SULLA STRADA DI UGO BORHETTI: UN MITO LUNGO 150 ANNI
– di Elisabetta Marchetti e Giampaolo Milzi –
La vulcanica idea, degna di un alchimista del gusto, venne 150 anni fa ad Eugenio Borghetti, anconetano verace, proprietario di una distilleria e di un bar nella piazza della stazione ferroviaria del capoluogo dorico. Una discreta quantità del protototipo di ciò che passerà alla storia come il Caffè Sport Borghetti, mastro Eugenio la versò in un altrettanto storico giorno del maggio 1863 in un thermos che affidò a un garzone inviandolo sul binario di un affollatissimo treno in partenza. Un treno anch’esso speciale, come quell’originalissimo liquore, perché chiamato ad inaugurare la nuova linea FS Ancona – Pescara. Il garzone fece assaggiare il magico liquido scuro ai passeggeri… e fu subito uno straripante successo. Da allora, seguendo idealmente tutti i binari della comunicazione, il Caffè Sport Borghetti di strada ne ha fatta davvero tanta. Artefice del boom iniziale, Ugo Borghetti, figlio di Eugenio, che riuscì ad avviare una produzione e commercializzazione in grande stile. Contribuendo non poco a diffondere, via via, anche l’immagine di Ancona oltre i confini regionali, un po’ in tutta Italia, e anche all’estero.
E’ stata intitolata, non a caso, “Sulla strada di Ugo Borghetti”, la manifestazione svoltasi il 19 luglio scorso alla Mole Vanvitelliana di Ancona per ricostruire le origini e l’epopea dell’inimitabile liquore “made in Dorica”. Una giornata scandita da racconti, video istallazioni, esposizioni di manifesti e strumentazioni d’epoca, testimonianze, interviste a ristoratori e barman storici di Ancona, interventi di esperti di cultura enogastronomica. Un evento denso di aneddoti e curiosità, all’insegna di tradizione, gusto e memoria. Sapientemente organizzato da tre giovani anconetane: l’architetto Nicoletta Carnevali, la sorella giornalista Agnese Carnevali e la ricercatrice socioeconomica Giovanna Bora Saracinelli, socie della srl “Artuso Martigiano”.
Ripercorrendo a ritroso la strada del Borghetti, non si può che iniziare dalla ricetta del liquore. “Un po’ segreta ancora oggi. – ci ha spiegato Agnese Carnevali alla Mole Vanvitelliana – Fu l’estroso Eugenio ad inventarla. Si sa che usò alcool e due miscele di caffè, una arabica e una robusta. Poi molte massaie anconetane cercarono di riprodurre in cucina quella straordinaria formula”. “Mia nonna preparava due caffettiere grandi da 6 tazzine e aggiungeva 400 grammi di zucchero. Intanto l’estrattino che comprava dal droghiere lo mischiava con 300 grammi di alcool puro. Quando il caffè zuccherato diventava freddo univa tutto insieme e poi lo filtrava”. La “confessione” è di Laura, riportata per iscritto in una delle cartoline della mostra. Già, quel misterioso “estrattino”… Sembra proprio che sia ancora costituito per buona parte di vaniglia. Liquore al caffè anche “home-made”, dunque. Da qui il titolo della raccolta di ricette fatte nelle case anconetane. Che assieme a un’altra raccolta, intitolata “Ugo Borghetti e la Dorica in postcard” (oltre alle cartoline, creazioni originali fatte a mano o con programmi di computer grafica, tutte celebrative del legame tra Ancona e caffè sport) sono state esposte alla Mole e lanciate sul sito della “Artuso Martigiano” www.artusomartigiano.eu.
Tornando alle origini, la strada del Borghetti – va ribadito – è indissolubilmente legata al pittoresco microcosmo della stazione ferroviaria di Ancona. Segnato dal via via di tanta gente, caratterizzato da molti esercizi commerciali, dal bar alla tabaccheria, per lo più a conduzione familiare. Nella seconda metà dell’800, così come agli inizi del Novecento, erano soprattutto i gestori di quegli esercizi ad animare la scena di una comunità calda e accogliente. Trascorrevano quasi l’intera giornata nei negozi. Si conoscevano tutti e amavano frequentarsi anche al di fuori del lavoro, organizzando mangiate pantagrueliche alle quali collaborava il macellaio della zona. Persone semplici ed affettuose. La vita di tutti i giorni acquisiva un sapore fraterno e piacevole, perché ogni famiglia riusciva ad uscire dagli stretti ambiti del suo vissuto e si apriva al mondo degli avventori, stabiliva rapporti di buon vicinato e di amicizia franca e sincera con le altre. Lo stesso clima di comunità allargata si respirava anche nei quartieri popolari di Ancona: il Guasco-San Pietro, Capodimonte, il Piano. Dove il Borgetti, popolarissimo, fu ribattezzato “la bevanda dello svegliarì”. Il liquore delle partite a carte e delle bisbocce. Il liquore dei lavoratori (soprattutto facchini, braccianti, portuali in genere), degli sportivi e poi dei tifosi di calcio, delle partite a carte, apprezzatissimo nei circoli e nelle società, spesso operaie, che allora brulicavano in città. Grazie alla ottima campagna di marketing attuata da Ugo Borghetti, che ne depositò il marchio e curò personalmente la grafica dell’etichetta delle bottiglie, il quel doricismo Caffè Sport fece proseliti via via superando ogni confine. Borghetti, grazie a quel marchio, diventare membro dell’Accademia parigina degli inventori, figurò nel Gran libro d’Oro dei Benemeriti del Lavoro, partecipò nel 1902 alla III Esposizione Campionaria Mondiale di Roma e all’Esposizione Internazionale di Marsiglia. E il Borghetti oltre ad essere consumato “liscio”, distribuito dalla Carpano in tutta Italia, divenne sempre più ricercato per fantasiosi cocktail anche all’estero, come accade ancora oggi. Ne ha potuti gustare ben cinque, Il pubblico dell’evento alla Mole, rallegrato anche da un party nella sede della società Stamura di cui Ugo Borghetti fu tra i fondatori. Nel 1982 il 50% della proprietà del marchio venne acquistato dalla Distillerie fratelli Branca, che lo lanciò a livello internazionale e ne rilevò l’altra metà nel 2002.
(tratto da Urlo-mensile di resistenza giovanile)