La Hoz, eroe sconosciuto del Risorgimento

UN LIBRO PER VALORIZZARNE LA FIGURA

– Ancona – di Giampaolo Milzi –

Cover librolahozImpresa difficile, scrivere del generale Giuseppe La Hoz. Tanto che a quasi 250 anni dalla sua morte, e consentito un forte dubbio: che la Storia con la S maiuscola non abbia ancora riconosciuto pienamente il ruolo straordinario che ricoprì come pugnace e appassionatissimo pioniere delle idee risorgimentali e indipendentiste italiane. Sposa decisamente questa tesi e si intitola non a caso “La Hoz – L’alba del Risorgimento”, questa breve opera del giornalista e storico anconetano Luca Guazzati, edita da Pixel nel dicembre 2013.

Giuseppe La Hoz, definito dall’autore “personaggio misterioso, protagonista di intrighi quanto intrigante, eroe giacobino maledetto e romantico”, nasce in Lombardia da una famiglia aristocratica spagnola, pare, nel 1773. Nel 1795 abbandona l’esercito austriaco, si arruola in quello francese, dove compie una carriera folgorante, ottiene i gradi di generale di brigata dell’armata cisalpina (aprile 1797) e il comando di tutta la nuova regione lombarda che la campagna napoleonica ha strappato alla dominazione dell’Austria. Uccidere è organizzare uccisioni sui campi di battaglia sono il suo mestiere, un’attività in cui primeggia tanto da diventare leggendario. Un compito che La Hoz assolve maneggiando con magica e infallibile destrezza il suo fucile charleville e la sua spada, impartendo ordini di altissima qualità tattica e strategica. Ma sempre e fino alla fine, fedele in modo personalissimo e ultra-avanguardistico alle idee di “legalitè, libertè e fraternite” della Rivoluzione francese. La svolta nella sua breve ma rocambolesca vita, tra il 1798 e il 1799. Nauseato dalle stragi di contadini e popolino innocente perpetrate dai suoi commilitoni sul suolo italiano, dagli eccessi di un esercito che più che liberatorio si comporta come occupante, saccheggiatore e vessatore – e dopo aver inutilmente denunciato tali barbari eccessi al Direttorio parigino – La Hoz passa dall’altra parte. Anzi da una “sua originalissima parte”. Quella, come scrive Guazzati, che gli fa interpretare il ruolo di “antesignano protagonista della tragica e sanguinaria epopea delle insorgenze che anticipano il Risorgimento italiano”, battendosi con tutto il suo genio e le sue forze per la prima, contaminante “presa di coscienza dell’Italia Una e Libera”, ancor prima della nascita di Mazzini e Garibaldi, del formarsi delle prime sette della Carboneria. La fine del 1798 lo vede a Milano in contatto – accomunato dagli stessi precoci ideali patriottici nazionali – coi fondatori della segretissima Società dei Raggi, che dal capoluogo lombardo e dalla sua sede operativa di Bologna emana luci in direzione centro-sud, ad illuminare un progetto, quello per la costituzione di uno stato federale italiano davvero indipendente da tutti, Francia compresa, che porta soprattutto in calce la firma La Hoz. Tanto che nel 1799 tutto il Dipartimento francese, di cui La Hoz è a capo, insorge. E l’ormai ex generale bonapartista, dal maggio di quell’anno, conquista a furor di popolo un nuovo grado, quello di leader dell’insorgenza antifrancese nelle Marche. Da Pesaro si mette in marcia, seduce e arruola intellettuali, preti, gente comune, sbandati, mette su un vero esercito, che si allea prima, inglobandole poi, con le forti bande dei capi insorgenti del Piceno, a cominciare da quella di Giuseppe Costantini, il mitico Sciabobolone. In accordo, ma in autonomia, con il comando austriaco – che gli conferisce il titolo di generale supremo delle forze d’Italia – costituisce a Fermo una “Reggenza provvisoria” di una fronda sempre più allargata, organizzata ed efficace, e pone sotto assedio la strategica fortezza di Ancona. Siamo nel luglio 1799. L’alba del Risorgimento di La Hoz vede prematuramente, ma prevedibilmente dal punto di vista storico, il suo tramonto. Ancona (che sarà poi rioccupata dagli austriaci) è difesa dal presidio francese comandato dal generale Le Monnier, coadiuvato dall’ex amico commilitone Domenico Pino, che aveva seguito La Hoz nella Società dei Raggi, ma poi era rientrato nei ranghi bonapartisti. Dopo mesi, ad ottobre, Pino esce dalla città con tre grosse colonne di cavalleria e piomba all’improvviso nella campagna antistante Varano dove sono accampati La Hoz e le sue milizie che brigano intrepide e in armi per la Patria. Colti di sorpresa, gli insorti assedianti si scompaginano, La Hoz ha 26 anni, è sul campo di battaglia, viene centrato alle spalle da un colpo di fucile. “Mortalmente ferito, qualcuno dei suoi, forse il suo attendente, lo porta via, pietosamente. Nelle ore successive, poco prima di spirare, La Hoz confessa la sua angoscia: quello che lo tormenta è di non poter vedere i suoi sogni realizzati, la cacciata di ogni invasore e la fondazione della Repubblica Italica”, scrive Guazzati. Che conclude il suo libro con un testo di lettura teatrale, scritto a mo’ di diario, per la voce di Luca Violini, intitolato “Troppo presto”.

Era il 10 ottobre. Ventisei anni. Troppo presto. Un uomo di cui la storia non parlerà mai a sufficienza… Un altro pensatore che nascerà dopo di te, parlerà di un’Italia unica, libera e repubblicana. Un altro generale, dopo di te, guiderà mille coraggiosi e la unirà davvero. Ma quanto sangue ancora scorrerà e quante guerre arriveranno, prima di capire la tua idea”.

Ciò che intriga in positivo di questo libro di Guazzati, ciò che lo rende al contempo di grande spessore, è il suo stile letterario, la forma romanzata quanto realisticamente e storicamente fondata (vedi l’ampia biografia citata), a tratti quasi poetica.

Due curiosità, per chiudere: la lapide del pioniere dell’indipendentismo italiano Giuseppe Lahoz è oggi nella Cripta dei Francesi della Basilica di Loreto; sulla volta di una sala delle Grotte di Camerano (AN) è scolpito un sole con dei raggi, a riprova, secondo l’autore, che anche lì, al lume di candela, gli adepti della Società dei Raggi – e, ci piace pensare, lo stesso La Hoz – si riunirono a cospirare per la libertà nazionale.

(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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