2^ parte- La sera s’incamminò per via Stalingrado, mentre roteava le spalle indolenzite dai manici taglienti del borsone. Pensò che non ricordava più quale fosse il suo sogno. Quando era venuto in Italia, aveva appena venticinque anni. Aveva preferito non sposarsi, sapendo di andarsene. Non aveva promesso niente a nessuno perché era convinto che un giorno avrebbe chiamato la sua famiglia, dicendo che era diventato un ricco manager. Non sopportava la mentalità gretta della sua gente, scandalizzata dal fatto che il primogenito non si fosse sposato e avesse abbandonato la famiglia per fare soldi all’estero. Aveva lasciato Nadine, consapevole del fatto che sarebbe potuto tornare raramente in Senegal, almeno all’inizio. Per i primi anni, era convinto che un giorno sarebbe arrivato a con un’ Audi blu scuro e allora lei avrebbe potuto diventare sua moglie.
Poi gli anni passarono. Seppe da sua madre che Nadine si era sposata. Credeva fosse una scusa per farlo tornare. Alla fine si dimenticò di credere una cosa o un’altra. Passava le sue giornate a rincorrere le persone per vendere fazzoletti senza pensare.
Non aveva mai considerato il fatto di essere stato troppo ambizioso. Sua nonna gli aveva sempre ripetuto che un giorno sarebbe stato punito per questo grande difetto. Per dimostrarle che si sbagliava, le spediva quasi tutti i soldi che guadagnava. A differenza delle famiglie dei suoi amici, nella sua aveva sempre comandato sua nonna, a causa di un carattere intollerante ed impetuoso.
Aveva sempre evitato di spacciare droga, per via di quell’ educazione rigida che aveva ricevuto. Ora aveva trent’anni e probabilmente avrebbe venduto fazzoletti per il resto della sua vita. Non aveva più sogni. Si fermò sotto un lampione e cercò le sue sigarette nel borsone. Ne accese una e respirò avidamente.
Perché la ragazza, che aveva già un sogno, lo aveva comprato lo stesso? Pensò che forse aveva bisogno di ricordarselo. Che anche lui, se si fosse ricordato dei suoi sogni, non avrebbe continuato a vendere fazzoletti per tutti quegli anni. Che avrebbe dovuto imparare un mestiere piuttosto che accontentarsi degli spiccioli regalatigli per pena. Nel silenzio della sua camera, sentiva il vociare di John e Micheal che si dividevano le buste di cocaina. Aveva provato solo una volta, pochi mesi dopo essere arrivato in Italia, ma non gli piaceva. Pensò che vendere sogni non fosse meno immorale che vendere droga.
Il giorno dopo tornò al Portico dei Servi sperando di incontrare la ragazza. Non la incontrò. Arrivarono le prime vecchiette cariche di buste. Si avvicinò ad un ragazzo biondo, ben vestito. Convincere una nonnina che neanche riusciva ad udirlo sarebbe stato illusorio.
<< Vuole i fazzoletti ? Un euro. >>
<< No. >>
<< Un sogno ? >>
Il ragazzo si voltò con aria sprezzante.
<< Io sono soddisfatto della mia vita, non ne ho bisogno. Grazie.>>
Poi se ne andò sorridendo. Alex lo osservava con la testa abbandonata su una spalla. Si sedette nel muretto del portico fissando il punto di fuga che arrivava oltre Porta Mazzini. La gente non avrebbe mai pagato per un sogno. In fondo, qui, in Italia, non erano disperati come in Africa. Potevano permettersi quello che volevano. Una macchina, un telefono, potevano studiare e andare al ristorante qualche volta. Erano capaci di sognare perché per loro era più facile realizzare ciò che volevano. La ragazza si sbagliava. Sono più utili i fazzoletti da naso. Bel modo di liquidarlo però.
Incredulo sulla sua vita, pensò che avrebbe dovuto cambiare tutto. Nel frattempo però avrebbe continuato a vendere fazzoletti da naso…
Si tolse il cappello e abbandonò la testa alla colonna con aria distrutta. In lontananza vide John incamminarsi verso di lui. Avrebbe aspettato senza chiamarlo. Non aveva voglia di parlare. L’unica persona che voleva incontrare era quella ragazza, per dirle che se mai avesse realizzato il suo sogno, sarebbe stata una scrittrice stupida. Che i sogni non si comprano. O sei fortunato e li realizzi, oppure compri i fazzoletti da naso per consolarti.
Assorto in questi pensieri, vide John fermarsi a parlare con il ragazzo biondo dall’aria sprezzante. Ringalluzzito, Alex si alzò in piedi e socchiuse gli occhi per mettere a fuoco. Osservò la mano del ragazzo avvicinarsi a quella di John che gli consegnava la bustina. Scoppiò a ridere.
Da quel giorno Alex fu conosciuto a Bologna come “Il venditore di Sogni”.
CLARISSA MARACCI
(per leggere la prima parte clicca qui)