PRIMO Sì ALLA CAMERA SULLA ‘RIFORMA’ DEL DIVORZIO, IL TESTO SARA’ IN AULA IL 26 MAGGIO
di Alessia Rondelli (praticante avvocato presso lo studio legale RPC)
ROMA, 18 MAGGIO 2014- E’ stato finalmente compiuto un primo importante passo sul delicato tema del “divorzio all’italiana”, in attesa di una più ampia riforma strutturale, con l’approvazione di un disegno di modifica dell’attuale legge. Inizia così il suo lungo iter di approvazione, incassando il primo sì alla Camera dopo che la Commissione di Giustizia, presieduta da Donatella Ferranti, ha portato a termine l’esame degli emendamenti al testo base. La riforma è volta all’introduzione in Italia del cd ‘divorzio breve’: in caso di separazione consensuale i tempi si riducono a 6 mesi, mentre in caso di contenzioso il tempo sarà ridotto da tre anni a 12 mesi. Le modifiche hanno riguardato in particolare la disciplina dei termini di decorrenza del periodo di divorzio, che partono non più dal deposito degli atti, ma dalla data della notifica del ricorso. Ma la novità non riguarda solo la riduzione dei tempi rispetto alla quale è stata introdotta un’importante previsione: non si terrà conto della presenza o meno di figli minori. Meglio, nel testo originario si prevedeva che nel caso della procedura giudiziale i termini per la richiesta del divorzio fossero di dodici mesi, mentre per quella consensuale si scendeva a nove mesi, ma soltanto nel caso non ci fossero in mezzo figli minori. Poi la svolta, soprattutto in riferimento alla recente legge sulla filiazione che ha introdotto l’uguaglianza tra i figli naturali e legittimi sotto tutti gli aspetti. Si rischiava così che con tale previsione si reintroducesse una forma di discriminazione fra figli nati fuori e dentro il matrimonio, e la commissione ha deciso di dire di no ad una tale introduzione, che avrebbe potuto essere impugnata come anticostituzionale. Altre novità riguardano anche la comunione dei beni, che si scioglierà nel momento in cui il magistrato autorizza i coniugi a vivere separati, e l’ambito di applicazione con la prevista immediata operatività anche nel caso di procedimenti di separazione pendenti all’entrata in vigore della nuove norme. Il successivo passo verso l’approvazione è l’approdo del testo in aula il prossimo 26 maggio, fino ad ora sembra esserci molta condivisione dell’obiettivo da parte delle diverse forze politiche. Anche in Commissione infatti c’è stata una larghissima maggioranza sugli emendamenti: a votare a favore sono stati Pd, M5s, Sel e il co-relatore di Forza Italia, Luca D’Alessandro, gli altri esponenti Fi erano assenti. Alla seduta non erano presenti i deputati di Scelta Civica, Popolari per l’Italia e Lega, mentre per il governo era presente il sottosegretario alla Giustizia, Enrico Costa, che si è rimesso alla commissione nel dare i pareri. Le reazioni sono state più che positive nell’ottica di rendere più snelle le procedure legali e di ridurre i contenziosi, ma soprattutto per riallineare l’Italia con gli altri paesi europei. Il paese che fu tra i primi a dotarsi di una legge sul divorzio all’avanguardia è rimasto tra i pochi, insieme a Polonia, Irlanda e Malta, ad avere tempistiche lunghe. All’epoca con la legge n. 898 del 1970 ci volevano cinque anni di attesa dalla separazione per poter ottenere il divorzio, e solo nel 1987 questo periodo di tempo è stato ridotto a tre anni. Perplessità derivano dal fatto che non è la prima volta che il Parlamento tenta di approvare il divorzio breve, sono alcuni anni che con formule più o meno simili si tenta di modificare una legge che, però, fino ad ora non ha mai passato la soglia delle commissioni. L’ultima formalità che rimane da adempiere in Commissione è il mandato ai relatori Luca D’Alessandro di Fi e Alessandra Moretti del Pd, che presenteranno il testo alla Camera. Bisognerà quindi attendere ancora per vedere se il progetto sarà portato finalmente a termine oppure se, ancora una volta, l’obiettivo rimarrà disatteso.