ANCONA LO OMAGGIA CON UNA TARGA
– Ancona – di Giampaolo Milzi –
Un targa, piccola, semplice, ma elegante, per celebrare un gigante dell’architettura italiana, Guido Cirilli. Con un certo ritardo, alla fine del 2013, anno in cui Ancona ha spento 2400 candeline, il Comune ha reso omaggio ad uno dei suoi figli più illustri. E lo ha fatto scegliendo un luogo particolare della città, il bordo di una delle aiuole che circondano, nella centralissima piazza Stamira, la bella fontana che proprio Cirilli disegnò nel 1921. Merito, questo doveroso omaggio, soprattutto di Milly Faraco, anche lei architetto, intraprendente e appassionato, della municipalità dorica. E lo stile dorico c’entra molto in questo intervento lapideo. “Perché quando nel 2008 abbiamo effettuato il restauro della fontana – spiega la Faraco – abbiamo ripensato proprio alla sapiente mano del suo autore, e pienamente colto un rilevante aspetto dell’opera: la colonna centrale è una colonna dorica, un elemento con il quale Cirilli ha voluto rendere un tributo proprio alle origini greche di Ancona, quell’Ankon (gomito, in riferimento alla baia naturale del porto, ndr.) che la tradizione vuole fondata da un gruppo di coloni Dori esuli da Siracusa”. Da qui l’idea di realizzare e collocare, proprio a due passi dalla fontana, una targa dedicata a Cirilli. “Ancona città dorica – La memoria delle proprie radici è un valore senza tempo”, recita la scritta che compare sul rettangolo centrale grigio scuro, in acciaio inox bronzato, del manufatto. Che si inserisce in un rettangolo più ampio, in bianca pietra d’Istria, anche questo un materiale usato in molti monumenti ed edifici storici di Ancona. Abbellito da un gioco di linee di connessione. “Un intersecarsi di linee connettive che richiama il continuo incremento evolutivo dei sistemi di comunicazione, dal ‘900 alla società iper-tecnologica di oggi – sottolinea la Faraco. – Anche l’edificio che rappresentera l’italia all’Expo 2015 e caratterizzato da un involucro con l’elemento delle linee di connessione”.
Nel pomeriggio del 20 dicembre scorso, subito dopo il posizionamento della targa, la figura e l’opera di Guido Cirilli sono state ricordate da Antonello Alici, docente di Storia dell’architettura contemporanea alla facolta d’Ingegneria dell’Univpm (Dipartimento Dicea), in un convegno alla facoltà di Economia (ex caserma Villarey).
Cirilli, nato ad Ancona il 9 febbraio 1871, morto a Venezia il 31 gennaio 1954, rimase sempre legatissimo, anche in modo fattivo, alla città che gli diede i natali. Importantissimo il suo soggiorno a Roma, dove alla fine del XIX secolo fu allievo del grande architetto marchigiano Giuseppe Sacconi e dove realizzò il Padiglione Marche per l’Esposizione del 1911, curò la risistemazione di piazza Venezia, progettò il Palazzo delle Assicurazioni Generali e la tomba del re d’Italia Umberto I in qualità di architetto di Casa Savoia. Da ricordare, a Loreto, il restauro della Santa Casa, danneggiata da un incendio nel 1921. Nei primi decenni del ‘900, quando la forza espressiva di Cirilli iniziò a lasciare indelebili e rilevantissime tracce ad Ancona, l’architetto era già tra i grandi del settore in campo nazionale, magnifico interprete dello stile classicista dalla vocazione imperiale. E’ del 1918 il suo incarico per la costituzione dell’Ufficio di Belle Arti della Venezia Giulia. Nel capoluogo veneto, dal 1929, è direttore del’Istituto universitario di architettura (Iuav), e presiede dal 1945 l’Accademia di Belle Arti.
Roma, Trieste, Gorizia, Pola e Ancona, le coordinate geografiche lungo le quali si muove l’estro fattivo di un maestro dell’architettura integrale, quella che guarda al presente in link col passato e soprattutto col futuro, con gli insegnamenti della storia dei territori e le moderne esigenze di sviluppo e vivibilità urbanistica. Firmati da Cirilli, nel capoluogo marchigiano, l’ampliamento della sede della Banca d’Italia (poi distrutto dalla seconda guerra mondiale), il Palazzo delle Poste (1921 – 1928), successivamente fronteggiato dal Palazzo del Littorio (oggi ospita il Comune) disegnato dall’allievo Amos Luchetti Gentiloni. Quei due imponenti edifici rilucenti di bianco ci ricordano l’arioso e maestoso intervento d’architettura urbanistica che Cirilli aveva concepì quando nel 1910 aveva ricevuto l’incarico per il nuovo piano particolareggiato della città. Una città, in espansione verso sud-est, per la quale Cirilli intuì, per primo, l’esigenza di un collegamento da mare a mare (porto – Passetto), con il prolungamento del corso Garibaldi lungo il nuovo asse del Viale della Vittoria (in origine Adriatico), la realizzazione di un’unica arteria allargata a meta strada da una piazza Cavour anche’essa rinnovata, a partire dalla demolizione delle mura di cinta che la delimitavano. Per la piazza Cirilli aveva progettato lo spostamento laterale della statua di Cavour e immaginato il posizionamento di due colonne, come elementi di cerniera con l’attuale largo XXIV Maggio (fiancheggiato dai già citati Palazzi delle Poste e del Littorio) e con il viale.
A coronamento di questo slancio progettuale, la realizzazione in fono al viale, nel 1930, del Monumento ai Caduti, voluto dal Cirilli come un tempio d’ascendenza greca strettamente legato al mare. Tanto che sempre il Cirilli s’inventò magistralmente un’altrettanto monumentale discesa verso la rocciosa costa sottostante, anch’essa risistemata ad uso spiaggia. Secondo l’impianto panoramico, un po’ meno elegante ma comunque di altissima valenza suggestiva e scenografica, che venne poi effettivamente realizzato nei primi anni ’50.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)