Il punk thrash metal dei Downfall

LA BAND DI ANCONA CONQUISTA L’EUROPA

F&D8fotoOKDownfallANCONA – di Giampaolo Milzi –

Old school e nuova rabbia. La lezione del buon vecchio thrash d’acciaio temprata da una ribellione creativa ed espressiva sempre più originalmente stliosa. Con “Globalized anger”, secondo Ep autoprodotto nel febbraio scorso, i Downfall attingono pienamente, ad otto mani e quattro cuori iper appassionati, ai cromosomi punkettari già presenti nel DNA del demo targato 2011. A quel lavoro d’esordio in quattro tracce, il quartetto anconetano, assemblatosi nel 2008-2009, era giunto

su un’onda esperienziale increspatasi via via in una lunga sfliza di infuocati live nei pub di provincia. Già a quei tempi la band recitava il verbo di gente come Pantera, Antrax, Megadeth, Sacred Reich, Nuclear Assault, così come di Metallica, Slayer e Testament , tutti maestri della scena storica del thrash heavy metal americano nata nella prima metà degli 80. Il 2011 è anche l’anno in cui il chitarrista Francecso Morico lascia il gruppo, sostituito da Matteo Luconi, con il quale Federico Natalini (basso e voce principale), Francesco Ragnetti (altra chitarra), e Simone Medori (batteria) proseguono la loro avventura sui palchi, sempre più coinvolgente anche al di fuori delle Marche.Un anno di passaggio, il 2011. L’originaria vena punk, speed e hardcore diventa un’arteria gonfia e turgida di pulsioni. Sempre più sfrenate ritmica, energia, aggressività. E così, ecco che l’inizio del 2014, l’uscita di “Globalize Anger segna la fase matura e terminale del graduale passaggio al nuovo crossover interpretativo della old school del thrash. Due dei cinque pezzi presenti in questo ultimo Cd (anch’esso autoprodotto) sono stati composti prima dela fuoriuscita di Morico. “Il nuovo chitarrista Matteo Luconi ha portato con sé quel peso maggiormente trash e punk che già sentivamo di dover scaricare più totalmente e in maniera più elaborata – spiega Simone Medori – Ora il nostro suono e più estremo, rapido, violentemente sanguigno, ancora più fedelmente legato alle suggestioni stilistiche di Antrax, Sepultura, Slayer”. Di più: “Quello che proponiamo oggi è ancora più attinente al nome del gruppo, Downfall, che significa decadenza, e al titolo del disco, Rabbia globalizzata – aggiunge Federico Natalini, artefice dei testi. – Ciò che vedo in giro, nella vita quotidiana è la decadenza della società moderna. E mi ispira rabbia a non finire. E’ la rabbia personale di noi Downfall, che si oppone a quella rabbia globalizzata incapace di produrre un vero cambiamento”. In che senso? “I media tendono a metabolizzare, controllare, orientare e disperdere verso falsi obiettivi la verve protestataria di tantissima gente. Noi vorremmo indirizzare questo dissenso aggressivo verso obiettivi di giustizia sociale, raggiungibili attraverso un mutamento culturale alimentato da persone capaci di pensare con la loro testa, di non essere manipolate”. Ed anche questo è crossover. Un crossover thrash globalizzato a modo suo, virtuoso anche dal punto di vista tecnico, e sconfinato. Tanto che il 24 marzo i Downfall hanno concluso con successo una tournee europea in nove date in cui hanno fatto da spalla agli americani Resurrection. Tornandosene ad Ancona dopo aver confrontato e contaminato la loro “anger” con quella che si respira davanti ai palchi di Germania, Olanda, Belgio, Polonia, Repubblica Ceka.

Infoweb: www.facebook.com/downfallthrash

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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