di Prof. Antonio Luccarini
Fra le stelle della Marca che splendono nel firmamento cinematografico , quella rappresentata da Guglielmo Barnabò, non sembra essere una delle più brillanti, non tanto per una sua minore luminosità per quello che attiene alle doti di talento e capacità attoriali-che in realtà possedeva in quantità e qualità eccelse- quanto perché la distanza temporale che ci separa dalle sue interpretazioni e il colpevole oblio con cui ,quasi proverbialmente, il territorio rimuove la valorizzazione dei suoi figli migliori, hanno finito per appannare la sua immagine e il suo ricordo.
E occorre anche dire che a confermare la grandezza del personaggio ci sono proprio le innumerevoli partecipazioni di Guglielmo Barnabò alle pellicole prodotte dal cinema italiano dagli anni venti agli anni cinquanta del Novecento , pellicole che coprono gran parte della sua storia. Guglielmo Barnabò, che era nato ad Ancona nel 1888 , infatti aveva cominciato a fare le prime apparizioni sul grande schermo quando ancora si producevano film muti –molte di questi suoi lavori sono purtroppo andati perduti-e aveva continuato a fare cinema fino al 1954 ,anno della sua morte, collezionando così ,nel corso della sua fortunatissima carriera più di 110 titoli.
E’ vero che nonostante il numero elevato , le produzioni a cui ha partecipato non gli hanno mai assegnato un ruolo da protagonista ,ma la sua stazza corpulenta e la faccia paciosa lo rendevano adattissimo ad interpretare ,nel genere brillante parti da burbero di buon cuore ,di apprensivo padre di famiglia o da cattivo da operetta, privo di veleni o altre armi delittuose.
Un comico di razza , senza sbavature o eccessi, con un formidabile intuito per i tempi e le tonalità delle battute e che comunque non si tirava mai indietro difronte a qualsiasi proposta di copione, fosse che suggerisse un’adesione ai canoni tradizionali ,sia che proponesse scelte stilistiche considerate audaci per l’epoca.
Naturalmente ,come quasi tutti gli attori della sua generazione ,aveva iniziato il suo percorso artistico sulle tavole del palcoscenico recitando nelle filodrammatiche del territorio.
Il salto di qualità si era verificato quando Annibale Ninchi lo aveva voluto accanto a sé nelle rappresentazioni delle tragedie greche del Teatro antico di Siracusa.Da quel momento in poi le grandi compagnie dell’epoca ,quelle di Luigi Almirante, Sergio Tofano ,Alda Borrelli, Maria Melato ,lo avevano di volta in volta scritturato.
Nel 1926 ci fu ancora una svolta per la sua carriera, quando il cinema lo chiamò ad interpretare un ruolo nel film di Mario Almirante “La bellezza del mondo”.Gli anni trenta costituirono il suo periodo d’oro: contemporaneamente riuscì a lavorare nella prosa radiofonica per l’E.I.A.R, per il teatro accanto ad attori come Gino Cervi, Paolo Stoppa, Laura Adani, Andreina Pagnani (ma anche con la propria moglie l’attrice Vittorina Benvenuti ),e ,in modo particolare per il cinema, nelle cui produzioni arrivò a girare ,letteralmente, un film dietro l’altro ,collezionando, nel 1937 ,le partecipazioni a ben 12 pellicole consecutive. Parti da caratterista, è vero, ma sotto la direzione di grandi registi come Vittorio De Sica, Carmine Gallone , Sergio Tofano, Luigi Comencini, Carlo Ludovico Bragaglia, Mario Bonnard,Ettore Giannini, riusciva a dare il meglio di sé ed essere un comprimario di qualità per attore comici come Totò o come Stan Lauren e Oliver Hardy, con i quali girò “Atollo K.” ,la loro ultima apparizione sullo schermo.
Fece anche in tempo a debuttare nella televisione italiana agli inizi delle sue trasmissioni negli anni cinquanta. La morte lo colse nella sua casa di Ancona per arresto cardiaco ,subito dopo la sua partecipazione allo splendido film musicale “Carosello napoletano”.