SALVATORE PAROLISI, GIA’ CONDANNATO ALL’ERGASTOLO IN PRIMO GRADO, SI PROFESSA ANCORA INNOCENTE MENTRE IL PROCURATORE CHIEDE LA CONFERMA DELLA CONDANNA
di Mosè Tinti
Il 25 settembre è iniziato a L’Aquila il processo d’appello che vede imputato Salvatore Parolisi, accusato di aver ucciso la moglie, Melania Rea, con 35 coltellate nel bosco di Ripe di Civitella (Teramo) e di aver poi infierito sul cadavere.
Il procuratore generale Romolo Como ha già chiesto la conferma dell’ergastolo, ritenendo che “la molla dell’omicidio compiuto da Parolisi sia stato quell’imbuto emotivo in cui si trovava per la doppia vita che conduceva diviso tra la moglie e l’amante Ludovica”, la collega militare.
L’avv. Gionni, difensore delle parti civili )i familiari di Melania, presenti in aula), ha ricordato la bugia di Parolisi, quando aveva detto di conoscere il luogo del delitto perché l’amico Paciolla gli aveva mostrato le foto sul cellulare. Circostanza dimostratasi poi assolutamente non vera perché Paciolla, che ha poi consegnato il cellulare per gli accertamenti del caso, non aveva mai scattato nessuna fotografia e quindi Parolisi poteva conoscere il luogo solo essendoci stato direttamente. Molte altre sono state le bugie inventate da Parolisi per la costruzione di un alibi che lo rendesse estraneo al delitto.
Dopo l’udienza di mercoledì, un’altra si è svolta venerdì 27 settembre e qui ha parlato l’imputato, per la seconda volta in due anni, e per la prima volta ha guardato negli occhi i familiari della moglie. L’ udienza è stata a porte chiuse, così è il fratello di Melania, Michele Rea, che riferisce le parole di Parolisi all’uscita dall’aula della Corte d’Assise d’Appello: “ha detto di essere innocente. Riguardo a Melania, ha detto che le voleva bene, anche se la tradiva. Per la prima volta ha indirizzato il suo sguardo verso di noi, dopo due anni non so come ha fatto: il tutto per ringraziarci del fatto che noi facciamo tutto per la bambina. Delle bugie e dei trans non si è parlato per niente, Parolisi ha parlato cinque minuti. Per me lui rappresenta il nulla, non mi fa né caldo né freddo, mi dispiace solo per quella povera bambina che comunque un giorno dovrà sapere e mi dispiace anche per Melania che ha avuto a che fare con questa persona”.
La difesa di Parolisi dice di aver dimostrato con testimonianze, ricostruzioni, documentazioni di orari e di celle telefoniche che il loro assistito non poteva essere sul luogo del delitto al momento della sua consumazione e niente è stato ritrovato sul luogo che possa ricondurre al Parolisi. “Abbiamo dimostrato con documenti – queste le parole del difensore Walter Biscotti – che la ricostruzione del giudice, almeno dalle 14.55 in poi, non regge. Pertanto abbiamo invocato che la decisione non può non essere la dichiarazione di Salvatore Parolisi come estraneo a tutti i fatti contestati”.
Pur trattandosi di un rito abbreviato in fase di appello, sono state presentate richieste di approfondimento di indagini da parte dei legali di Parolisi, ma l’Avv. Gionni non crede che potranno essere ammesse nuove prove: “A mio avviso non verrà accolta perché siamo di fronte ad un abbreviato in fase di appello nell’ambito del quale le parti non possono chiedere altre perizie e altri approfondimenti ma è solo la Corte che ha la facoltà di concedere”.
Chi si aspetta giustizia piena, che si tradurrebbe nella conferma dell’ergastolo, è Gennaro Rea, il padre di Melania, il quale ha assistito al dibattimento a insieme al figlio e ha detto di essere rimasto indifferente di frotne alle parole di Slavatore, definendolo “indifendibile”.
I commenti alle parole di Parolisi non si sono fatti attendere: l’avv. Gionni ne ha sottolineato la banalità, la freddezza e l’irrilevanza ai fini processuali, mentre l’avv. Biscotti le ha descritte come toccanti, pronunciate col cuore in mano e di forte impatto emotivo.
La sentenza è prevista per lunedì 30 settembre.