La città dell’acqua sotto i nostri piedi

Ancona – di Giampaolo Milzi –

F&D foto FonteCalamo Una suggestiva città dell’acqua sotto gran parte della città, quella che va  dalla zona del porto all’alto quartiere Adriatico. Un vastissimo, intricato e intrigante reticolato di condotte e cunicoli idrici, con collegamenti trasversali, serbatoi, cisterne, pozzi. Alimentati da fonti antichissime. Strutture “sedimentatesi” via via, con modifiche, nel corso dei secoli. E ancora, in parte, unite agli acquedotti. Come quello, piuttosto recente, sotto via Santa Margherita. Le cui acque arrivano ancora fino alle grandi cisterne di raccolta ipogee di piazza Stamira e Del Calamo. Passando per itinerari sotto via Trento (serbatorio della “Chioccia” con 5 cunicoli), via Rismondo,  viale della Viittoria (cunicolo di 300 metri con una diramazone di 80), piazza Cavour (galleria principale larga 1,5 metri, alta 2 e lunga 40, con pozzo profondo 25 metri e con diametro di 3). E ancora, scavando nel passato più remoto, altre sorgenti, altri cunicoli. Fino al cuore dell’Ankon Dorica. Fino al Fontanone di piazza del Plebiscito. E alla Fonte del Filello o della Cisterna: denominata in origine Fonte Greca, con la sua fontana, sul fianco sinistro di Palazzo degli Anziani, è forse la più antica della città. Ha un ramo di cunicolo sotto il Guasco (cisterne romane sono infatti visibili oggi sotto la “Casa del Boia”) in fondo al quale c’è una piccola sorgente. Le strutture idrauliche che facevano capo al Cisternone del Filello giungono anche nei pressi dell’attuale Istituto Nautico. Quindi, probabilmente, rifornivano di acqua dolce anche il porto Traianeo. E, secondo un’ipotesi, pure il condotto (alto 2 metri e largo 1) che ancora si apre sotto il muraglione della chiesa di San Francesco alle Scale. Un cunicolo sommerso si troverebbe anche vicino alla Chiesa del Gesù, in piazza Stracca. Probabilmente allacciato ad uno simile, residuo di una fognatura romana, sotto Palazzo Ferretti, che alimentava le antistanti terme romane, e scenderebbe ancora poi verso lo scalo marittimo.

Di molti cunicoli, cisterne e fonti si sono perse le tracce. Alcuni esempi: le cisterne di via Della Regina e di via Volturno; le Fonti del Moletto e di piazza Santa Maria (con cunicolo e pozzo), quelle di piazza Kennedy e di Porta Pia; i cunicoli del rifugio di via Cadore. Ma è tantissimo ciò che resta, considerevole ciò che è stato esplorato, il sito delle Fonte del Calamo è stato ristrutturato e reso accessibile ma è scandalosamente chiuso. Insomma, un enorme pagina di storia underground della città che aspetta di essere valorizzata, aperta ai cittadini e ai turisti.

Le cisterne della Fonte del Calamo

Il pezzo forte dello spazio sotterraneo della Fonte del Calamo è costituito dalle serie delle cisterne. Ovvero un corridoio con 5 vasche ed ambienti con volta a botte ed arcate piu basse che li mettono in comunicazione fra loro (come in piazza Stamira). All’ambiente ipogeo si accede da via Zappata, nella zona retrostante la Fontana del Calamo di corso Mazzini, popolarmente ribattezzata Delle 13 Cannelle. Entrando si notano subito le tracce dell’antico cunicolo di alimentazione,

ancora esistente fra l’abside della chiesa di San Domenico e via Magenta. A sua volta collegato con un condotto principale che – proveniente dall’area del mercato coperto Delle Erbe, di Palazzo di Giustizia e di piazza Cavour – andava a rifornire  anche il Fontanone di piazza del Plebiscito.

Il cunicolo alimentato dalla Fonte del Calamo, che risale via Zappata in direzione nord-est, è ostruito in più punti ed interrotto da un’opera muraria a circa 30 metri dalla fontana. La Fonte del Calamo è antichissima, come suggerisce il nome, di origine greca. “Calamo” richiama infatti la canna e l’ambiente palustre probabilmente creato dallo scorrere del torrente Pennocchiara. L’attuale fontana, attribuita al Tibaldi, fu realizzata nel 1550 sulle rovine della precedente struttura con serbatoi della fonte.

Le Cisterne di piazza Stamira

F&D cisterna stamira1Un serbatoio enorme: occupa ben 2200 mq rispetto ai 4200 dell’intera soprastante piazza Stamira. Si accede da una botola dell’aiuola vicino al chiosco in disuso. Tre rampe, ed ecco il primo ambiente sotterraneo, con volte a botte, completamente allagato (fino a 1 metro). Ben 11 le vasche, ampie da un minimo di 62mq a un massimo di 225, collegate fra loro mediante molti archi ribassati. Un grande pozzo circolare si innalza fin quasi alla volta e immette in un piano sottostante con un altro pozzo-cisterna circolare (diametro circa 4 metri, profondo circa 10). L’afflusso idrico e assicurato da un cunicolo percorribile per 27 metri. Il deflusso e assicuraro da due bocchettoni piccoli. Un sistema di saracinesche regola il flusso delle acque e il loro livello nelle vasche. L’area del serbatoio, alimentato dal vecchio acquedotto di via Santa Margherita, riforniva probabilmente le numerose caserme presenti in passato nella zona e in particolare il panificio militare di piazza Pertini. Ma si ipotizza che le origini delle strutture con cisterne sotto piazza Stamira sia antichissima, più del Medioevo. Sono infatti poco lontane dalle vasche rinvenute in occasione della realizzazione del parcheggio sotterraneo Pertini, vasche di stabilimenti per la lavorazione della porpora di epoca romana.

(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

 

 

 

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