Gli effetti della Brexit sull’ambiente

ANALIZZIAMO GLI EFFETTI SUGLI IMPEGNI AMBIENTALI DELL’USCITA DALL’EUROPA DELLA GRAN BRETAGNA

del dottor Giorgio Rossi

UnknownCon il referendum del 23 giugno scorso i cittadini del Regno Unito si sono espressi a favore dell’uscita dall’Unione Europea. Pur non avendo alcun valore legale nei confronti del Parlamento, essendo stato il referendum solo consultivo, la voce del popolo non può non essere ascoltata e pertanto ora il governo britannico dovrà ridiscutere con l’UE tutti trattati che ha siglato e stabilire le condizioni dell’uscita.

La contrattazione potrebbe durare due anni di lavoro, durante i quali il Regno Unito sarà ancora membro dell’Unione Europea senza, però, alcun potere legislativo.

Per quanto riguarda l’impatto della Brexit sui problemi ambientali, si potranno verificare due situazioni : a) il Regno Unito potrebbe restare un membro dell’Area Economica Europea (EEA), con uno status simile a quello della Norvegia e dell’Islanda, mantenendo in vigore molte delle leggi ambientali di emanazione europea ; b) anche in questo fronte mantenere le mani più libere.

I parlamentari pro-Brexit sostengono che, fuori dall’UE, il Parlamento potrebbe fare leggi specifiche per la Gran Bretagna che , poiché i fautori del “leave” da sempre puntano il dito contro la complessità della burocrazia europea giudicando le norme europee troppo restrittive, potrebbero lasciare spazio ad una deregulation ambientale.

Da questo punto di vista il Paese si trova ad un bivio. La prima opzione sarebbe la rinegoziazione delle normative ambientali con l’Unione Europea, di cui i britannici non farebbero più parte, decidendo però di continuare a contribuire al budget europeo, per esempio per le direttive Habitat, Birds e Bathing Water Directive. In questo caso gli standard della tutela ambientale non muterebbero particolarmente. Per poter accedere al mercato europeo, i britannici dovrebbero comunque rispettare anche gli standard di qualità imposto dall’Unione.

 

L’altra opportunità, a cui sono maggiormente orientati i favorevoli alla Brexit, sarebbe quella di siglare nuovi accordi commerciali con i Paesi emergenti, solo in base alle normative dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC): la Gran Bretagna rinuncerebbe, in questo modo, ai benefici sul mercato europeo, ma anche agli obblighi imposti da Bruxelles.

 

Questa potrebbe aprire nuovi scenari a livello internazionale. Al riguardo gli esperti fanno riferimento, a mo’ di esempio, alla TTIP ( Transatlantic Trade and Investiment Partership), la negoziazione che l’UE sta portando avanti con gli USA da tre anni per raggiungere un trattato di libero scambio, ma che a tutt’oggi non ha visto ancora la luce per difficoltà tecniche ed anzi, stando alle ultimissime notizie, sembrerebbe sull’orlo del fallimento.

 

Tale trattato, dopo la Brexit, potrebbe diventare un accordo tra UK-USA in cui i britannici potrebbero acconsentire al controverso “ribasso” in materia ambientale richiesto dagli USA anteponendo il mercato e gli interessi privati a quelli della collettività.

 

Per le frange antieuropeiste gli standard europei per l’ambiente sono infatti troppo severi. Il “ principio di precauzione” inserito nei trattati della UE, non previsto dagli USA, rallenterebbe l’Europa nell’adozione di nuove tecnologie ( es. gli OGM), solo nel sospetto che possono danneggiare la salute e l’ambiente.

 

Secondo il rapporto dell’IEEP ( Institute for European, Environmental Policy), la realtà è che l’Unione Europea ha sviluppato il più completo e influente sistema legislativo sull’ambiente di tutto il mondo, stabilendo faticosamente, ma con successo, un approccio condiviso su molte questioni ambientali. Il sistema legislativo europeo ha contribuito a contenere, negli Stati membri, l’inquinamento dell’acqua e dell’aria, protetto le specie in pericolo e imposto salde barriere sull’ utilizzo di coltivazioni geneticamente modificate e fertilizzanti chimici.

 

L’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità), ha , al contrario evidenziato come la qualità dell’aria in molte città inglesi sia al di sotto degli standard richiesti. E la situazione sarebbe forse peggiore se i regolamenti europei non avessero continuamente pungolato i governi britannici per non aver compiuto progressi significativi in questo settore. La Corte Suprema Britannica, ad esempio, è intervenuta in passato, per costringere il governo a stilare un piano di azione ispirato agli standard europei .

 

La partita che il Regno Unito si appresta a giocare su questi fronti sarà determinante non solo per le sorti economiche del Paese, ma anche per il futuro dell’ambiente e la salute della collettività.

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