Istituti di “dis-credito”, la fregatura dietro lo sportello

CASI DI CLIENTI DELUSI E BUGERATI DALLE BANCHE

di Giampaolo Milzi – Ancona –

fotofregaturabancheA dar retta a certe pubblicità che impazzano in Tv, sono come “amiche”, come “mamme”. Impazienti di dispensare crediti, liquidità e consigli preziosi. Con toni da melodramma, iper seducenti, si dicono pronte ad attingere al loro gran cuore per inondare il cliente di benefici finanziari, per soddisfare ogni sua esigenza. Pubblicità ingannevole, quella delle banche. In molti, troppi casi è proprio così. Eccone alcuni, di questi casi, capitati ad Ancona.

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Polizza vita, rendita fantasma

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Ricordatevelo quando varcate l’ingresso di un istituto di credito. E soprattutto quando mettete la vostra firma in calce a una pratica d’investimento finanziario. Perché il tempo può giocarvi contro di brutto. Ne sa qualcosa un’anziana signora che i risparmi di una vita, pari a 90.000 euro, li ha appunto dirottati in una polizza vita. E dopo sei anni, alla scadenza dell’assicurazione, ha potuto ritirare a male pena il capitale investito, esattamente 89.927 euro. Non le è restato che presentare reclamo alla banca che l’ha fregata. Con la quale – va sottolineato – aveva concordato un “profilo di rischio moderato”. La risposta della banca? Lapidaria e striminzitissima: “Siamo dolenti, signora, ma lei questa polizza l’ha firmata”.

Fondo pensione, la banca lo dilapida in Borsa

Il signor Mario (nome di fantasia) fa il carrozziere, non il broker in borsa. Gli manca poco tempo per tagliare il traguardo del pensionamento. E su consiglio della sua banca di fiducia tira fuori di tasca 10.000 euro per acquistare un fondo pensione. Risultato dell’operazione: arriva la data del pensionamento, e il malcapitato si vede liquidare dalla banca con appena 6.800 euro. Un gioco di prestigio che ha una spiegazione semplice: l’istituto di credito, senza informare il cliente, quel fondo pensione l’ha investito in una linea azionaria ad alto rischio; un’operazione spericolata quanto non richiesta. A nulla sono valse le irate rimostranze del signor Mario. Il funzionario della banca, in modo fatalistico, si è appellato alle imponderabili regole speculative: “Purtroppo i mercati azionari sono andati male”.

Conto corrente scoperto? Il tasso sfiora l’usura

Stipula una convenzione per poter sforare fino a 500 euro la propria disponibilità in conto corrente, e la banca gli applica un interesse del 28%. Sì, avete letto bene. Senza contare che è accaduto e accade a un professore universitario, che in quell’istituto di credito il conto l’ha aperto oltre 20 anni fa versandoci ogni mese lo stipendio. Insomma, un cliente fedele nel tempo e affidabile, ma ripagato con un trattamento molto vicino a quelli propinati dagli usurai. Se gli capita di andare in scoperto di 100 euro, 28 rimangono in cassa dietro lo sportello. Una specie di rapina alla rovescia!

Richiesta di un mutuo: “Vade retro” precari!

Lui medico, lei biologa. Entrambi laureatisi in modo brillante, entrambi specializzandi e con borsa di studio all’Università, dove svolgono attività di ricerca. Una coppia come tante, bisognosa di accendere un mutuo, in questo caso di 160.000 euro. Niente da fare. La loro banca di riferimento li ha liquidati con un ritornello stonato quanto diffuso: “Ci dispiace, siete precari”. Neanche fossero appestati. “A meno che… – ha aggiunto il funzionario della banca – non possiate presentarci una garanzia, tipo una fideiussione. Magari possono ottenerla i vostri genitori…”. Peccato che i genitori, nel caso in questione, a loro volta non avevano e non hanno le credenziali per “conquistare” una polizza fideiussoria.

BancoPosta, tante chiacchiere… niente prestito

Cerchi un prestito? Scopri di più sui Prestiti BancoPosta. Li trovi sotto casa”. Allettante, non c’è che dire, “buca” davvero lo schermo del computer lo spot lanciato nel sito Internet www.poste.it. Ma la realtà virtuale può dimostrarsi crudele e beffarda se sperimentata allo sportello. E’ il caso dell’odissea capitata a una donna straniera che a cercare un prestito al BancoPosta ci è andata davvero. L’impiegato di turno l’ha ricevuta col sorriso e ha aperto la pratica. E lei, dominicana, in Italia dal 2007, si è ripresentata con tutti i documenti richiesti: permesso di soggiorno, copia del contratto di lavoro di collaboratrice domestica e di quello d’affitto, solo per citarne alcuni. Com’è andata a finire? Richiesta respinta. Perché? Ce lo spiega Carlo Cardarelli, presidente dell’Associazione consumatori utenti (Acu) Marche, che ha perorato senza successo la causa della signora: “L’impiegato, con un po’ di imbarazzo, ci ha confessato che non sono le Poste ad erogare direttamente il prestito. Rigirano la pratica ad una agenzia di credito con cui sono convenzionate. E quelli dell’agenzia possono bocciarla a loro piacimento. Il colmo è che possono farlo, com’è accaduto in questo caso, senza uno straccio di motivazione. Cose da pazzi”. Ah, dimenticavamo: la sfortunata colf aveva chiesto un prestito una tantum di appena 1.500 euro!

(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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