NONOSTANTE LE POLEMICHE, IL PARLAMENTO HA APPROVATO L’ESTENSIONE A LARGA MAGGIORANZA
di Alessia Rondelli (praticante avvocato presso lo studio legale RPC)
BELGIO, 16 FEBBRAIO 2014- A pochi mesi dall’ok del Senato, è arrivata anche l’approvazione della Camera per l’estensione della cd ‘dolce morte’, già in vigore in Belgio dal 2002, anche ai minori di anni 18. È il primo paese al mondo a farlo, in Olanda, per esempio, unico stato dove esiste una legge analoga, si prevede comunque l’applicazione ai soggetti minori, ma con almeno 12 anni di età. La legge entrerà definitivamente in vigore solo dopo la firma del re Filippo, dal quale non è attesa alcuna opposizione.
La maggioranza si è espressa a favore dell’estensione in maniera netta: 86 sì, 44 no e 12 astenuti, nonostante ci siano state forti polemiche soprattutto da parte del mondo religioso. Non solo la chiesa cattolica, religione principale, si è espressa molto duramente contro tale prospettiva, ma anche le comunità ebraica e musulmana. La loro preoccupazione è che in tal modo si faccia diventare questa pratica una routine, con il rischio di ‘banalizzarla’, dimenticandosi che la nostra vita non è nostra, ma ha un’origine che ci trascende. Critico anche il Consiglio d’Europa che ha raccomandato al Belgio di rivedere il suo provvedimento perché viola la base della società civile, ricordando che i bambini non sono in grado di dare un consenso informato adeguato.
Ma a poco sono quindi servite le manifestazioni di protesta, in un paese in cui comunque il 73% della popolazione si dichiara favorevole a tale pratica. Infatti il progetto è stato sostenuto da una maggioranza trasversale composta da socialisti, verdi e liberali, anche se non sono mancate le obiezioni di coscienza, nel rispetto della piena libertà di pensiero personale. Durante la breve votazione elettronica, dalla tribuna del pubblico qualcuno ha gridato per tre volte ‘assassini’, dopodiché è stata accolta la lettura ufficiale dell’esito in assoluto silenzio.
L’eutanasia o ‘buona morte’, praticata in Belgio già dal 2002 ed ogni anno vi ricorrono circa 1.500 persone, rappresentando il 2% delle cause di decesso, è definita dalla legge dello stato come l’atto praticato da una terza persona che mette volutamente fine alla vita di una persona su sua richiesta. Nella stessa legge sono stati poi individuati requisiti e procedure specifiche che i medici devono seguire scrupolosamente, utilizzandola solo nei confronti, almeno fino ad oggi, di maggiorenni o minori emancipati, capaci di intendere e volere al momento della richiesta. Il requisito di salute necessario è una condizione sanitaria senza speranza, con sofferenza persistente e insopportabile sul piano fisico o psichico, che non può essere alleviata, conseguenza di una malattia grave. Con la nuova decisione il testo è stato revisionato al fine di prevedere nei confronti dei minorenni delle condizioni di utilizzo più restrittive. Infatti il soggetto deve essere cosciente, affetto da una malattia terminale grave ed incurabile, che provoca una sofferenza costante ed insopportabile e con una prospettiva di decesso nel breve periodo. Requisiti formali necessari sono inoltre il consenso di entrambi i genitori ed il parere favorevole di uno psicologo/psichiatra esterno all’equipe curante.
Il dato forse più dibattuto riguarda proprio tali due elementi, in molti si sono polemicamente chiesti: cosa succede se i genitori sono in disaccordo tra loro, o se uno psichiatra dovesse ritenere il bimbo non in grado di capire la situazione?. Aspetti delicati e complessi che non sembrano poter trovare agile ed immediata soluzione e che forse nel futuro saranno oggetto di dibattito. È stata comunque introdotta una differenza sostanziale: per i minori non sono ammesse come motivazione della richiesta le cd sofferenze psicologiche insopportabili, invece valide per gli adulti.