LA RICHIESTA DEL PM CONTRO IL SUO EX: 20 ANNI
di Avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Associato Rossi-Papa-Copparoni)
Il processo che si svolge con rito abbreviato davanti al giudice dell’udienza preliminare di Pesaro Maurizio Di Palma, volge al termine. Oggi 23 febbraio è stato il giorno della discussione del Pubblico Ministero e della richiesta di pena per Luca Varani, il mandante secondo l’accusa, e per i due albanesi che sarebbero stati i “bracci armati”.
Il pubblico ministero Monica Garulli alla fine della sua requisitoria ha chiesto 20 anni di reclusione per Varani, 18 per Altistin Precetaj (il palo, secondo l’inchiesta) e Rubin Talaban (l’esecutore materiale dell’agguato). Lucia così si racconta ai cronisti presenti. «In questi dieci mesi nella mia vita sono cambiate molte cose. Io sono un’altra Lucia, sicuramente più forte di prima. Se lo scopo era cancellare me e la mia identità è andata male: non ci sono riusciti. Non sono riusciti ad annientarmi e sono stati loro ad abbassare gli occhi davanti ai miei, la prima volta che li ho visti in aula. Mi sento bella della mia fierezza e del mio orgoglio per aver saputo sopportare tutta la sofferenza vissuta in questi mesi e per me questa è già una vittoria, comunque vada a finire dal punto di vista giudiziario».
“Il 18 settembre compio 36 anni e per me questo sarà anche l’anno zero. Sarò un’altra Lucia per tutta la vita, non posso continuare a nascondermi. Che vedano pure come mi hanno ridotta, non sono certo io che devo vergognarmi…». Con queste parole Lucia Annibali iniziava la sua emozionante intervista rilasciata alcuni mesi fa al Corriere della Sera dal suo letto del reparto di Chiurgia Plastica dell’Ospedale di Parma.
Era stata la sua promessa non appena, tolte le bende, non vide la sua faccia per come se la ricordava prima di quel giorno infame e bastardo. La promessa di mostrarsi al mondo, di mostrare come un uomo acciecato dalla follia e dall’odio poteva averle straziato il viso. La promessa di non nascondersi, in fondo non era certo lei che doveva vergognarsi.
«Rinasco. Ricomincio tutto daccapo con la mia nuova faccia, con il naso un po’ così, con gli occhi fra l’orientale e la riempita di botte, con le sopracciglia da tatuare e la bocca buona per sorridere, finalmente, dopo l’ultima operazione. Ma posso fare di meglio e di più.»
Una sera come tante altre, dopo il lavoro, rientrava a casa a Pesaro dal suo studio legale dove esercitava il suo “essere” avvocato e il suo essere donna.
Un volto incappucciato, non per nascondere cicatrici ma vigliaccheria, la aspettava davanti la porta di ingresso, in mano il suo veleno letale.
ACIDO. ACIDO MURIATICO.
Senza pietà. Sul viso, sugli occhi, sulla bocca, giù fino al collo a distruggere, corrodere, umiliare, uccidere dentro ogni angolo di pelle e di bellezza.
Quella bellezza che un uomo, un piccolo uomo, aveva perduto, per la sua incapacità di essere uomo, insieme all’amore che quella donna portava dentro al suo cuore per lui. Un uomo piccolo e vile, come tanti purtroppo. Un uomo bugiardo e meschino, violento e vendicativo. CATTIVO.
La Procura ha dato un volto a quell’uomo, in attesa che il giudice dell’udienza preliminare in sede di abbreviato scelto dall’imputato confermi l’ipotesi accusatoria. Quel volto è Luca Varani, avvocato anche lui, ora imputato con l’accusa di lesioni volontarie gravissime, stalking e tentato omicidio della sua ex fiamma Lucia.
Secondo la prospettazione accusatoria del PM Garullli, Luca sarebbe il mandante, e due albanesi a loro volta finiti in manette sarebbero gli esecutori materiali del gesto miserabile.