IV parte: Le Amfetamine – Le amfetamine, composti, sintetici stimolanti del sistema nervoso centrale, furono sintetizzate per la prima volta nel 1887, ed entrarono in commercio negli anni ’30 del novecento per curare molte malattie (tra cui etilismo e depressione) e come prodotto dimagrante. Nonostante qualche segnalazione sulle controindicazioni, ebbero un enorme uso negli anni ’40 e ’50, poiché facilmente reperibili, poco costose e di lunga durata. Negli anni ’50 in Giappone ci fu una vera e propria epidemia che coinvolse il 2% della cittadinanza. Famoso il Pervitin, usato dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale (“pillola Goering”) e somministrato ai kamikaze giapponesi prima degli attacchi, per elevare l’umore, i riflessi e combattere la fatica.
Durante la Rivoluzione spagnola della seconda metà degli anni ’30 le truppe franchiste fecero un massiccio uso di Metedrina. L’uso in guerra non cessò negli anni a venire, tant’è che anche nella recente Guerra dei Balcani ne è stato fatto un notevole uso.
L’effetto stimolante psicomotorio ne diffuse l’utilizzazione nello sport, come pratica doping, attorno agli anni ’60. Al Tour de france del 1967, durante l’ascesa del terribile Mont Ventoux, la montagna calva e ventosa dal paesaggio lunare, il campione del mondo in carica Tommy Simpson rovinò a terra stremato a 200 metri dallo scollinamento e, malgrado gli immediati soccorsi, morì in diretta tv per arresto cardiaco. L’autopsia rivelò le tracce di un micidiale cocktail a base di simpamina e da lì prese le mossa la storia della lotta al doping. Dopo alcuni anni ventitré ciclisti, durante un Tour de France, vennero ricoverati in neuropsichiatria con sintomi di schizofrenia furiosa e delirium tremens, e ristretti per mesi con tanto di camicia di forza, a seguito della ripetuta assunzione di una nuova amfetamina, il Tonedron.
Oggi si trovano ancora in vendita prodotti dimagranti come il Plegine, a base di cloridrato di Fendimetrazina.
Verso la metà degli anni ’80 nacque negli Stati Uniti l’abitudine di abusare di derivate delle amfetamine, i cd. “farmaci entactogeni” (così denominati per la capacità di favorire una analisi introspettiva del sé), nati nei laboratori clandestini per sfuggire ai controlli di legge, in quanto non inclusi nelle tabelle delle sostanze vietate.
Il più noto di questi composti è sicuramente l’Ecstasy (MDMA: metilendiossido metamfetamina), che è data dalla modificazione di tre molecole (due oppiacei e un amfetaminico) e unisce gli effetti psicostimolanti delle amfetamine a quelli allucinatori degli oppiacei, favorendo i rapporti interpersonali e inserendosi per questo nel mercato come droga giovanile di elezione, particolarmente usata nei raduni musicale e nelle nottate in discoteca. L’MDMA fu scoperta in laboratorio nel 1913 e, dopo che ne furono studiati le caratteristiche come farmaco anti obesità, non entro mai in commercio. Negli anni ’50 se ne tentò l’uso in psichiatria, ma fu presto abbandonata, salvo poi riapparire come detto successivamente nel mercato clandestino. Negli Stati Uniti, nel 1985, e in Italia nel 1988 (D.M. 1 ottobre 1988) è stata inserita nella tabella dei farmaci più pericolosi, in quanto in grado di provocare danni cerebrali irreversibili a medio-lungo termina e in grado di causare (anche in caso di singola assunzione) arresto cardiaco dovuto a ipotermia.