NEI GIORNI IN CUI SI PARLA DI FARLI DIVENTARE DISCIPLINA OLIMPICA
del dottor Giorgio Rossi
Quanto tempo lasciare i figli davanti a uno schermo? E’ la domanda che si pongono tanti genitori, ma è quella sbagliata.
L’elemento chiave per decidere se tablet, smartphone o playstation vadano tolti dalle mani dei bambini o dei ragazzi non è “quanto” ma “come” vengono usati.
A sostenerlo sono gli scienziati dell’Università del Michigan autori di uno studio su Psychology of Popular Media Culture che mette in discussione i convenzionali criteri per giudicare un’attività salutare o meno.
Finora, dicono i ricercatori, per stabilire cosa è normale e cosa no ci si è concentrati sulla durata delle attività di fronte allo schermo. Ma il numero delle ore non è così rilevante.
Ciò che conta più di tutto è se l’uso dei dispositivi causa problemi in altri ambiti della propria vita o se è diventato un’attività che assorbe ogni interesse.
Come accorgersene? Ecco i segnali di allarme secondo i ricercatori: il tempo passato davanti allo schermo interferisce con le attività quotidiane, crea conflitti all’interno della famiglia o è l’unica attività che rende il ragazzo felice.
In questi casi, e solo in questi, le preoccupazioni dei genitori sono giustificate.
Chi utilizza i dispositivi in questo modo solitamente ha difficoltà relazionali di condotta ed è emotivamente fragile.
I ricercatori però non sono pronti a lanciare accuse contro i video giochi : non si può sapere, infatti, se i comportamenti “atipici” siano la conseguenza oppure la causa dell’immersione nel mondo virtuale.
Va ricordato che la dipendenza da videogioco non è ancora ufficialmente un disturbo mentale e che non è ancora entrata a far parte del Dsm Codes ( Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders ).
Tuttavia, lAmerican Psychiatric Association ha stabilito 9 criteri utili per la diagnosi di una eventuale dipendenza :
- preoccupazione e ossessione per i giochi;
- sintomi da astinenza quando non si gioca;
- la soglia del bisogno aumenta: è necessario dedicare sempre più tempo a giocare;
- la persona ha cercato di evitare o rallentare il gioco ma non è riuscita a farlo;
- la persona ha perso interesse in altre attività della vita, come gli hobby;
- la persona ha continuato a giocare nonostante la consapevolezza dell’impatto del gioco sulla sua vita;
- la persona mente agli altri sulla sua attività;
- la persona usa videogiochi come sollievo dall’ansia o dal senso di colpa, è una via di fuga;
- la persona ha perso o ha messo a rischio le relazioni personali a causa dei videogiochi.