IL FATTO RISALE A GIUGNO. LA RAGAZZA HA DECISO ORA DI INIZIARE LO SCIOPERO DELLA FAME
di Avv. Valentina Copparoni (Studio Legale associato Rossi-Papa-Copparoni)
Forse la notizia di cui oggi voglio parlare è passata un pò in secondo piano in mezzo alla moltitudine di informazioni – più o meno serie- che ogni giorno ci invadono e che spesso ci trapassano senza lasciare alcun segno.
E’ circolata in sordina la notizia di una ragazza anglo-iraniana che da giugno di trova in carcere a Teheran per essere andata a vedere una partita di pallavolo maschile. Dopo alcuni mesi di silenzio la famiglia ha deciso di farsi avanti lanciando un appello pubblico per il suo rilascio.E cosi i media inglesi hanno iniziato a riferire che la ragazza, Ghoncheh Ghavami di 25 anni , studentessa di legge a Londra e di madre inglese, era stata tratta in arresto il 20 giugno dopo essere andata allo stadio dove era stato srotolato uno striscione per protestare contro il divieto per le donne di assistere ai mondiali di pallavolo a Teheran, alla vigilia proprio della partita tra la nostra nazionale e quella iraniana.
La memoria ci riporta indietro al 29 novembre 1979 quando per festeggiare la qualificazione dell’Iran ai mondiali di calcio tantissime donne sfidarono il divieto entrando nello stadio di Teheran. Questa volta, però, ci sono solo poco più di dieci donne che con il coraggio forse ereditato da quelle migliaia di anni prima tentano di entrare allo stadio Azadi. Qualcuno sostiene che le ragazze stessero partecipando ad una protesta organizzata contro la proibizione di entrare negli stadi imposta alle donne dopo la vittoria di Khomeini, nel 1979, fatto sta che all’inizio tutto sembrava essersi risolto con il rilascio delle donne dopo alcune ore. Qualche giorno dopo, però, Ghoncheh Ghavami veniva nuovamente portata in carcere da agenti in borghese che procedevano anche a sequestrarle un pc.
Ora si troverebbe ancora nel carcere di Evin dove per 41 giorni sarebbe stata tenuta in isolamento senza un’accusa formale (si parla di propaganda contro lo Stato) e senza la possibilità di parlare con un avvocato. Il divieto per le donne di andare allo stadio ad assistere alle partite di calcio maschili risale al 1979 ma poi soltanto qualche anno fa (nel 2012) il divieto è stato esteso anche alle partite di pallavolo. Dopo il silenzio dei primi mesi la famiglia sta cercando aiuto tentando di sollevare l’indignazione popolare anche attraverso internet. Su facebook è stata creata la pagina “Free Ghoncheh Ghavami”.
“Aiutatemi a riportare a casa mia sorella” è l’appello che ha lanciato Amin Ghavami, la sorella di Ghoncheh sui social media e tramite le organizzazioni per i diritti umani. “Ha 25 anni e studia legge all’Università di Londra, si trovava in Iran da due mesi per insegnare a leggere ai bambini di strada. Pensava che le donne potessero entrare allo stadio per le partite di volley, il Paese aderisce alla Federazione internazionale e sui giornali si diceva per volere del presidente le donne erano ammesse, mia madre e mia padre le avevano dato il permesso. Invece l’hanno arrestata e tenuta in isolamento per 41 giorni durante i quali il suo avvocato non ha potuto incontrarla nè avere accesso al suo dossier. Siamo disperati, e non solo io e i nostri genitori, ma i nonni, gli zii, tutti quanti».
La madre Soosan in una lettera aperta alla figlia pubblicata su facebook cosi scrive “Carissima Ghoncheh, i giorni senza di te sono intollerabili e sono già 74 da quando siamo stati privati del tuo viso radioso, per un crimine che non riusciamo a capire. Tuo padre è invecchiato di colpo. Io, ogni mattina arrivo ai cancelli del carcere di Evin e mi cacciano via, senza darmi risposte. Se ancora resisto è per la speranza di udire presto le tue risate squillanti. Possibile che nessuno debba rendere conto del dolore di una madre?”.
Ad oggi l’arresto è stato prolungato di 60 giorni. La madre e la zia hanno potuto incontrarla soltanto una volta. E’ notizia di qualche giorno fa che ora, dopo 100 giorni passati in carcere, Ghoncheh Ghavami ha deciso di iniziare uno sciopero della fame (ingerirà solo liquidi) per protestare contro le sue condizioni di detenzione.
Anche Change.org e Amnesty International hanno lanciato una campagna per chiedere al governo iraniano il rilascio della giovane donna. In Italia numerosi personaggi dello sport e della politica hanno dichiarato la loro vicinanza a Ghavami e alla sua causa; il presidente italiano della Federvolley, Carlo Magri, ha detto che spera in una rapida e positiva soluzione della vicenda.