NEI GIORNI DELLA CONVENTION ANCONETANA DEI TATUATORI NAZIONALI
del dottor Giorgio Rossi
Era un’eccezione , un vezzo stravagante, fino a poco più di un decennio fa. E invece, in poco tempo, il tatuaggio si è conquistato un posto tra le abitudini estetiche degli italiani, diventando un fenomeno sempre più in crescita che va osservato con attenzione per le sue ricadute sanitarie. Ed è per questo che l’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’IPR marketing ( Istituto di ricerche di mercato) ha realizzato una indagine conoscitiva nel mondo dei tatuati in Italia su un campione di 8000 persone rappresentativo della popolazione italiana dai dodici anni in su, cercando di comprendere quale è la popolazione che si rivolge ai tatuatori per contribuire più efficacemente alla formulazione di una normativa specifica sulla sicurezza dei tatuaggi alla quale l’Italia è stata anche chiamata a collaborare in sede europea.
Dall’indagine risulta che circa 7 milioni di italiani ha un tatuaggio, il 13,8% delle donne e l’11,7% degli uomini, specie tra i 35 e i 44 anni ( fascia in cui almeno 1 persona su 3 ne ha uno), ma non mancano i minorenni che rappresentato il 7,7%. Solo il 40% è informato sui possibili rischi connessi alla pratica del tatuaggio.
Il 76,1% dei tatuati si è rivolto ad un centro specializzato di tatuaggi ed il 9,1% ad un centro estetico, ma ben il 13,4% lo ha fatto al di fuori dei centri autorizzati e ciò può costituire una rilevante fonte di rischio.
L’indagine svolta dall’Istituto Superiore di Sanità ha principalmente l’obiettivo di capire chi si tatua e dove, come lo fa e con quale consapevolezza, tracciare una sorta di demografia del tatuaggio per meglio comprendere le criticità connesse a questa pratica e di quali regole ci sia bisogno perché sia effettuata in piena sicurezza.
Il tatuaggio ha origini antichissime ed ha accompagnato l”uomo per gran parte della sua esistenza nell’ambito di differenti contesti culturali.
Ai nostri tempi abbiamo assistito ad una forte riscoperta della cultura del tatuaggio a partire dalla fine degli anni ’60 ed inizio anni ’70, inizialmente nelle sottoculture hippy e fra i motociclisti e poi lentamente verso una progressiva diffusione coinvolgendo ogni strato sociale e ogni fascia d’età.
Fra gli anni’70 e ’80 anche in Italia si affacciano i primi tatuatori professionisti, pionieri della tattoo art in città come Milano, Roma,Bologna,Torino ed anche nella nostra città, Ancona, con Tommaso Buglioni, meglio conosciuto come Tom Tattoo.
Diverse sono le tecniche di esecuzione di un tatuaggio;la più diffusa è quella ad ago che nel mondo occidentale viene eseguita mediante una macchinetta elettrica con la quale, mediante un ago, si introduce del pigmento negli strati superficiali della cute secondo disegni più o meno complessi.
Al giorno d’oggi la facilità di realizzazione ha fatto sì che i tatuaggi siano sempre più diffusi, ma la facilità di realizzazione, che ormai è una questione di poche ore, non dovrebbe impedire di riflettere bene sulla decisione di modificare il proprio corpo in modo permanente e sugli eventuali rischi per la salute insiti nella procedura.
Dato che ad ogni puntura l’apparecchiatura inietta sotto pelle piccole quantità di inchiostro provocando un minimo sanguinamento,se le attrezzature utilizzate sono contaminate da sangue infetto,può avvenire la trasmissione di malattie particolarmente serie come epatite B, epatite C, tetano,fino all’AIDS. Più semplicemente il tatuaggio può provocare infezioni batteriche locali che si manifestano con gonfiore,rossore, dolore e formazione di pus che richiedono trattamenti antibiotici locali ed a volte anche sistemici e guariscono lasciando a volte delle sgradevoli cicatrici. A tale proposito, indipendentemente dal fatto infettivo,la cicatrizzazione , in base alla reattività individuale, può avvenire in modo esuberante dando origine ad un ispessimento della cute interessata con la realizzazione del così detto cheloide, esteticamente non molto gradevole.
E poi ci sono le allergie, forse la complicanza più temuta,dovuta alle particolari sostanze contenute negli inchiostri (quelli di color rosso sembrerebbero i più allergizzanti) di cui l’interessato non è a conoscenza di esserne intollerante. Per le persone con particolare predisposizione alle allergie(diatesi allergica),viene consigliato di eseguire, prima del tatuaggio, un test cutaneo consistente nell’introduzione di minima quantità dei pigmenti che verranno usati, in base ai colori del disegno prescelto (nero,rosso,giallo,verde, i più frequenti) e poi attendere almeno 48 ore e quindi se non ci sono state reazioni locali, procedere alla realizzazione abbastanza tranquillamente, non dimenticando, in realtà, che sono state descritte reazioni allergiche tardive comparse anche parecchi anni dopo.
La reazione allergica solitamente si risolve con il solo trattamento locale,ma a volte, in base l’intensità, richiede la cura anche per via generale, fino alla rimozione del tatuaggio stesso.
Un particolare effetto collaterale del tatuaggio è il dolore durante la realizzazione, più o meno intenso a secondo della sede; zone con scarso pannicolo adiposo e scarsa massa muscolare sono le più dolorose, come le mani, le palpebre, il collo, il decorso delle vertebre.
Molta importanza riveste la cura del tatuaggio già subito dopo l’esecuzione,che consiste nella rimozione del bendaggio dopo 24 ore, nel lavaggio della zona con acqua e sapone neutro rimuovendo delicatamente l’eccesso di pigmento, nell’asciugatura tamponando senza strofinare e quindi nell’applicazione di una crema idratante per più volte al giorno. Inoltre da evitare l’esposizione al solo, i bagni in piscina, vestiti che possano aderire troppo al tatuaggio, di toccare o peggio ancora staccare le croste per non danneggiare il disegno e la formazione di una cicatrice visibile. In genere il tempo richiesto per una corretta guarigione è di due settimane.
E allora per realizzare un tatuaggio in sicurezza è indispensabile la scelta di un tatuatore professionista che segua scrupolosamente le norme igieniche indicate a livello nazionale dal Ministero della Salute e ribadite anche dalle Regioni ove vengono anche indicati i requisiti per ottenere l’autorizzazione all’esercizio dell’attività. Innanzitutto l’ambiente deve rispondere a precisi requisiti igienici, il tatuatore deve indossare camice, guanti e mascherina a perdere , così come deve essere a perdere lo strumentario per l’esecuzione (aghi, tubicini, ecc.) che vanno rinnovati per ogni nuovo cliente. Nello studio deve essere presente un’autoclave per la sterilizzazione del materiale non a perdere.
Il tatuaggio non è una camicia che si indossa e si leva; i pigmenti introdotti per via intradermica entrano a contatto con il nostro organismo per sempre; può capitare, però, che la persona per motivi vari, sociali, culturali o fisici, desideri rimuovere il proprio tatuaggio. Il metodo con i migliori risultati è tramite il laser, che è diventato la modalità standard e che viene praticata dallo specialista dermatologo che sceglie anche il tipo di laser in base al colore del pigmento. Spesso sono necessarie più sedute per rimuovere completamente il tatuaggio ed il laser, anche in questo caso, è in grado di offrire un approccio sicuro, estremamente efficace e con minimi effetti collaterali.