Il Muro di Berlino sta per crollare ancora

BERLINO, 3 MARZO ’13 – “Berlino è a questo condannata: sempre e continuamente in divenire e mai a essere. Questo aforisma di Karl Scheffler (critico d’arte e scrittore, 1869-1951) sembra quasi una maledizione”.

(Augusto Romano Burelli, su Il Sole 24 Orearchinfo.it).

 Questo luogo è parte della mitologia e della memoria dei berlinesi (…)Se Berlino fosse un libro di storia, avrebbe molte pagine strappate” (Renzo Piano all’inaugurazione di Potsdamer Platz, Corriere della Sera 2/10/1998).

 

Questa frase di Renzo Piano delinea perfettamente la tendenza di Berlino ad essere una città in continua evoluzione e trasformazione, anche a scapito di quelli che sono monumenti alla storia, monito di tempi trascorsi che non debbono più ripetersi. Pare che sia una caratteristica tedesca quella di cancellare per fare posto al nuovo, come se, riducendo in polvere gli edifici o le costruzioni che ricordano un dolente passato (Terzo Reich, Seconda Guerra Mondiale, occupazione sovietica), si potesse demolire anche la realtà storica, risaltando sempre più il riscatto tedesco da periodi in cui per il mondo la Germania non è stata solo un modello di forza e potenza economica, ma anche un pericolo e terra di drammi sociali ed umani.

La pagina di storia che rischia di essere oggi strappata è nientepopodimeno che il Muro di Berlino, il cui crollo simboleggiò la fine della guerra fredda tra i due blocchi, sovietico ed atlantico.

Per essere corretti, si tratta solo di una parte del Muro, ma ci sono ugualmente e giustamente vive contestazioni nella capitale tedesca per i lavori di demolizione finalizzati alla costruzione di un nuovo edificio con appartamenti lussuosi che dovrebbe sorgere lungo il fiume Sprea. I lavori erano stati interrotti venerdì per il disappunto proveniente da ogni parte del mondo, perché si badi bene che il Muro non rappresenta un simbolo della sola storia tedesca, ma mondiale, ma saranno impietosamente ripresi la prossima settimana.

Così ha detto Maike Uwe Hinkel, proprietario della società Living Bauhaus che si occupa del progetto Living Levels: la rimozione di 22 metri della East Side Gallery (che con i suoi 1,3 kmcostituisce il tracciato del muro più grande rimasto nella posizione originale) è stata autorizzata per la creazione di un accesso al nuovo condominio e per costruire un ponte pedonale, il quale sarà la ricostruzione di uno distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale.

Si possono riprendere anche le parole, pronunciate nel 1994, di Vittorio Magnago Lampugnani, architetto italiano e direttore del Museo di architettura a Francoforte. In quegli anni, la Germaniaera da poco stata riunificata e c’erano moltissimi progetti per costruire, demolire, reinventare Berlino: “Non ci si libera dai fantasmi del passato eliminandone la vestigia e cancellando un’intera epoca. Ritengo che Albert Speer, l’architetto di Hitler, fosse pessimo. Ma a Berlino dopo la guerra sono riusciti a distruggere quasi tutto quello che aveva costruito. Così non si affronta la realtà, ma si sfugge”. Una tendenza che non sembra essere cambiata.

 

 

MOSE’ TINTI

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