FLOP DELLA URLO PETIZIONE
ANCONA – Lieve riduzione di pena per il Fante di Vittorio Morelli. Gli verrà consento di fare quattro passi, e non si sa quando. Perché, con tutta probabilità, “poiché la statua appartiene a Villarey e alla facoltà di Economia, pensiamo di spostarla di alcuni metri, riposizionandola nella stessa piccola zona”, quella all’ingresso del parcheggio seminterrato retrostante la sede di Economia ospitata nell’ex caserma Villarey. Lo ha dichiarato Sauro Longhi, magnifico rettore dell’Università Politecnica delle Marche (Univpm), nel corso del suo incontro, il 21 febbraio scorso, con la delegazione dell’Urlo Indiana Jones Team. Un’oretta di “franco confronto” (come si suol diplomaticamente dire in occasioni ufficiali), iniziato con la consegna – da parte del direttore di Urlo Giampaolo Milzi e della sua collaboratrice e fotografa Sillvia Breschi, della petizione popolare che chiede al rettore di valorizzare la statua, trasferendola dall’attuale localizzazione “punitiva”, in quanto molto fuori mano, in un sito tale da garantirne una vera, piena, pubblica fruibilità.
Ma cos’ha in mente il prof. Longhi? “L’Univpm ha avviato uno studio, affidato ad alcuni docenti del Dipartimento di Scienze economiche, per la valorizzazione di tutti gli eventi e le valenze storiche legate all’area della facoltà e quindi dell’ex edificio militare: dal sito della necropoli greca e romana sotto il parcheggio della facoltà, alla Settimana Rossa, passando per la prima e seconda guerra mondiale, fino ai giorni in cui la caserma accolse i profughi istriani e dalmati”. Per quanto riguarda la preziosa opera in bronzo del celebre scultore anconetano Morelli dedicata al soldato simbolo dei combattenti italiani della Grande guerra e delle precedenti campagne coloniali, “siamo decisi a risistemarla nell’area dov’è ora, area che vogliamo riallestire come “corner” (angolo, ndr.) storico-divulgativo nell’ambito dell’itinerario di valorizzazione di cui ho appena detto”, ha aggiunto Longhi. Ma lo studio per l’itinerario storico-divulgativo di Villarey-Economia è appena agli inizi. “I particolati li renderemo noti in una conferenza stampa”, ha annunciato il rettore. Il quale ha bocciato l’ipotesi, proposta dalla petizione, di spostare la statua del Fante nella vicina ex Polveriera di Castelfidardo, sempre nel Parco del Cardeto-Cappuccini, da oltre un anno ristrutturata dal Comune di Ancona, che ne è proprietario, e rivitalizzata con mostre e conferenze. Il giornalista Milzi ha fatto presente al rettore che, in ogni caso, se la statua resterà più o meno dov’è, potrà essere vista solo dagli utenti del parcheggio di Economia (studenti e personale universitario) e non dal resto dei cittadini e, come sarebbe auspicabile, dai turisti. MIlzi ha dunque rilnanciato un’altra ipotesi, quella più cara agli studiosi della storia di Ancona: riportare l’opera d’arte dov’era, ovvero a margine del grande cortile di Villarey. “Valuteremo, la porta potrebbe essere aperta anche a questa soluzione”, si è limitato a dire Longhi.
Vero anche che la memoria storica di Ancona pretenderebbe che il Fante di Morelli tornasse nel piazzale dove si adunavano i soldati, anche e soprattutto quale ultima testimonianza artistica residua della caserma Villarey. Caserma, va ricordato, che quando agli inizi degli anni ’90 fu completamente ristrutturata dall’Univpm e riconvertita in sede di facoltà, subì – col beneplacito dell’allora Soprintendenza – la totale distruzione della nicchia monumentale che ospitava il Fante, ricavata sotto un arcone del cortile, comprese l’aiuola fiorita e recintata e le lapidi con incisi i nomi dei militari caduti in guerra. Si salvò miracolosamente solo la statua di Morelli. E fu allora che iniziò la sua odissea. I vertici d’ateneo decisero che “la sua presenza lì in bella vista, in qualità di simbolo di guerra, sarebbe stata inopportuna, latrice di un messaggio negativo agli studenti”. Roba da non credere. Come se quel Fante, dallo sguardo fiero ma triste, non stesse a simboleggiare il sacrificio di sangue che centinaia di migliaia di soldati italiani tributarono (i più a malincuore) per dovere civico. A ricordare i morti, i feriti, i mutilati, gli impazziti, i prigionieri. A ricordare i fucilati, spesso innocenti, tramite decimazione, perché travolti dall’orrore del fronte si rifiutarono di imbracciare le armi anelando la pace, perché protestarono contro quella che Papa Benedetto XV bollava come “l’inutile strage”. La statua del Fante venne spedita alla caserma “Saracini” di Falconara. Poi, quando pochi anni dopo la “Saracini”, tornò al mittente. E nel 2009 fu ritrovata in un deposito dell’ex Villarey-neo Economia tra rifiuti e residui di cantiere. Quindi il “confino” accanto al parcheggio di facoltà. L’odissea del Fante in un certo senso continua. Nonostante le 600 firme, le 600 voci del popolo anconetano. Speriamo che il rettore le ascolti, e lasci davvero la porta aperta al ritorno del Fante nel suo cortile, non più piazza d’arme, ma piazza di cultura, pace e vitalità studentesca e cittadina.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)