SCOPRIAMO LA LEGISLAZIONE A TUTELA DEI FIGLI DI IMMIGRATI, NATI E CRESCIUTI IN ITALIA
di Dott. Gentjian Preci **
Nel 2016, nonostante le seconde generazioni (figli di immigrati, nati e cresciuti in Italia) siano oltre un milione, non esiste ancora una legislazione in grado di riconoscere loro la cittadinanza e i diritti fondamentali a quest’ultima collegati: I ragazzi e le ragazze nati in Italia da genitori stranieri infatti, devono attendere il compimento del 18° anno di età per poter chiedere il riconoscimento di questo diritto, nonostante frequentino le stesse scuole e seguano lo stesso percorso dei loro coetanei italiani. La disciplina della cittadinanza è regolata dalla legge n. 91 del 1992, che nasce “già vecchia” in quanto non tiene conto del fatto che l’Italia non era più un paese di sola emigrazione, ma piuttosto di immigrazione; questa legge tutela particolarmente gli italiani che vivono all’estero mentre evidenzia una certa chiusura verso gli stranieri che vivono stabilmente sul territorio italiano.
La conversione in legge e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 21 giugno 2013 ha reso definitive le norme previste dal cosiddetto “Decreto del Fare” per le seconde generazioni, che, pur semplificando il cammino verso la cittadinanza delle seconde generazioni, non esaurisce la complessità della questione: la sostanza del problema resta invariata e a pagare il prezzo sono coloro che non hanno nessuna colpa, tranne quella di essere nati da genitori stranieri.
La recentissima riforma – già approvato in prima lettura alla Camera dei Deputati il 13 ottobre 2015 ma rimasta bloccata in Senato -, introduce novità importanti: fra cui il cd. IUS SOLI TEMPERATO, che prevede l’acquisto della cittadinanza dei minori nati in Italia a condizione che almeno uno dei genitori sia titolare di permesso di soggiorno UE; e lo “ IUS CULTURAE” per tutti coloro che sono nati in Italia, ma i cui genitori non siano in possesso del permesso di soggiorno UE o di diritto di soggiorno permanente e per i minori stranieri arrivati in Italia entro il 12° anno di età. Quest’ultimi infatti possono diventare cittadini dimostrando di aver frequentato regolarmente, per almeno 5 anni, uno o più cicli del sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale.
L’importanza della questione “seconde generazioni” e l’urgenza di una più equa ed avanzata normativa sulla cittadinanza è stata sollevata in più circostanze. Molte sono state le proposte in sede parlamentare, ma manca la volontà politica di dar vita ad una legge organica sulla cittadinanza che garantisca a tutti i figli degli stranieri, nati e cresciuti in Italia, il diritto di partecipare alla vita politica e sociale di un Paese che è loro ma che li considera “non-cittadini”, “soggetti con permesso di soggiorno”, o “cittadini di serie b”.
Recentemente sono state emesse varie sentenze che hanno sottolineato l’inadeguatezza di questa legge; adesso spetta al legislatore modificarla. La politica deve prendere atto che i tempi sono ormai maturi.
**Dott. Gentjan Preci- Praticante Avvocato- cittadino albanese – Laureato in Giurisprudenza nel 2013 all’università degli studi di Macerata , con Tesi in Diritto Costituzionale dal titolo “Profili costituzionali sull’acquisto della cittadinanza delle seconde generazioni “Ius Soli”