di dott.ssa Amii Caporaletti
La prima preoccupazione e angoscia che un genitore o un familiare ha rispetto al proprio parente gravemente disabile, è sicuramente costituita dal quesito: ” cosa accadrà quando io non ci sarò più?”.
In tal senso, nel corso di questi anni si è registrato un profondo vuoto normativo, nonché una forte carenza di strutture e risorse pubbliche adeguate che di certo non hanno rassicurato i familiari dei disabili, che temono che il proprio parente possa ritrovarsi – in loro mancanza – completamente solo.
A fronte di tali lacune legislative, il Governo ha realizzato il disegno di legge riguardante ” l’assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive di sostegno familiare”, denominato volgarmente ” dopo di noi”, il cui scopo fondamentale è quello di fornire una reale ed effettiva tutela ai, sia nel caso in cui i familiari vengano a mancare, sia nell’ipotesi in cui vi sia l’impossibilità di questi ultimi, di provvedere economicamente ad assicurare assistenza e cure agli stessi.
A tal proposito si precisa che, in questi giorni, il testo normativo è stato approvato dalla Camera dei deputati – con 374 voti favorevoli, 75 contrari e 11 astenuti – ed è attualmente al vaglio del Senato.
Ma cosa prevede, in particolare, la normativa?
In primo luogo la costituzione di un fondo pubblico pari a 90 milioni di euro (per quest’anno), già stanziati dalla Legge di Stabilità 2016 e 150 milioni nel triennio, il cui accesso è destinato alle Regioni, fondazioni, enti locali ed istituti che si occupano di assistenza per disabili, e sarà subordinato al possesso di criteri che verranno stabiliti dal Ministero del Lavoro entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge.
Alle Regioni spetterà altresì il compito di controllare le erogazioni a coloro che hanno avuto accesso al fondo, ed in particolare verificare la corretta attuazione dei programmi di assistenza presentati, regolamentando e garantendo percorsi personalizzati per i disabili gravi.
La finalità principale della costituzione del predetto fondo risiederà dunque sulla “attuazione di programmi volti a favorire percorsi di deistituzionalizzazione, di supporto alla domiciliarità in residenze o gruppi di appartamenti in grado di riprodurre condizioni abitative e relazionali, tipiche della casa familiare, impedendo l’isolamento dei disabili attraverso l’impiego di nuove tecnologie.
Non più camici bianchi e ricoveri presso strutture ospedaliere, ma piuttosto una serie di agevolazioni che consentano di mantenere, alla predetta assistenza, un carattere familiare.
Tuttavia l’aspetto della legge che ha destato più problemi, è costituito dalle agevolazioni previste a livello tributario per quei familiari che decidano di trasferire i propri beni – mobiliari e immobiliari – attraverso donazioni, o la costituzione di Trust, in favore delle fondazioni che si occupano delle cure e delle assistenze alle persone disabili.
La legge prevede infatti che coloro che porranno in essere i predetti atti giuridici finalizzati esclusivamente alla cura e all’assistenza della persona disabile, saranno esentati dal pagamento dell’imposta di successione e donazione.
Infine, particolare è anche l’aspetto riguardante il settore assicurativo. La legge prevede agevolazioni (consistenti nelle detrazioni dalla dichiarazione dei redditi ), per coloro che stipuleranno polizze assicurative in favore dei propri familiari in difficoltà, detrazioni che, con l’entrata in vigore della c.d. “dopo di noi”, subiranno un incremento dai 530 euro ai 750.
Se da un lato molte forze politiche presenti in Parlamento sono favorevoli alla legge, definendola ( volendo citare la parlamentare P.D. Ileana Argentin) ” un passo di civiltà”, dall’altro i parlamentari del movimento cinque stelle, bocciano il disegno di legge, accusando il Governo di voler agevolare le lobby assicurative e di creare un sistema di assistenza settoriale volto a privilegiare i disabili provenienti da famiglie benestanti lasciando invece quelli appartenenti alle famiglie meno abbienti in balia di un sistema welfare che fa acqua da tutte le parti.
Le critiche giungono anche dalle famiglie interessate dalla legge, le quali esprimendo il loro dissenso nella destinazione del fondo a strutture e case famiglie per i propri parenti disabili, ritengono che lo stesso debba essere invece destinato ad incentivare e agevolare l’assistenza domiciliare, ritenendo la casa dove la persona disabile è stata assistita dai propri genitori e familiari, l’unico luogo in grado di garantire il tanto auspicato calore familiare richiamato dalla norma.