05 APRILE 2013 – Continua l’escalation di minacce del regime di Pyongyang anche nei confronti degli Stati Uniti, dopo i 3 test nucleari, la dichiarazione del prossimo riavvio della centrale nucleare di Yongbyon, chiusa dal 2007, e la crescente tensione con la Corea del Sud, culminata nell’impedire ai lavoratori del Sud di accedere, ieri e oggi, alla zona industriale comune del Kaesong, situata al 38°parallelo, al confine tra i due Stati. Seoul, che non dissimula la propria preoccupazione per i concittadini ancora presenti in zona, starebbe prendendo in considerazione diverse soluzioni , non esclusivamente di dialogo, per risolvere la situazione alquanto critica con la Corea del Nord.
Kim Jong-un, il giovane leader dello stato Nordcoreano, ha, come riportato dall’agenzia Korean Central News Agency, dato ieri sera il “via libera” alle operazioni militari ai danni degli Stati Uniti d’America, annunciando la possibilità di sferrare attacchi nucleari. La responsabilità della crisi, che potrebbe sfociare in una guerra nucleare, viene attribuita dal dittatore nordcoreano interamente agli Stati Uniti e alla sua politica ostile a Pyongyang.
Il segretario della difesa americana Hagel ha recepito seriamente le minacce e dal Pentagono è partito immediatamente l’ordine di trasferire il migliore sistema antimissili nel Pacifico, e più precisamente sull’isola di Guam, base militare americana situata al largo delle Filippine e quindi potenzialmente più soggetta agli attacchi. Washington ha schierato in campo a titolo “precauzionale” il sistema di difesa Thaad, in modo da poter eventualmente difendere le proprie postazioni dagli attacchi di Pyongyang. Il 23° battaglione americano, specializzato nel neutralizzare attacchi chimici e batteriologici, si è inoltre stanziato a Camp Stanley, quartier generale USA situato nella Corea del Sud.
Secondo quanto dichiarato dal Ministro della Difesa di Seul e riportato dall’agenzia di stampa Yonhap, la Corea del Nord avrebbe spostato un missile a medio raggio sulla costa est: presumibilmente per un test o un’esercitazione militare, in quanto si esclude che questo sia diretto agli Stati Uniti. L’ennesima sfida forse, che accresce ulteriormente il livello di allerta americano.
L’insistenza della Corea del Nord sui test e le armi nucleari viola gli obblighi internazionali in materia e ha suscitato reazioni che vanno dalla condanna alla preoccupazione. Cina e Russia si sono schierate contro le provocazioni incessanti e la minaccia nucleare alla pace messe in atto da Pyonyang; Cameron ha sottolineato, in un contesto come quello odierno nel quale Stati “imprevedibili” come Iran e Corea del Nord continuano a violare gli accordi internazionali, l’importanza di mantenere i propri deterrenti nucleari (Trident) come “ultima garanzia di sicurezza” per proteggere la Gran Bretagna e i propri alleati, la Francia ha richiesto la convocazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Sebbene le minacce di Kim Jong-un possano da alcuni essere considerate “retorica” o provocazioni senza seguito, il timore che dalle parole si possa arrivare, prima o poi, ai fatti, accompagna l’evolversi della situazione. Si confida che il leader nordcoreano retroceda sui suoi passi, ponga fine all’escalation di minacce e inizi a conformarsi agli accordi internazionali.
Michela Romagnoli