DAMASCO, 22 Aprile 2013 – La Guerra in Siria sta diventando un massacro di feriti. Solo oggi si contano 450 morti, tra cui decine di bambini. Nove bambini hanno perso la vita nel bombardamento della scuola di Idlib e altri sono stati trovati in un sobborgo di Damasco, a Jdaidet Fadel.
Difficile comunque stabilire il numero di vittime tra i civili. Questa guerra è una guerriglia che si combatte continuamente tra le rovine dei palazzi e delle case delle città siriane, dove ancora vi sono moltissimi abitanti. Si può morire per errore, perché si è scambiati per un bersaglio dai cecchini, rimanere incastrati sotto le macerie, oppure perché si tenta la fuga.
L’osservatorio siriano per i diritti umani (http://syriahr.com/en/index.php?option=com_news&Itemid=2&nt=1 ) ha denunciato però la presenza di moltissimi corpi mutilati e torturati. I responsabili sarebbero i miliziani del regime, che avrebbero preso il controllo di Damasco, secondo quanto riportato dall’agenzia di stato Sana. Anche ad Iblib, Human Rights Watch denuncia la morte di 15 persone, di cui 9 bambini, che sarebbero finiti nel mirino dell’esercito siriano. Un esercito che non risparmia stragi neanche nei luoghi di culto e nelle scuole. Queste perdite, non sembrano fatalità ma il frutto di massacri programmati.
La guerra in Siria è una guerra contemporanea, dove i massacri sono filmati con il cellulare e caricati su youtube, le foto dei cadaveri twittate o postate su facebook. Basta andare nella pagina fb del Syrian Observatory for Human Rights per vedere gli orrori che si stanno consumando ora dopo ora. Verità innegabili alla portata di tutti. Uno degli ultimi video postati mostrano due uomini torturati da un gruppo armato per circa mezz’ora. Urla e immagini strazianti che infastidirebbero anche un vissutissimo reporter di guerra. Ebbene, quelle immagini sono state filmate con un cellulare e caricate su youtube. I video raccontano della miseria umana che vede uomini dello stesso paese, fratelli, vicini di casa massacrarsi senza pietà.
Sarà stato il sangue versato negli ultimi giorni a convincere gli Stati Uniti hanno ad aumentare di 123 milioni di dollari i propri finanziamenti agli oppositori del regime di Assad ( link precedente articolo). Questa volta hanno fornito mezzi blindati, giubbotti antiproiettile e visori notturni – armi di difesa per gli uomini che si sono uniti nel Fronte Nazionale di Liberazione per porre fine al regime di Bashar al-Assad.
Intanto, il summit tenutosi ad Instabul da parte dei ministeri degli esteri di 11 paesi occidentali e musulmani del gruppo Amici della Siria ( fra i quali anche l’Italia) hanno chiesto una soluzione politica del conflitto. Anche secondo Kerry, segretario di stato americano, l’importante è arrivare ad una transizione pacifica che apra la strada ad un processo elettorale post-Assad.
Ovviamente, nello stanziare le armi da difesa, c’è il timore che queste possano finire nelle mani sbagliate – come in quelle dei ribelli estremisti alqaidisti – e causare altri bagni di sangue. Per questo il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle ha chiesto all’opposizione «moderata» di prendere «chiaramente le distanze dal terrorismo». Inoltre, inviare armi per combattere il regime è una decisione politica che potrebbe avere risvolti molto pesanti nel quadro internazionale. Ricordiamo che i russi e i cinesi sono vicini ad Assad.
La coalizione nazionale siriana si è impegnata a «respingere e condannare» il terrorismo e l’estremismo e a garantire che le armi non finiscano nelle mani sbagliate. Il problema è che gli stessi ribelli che combattono il regime sono divisi tra loro: c’è chi combatte per distruggere il regime di Assad, e chi invece mira alla costruzione di un califfato islamico. Per ora, il nemico comune ha un nome ed un cognome: Bashar al-Assad. Dopodiché se ne riparlerà.
CLARISSA MARACCI