciente di se stesso.