CIVILISSIMA AZIONE DEL SIGNOR PAOLOZZI AD ANCONA
– ANCONA – di Giampaolo Milzi –
“Era ora che qualcuno ci pensasse”. Così si è sentito dire da un passante il signor Paolo Paolozzi quando sabato 11 e domenica 12 ottobre ha tirato a lucido l’antica Fonte delle Monache ad Ancona. La costruzione con vasca che dai rovi si affaccia nei pressi dell’incrocio in cui la vecchia strada delle Palombare, proveniente dalla Montagnola, sfocia in via Monte Dago. Da tanti, troppi anni, la fonte era assediata da sporcizia, rifiuti ed erbacce. Abbandonata a se stessa e al degrado da Comune. Sconosciuta alla maggior parte dei cittadini, ma amatissima e popolarissima fra i residenti della zona. Per il suo valore storico e il suo uso pubblico. La vasca che raccoglie l’acqua sorgiva è costituita dal coperchio di un sarcofago paleocristiano del VI secolo. Il toponimo è legato a un edificio dei paraggi (da tempo scomparso) che fu utilizzato tra il 700’ e l’800’ come convento da un gruppo di monache armene benedettine. Acqua preziosissima, quella della fonte, visto che fino a un secolo fa ancora non scorreva dai rubinetti delle case. E che quelle coloniche dei paraggi dovettero aspettare la fine degli anni ’50 del ‘900 per essere allacciate all’acquedotto. Tra queste, l’abitazione di Paolo Paolozzi, risalente al ‘700, il cui terreno confina proprio con la Fonte delle Monache. “Vero, era ora che qualcuno ci pensasse a rimetterla a nuovo – spiega Paolozzi – Ma siccome nessuno ci pensava, ed ero stanco di vederla ridotta in quelle condizioni, mi sono dato da fare io”. “Armato” di decespugliatore, falce, ronca e sacchi, Paolozzi ha lavorato per ore un intero week end, ha tagliato erbacce, rovi, rametti. Ha pulito il tetto dela casetta a fianco della vasca-sarcofago. Ha riempito due sacchi di immondizie (barattoli, lattine, pezzi di tappetini d’auto, cartacce, siringhe usate) e poi si è seduto lì accanto ammirando l’acqua non più stagnante ma limpida e “canterina” come un tempo. “Com’era quando la bevevo da ragazzino con i miei amici di gioco e dopo averla portata a casa, visto che l’allaccio idrico l’abbiamo avuto nel 1959”.
La storia racconta che all’acqua del “Rio della Fonte delle Moniche” (così lo definisce una carta militare del 1860) ricorrevano per approvvigionarsi le massaie di Tavernelle, all’epoca piccolo borgo rurale, e i contadini per innaffiare gli orti. La vasca era usata anche come lavatoio, come abbeveratoio per gli animali. Oggi, ogni tanto, ci si ferma qualcuno per lavare l’automobile. Speriamo che lo faccia senza sporcare. E che la Fonte delle Monache, appassionatamente adottata da Paolo Paolozzi, venga finalmente adottata e quindi tenuta sempre pulita anche dal Comune.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)