La piattaforma Rousseau: tra democrazia diretta e vincolo di mandato

BREVE RIFLESSIONE SULL’ART. 67 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

di Raj Veroli

ballot-5676561_1280Ne abbiamo sentito tanto parlare, soprattutto negli ultimi giorni, eppure sono convinto che tanti di noi ragazzi non si sono mai chiesti che cosa effettivamente fosse la cd. Piattaforma Rousseau.

Ma, prima di tutto, chi era Rousseau?

Jean Jaques Rousseau – cercando di semplificare alla luce di quanto ritengo utile ai fini della trattazione – era un filosofo della c.d. seconda fase dell’illuminismo fortemente incentrata più sullo “stato di natura” che sul progresso e la scienza.

Da qui, la concezione di una forma di governo più vicina a una sorta di oligarchia elettiva: pochi uomini scelti al potere dai cittadini, ai quali questi ultimi sulla scorta di un “patto sociale” conferiscono un potere fiduciario (non piuttosto di delega rappresentativa) cedendo una porzione della propria sovranità.

Ciò significa che il popolo in tale forma di governo ben potrebbe riprendersi i propri poteri sovrani riunendosi in assemblea ogni qualvolta i rappresentanti – acciecati dal potere – dovessero non curarsi del bene comune. Una forma di governo che potrebbe, a prima vista, sembrare utile e valido per piccole realtà, una sorta di villaggio da amministrare; ma che in una vera e propria nazione, composta da una vastità e varietà di abitanti, sembrerebbe uno schema impossibile senza che interessi particolari dell’elettorato rischino di influenzare il potere, volto al perseguimento dell’interesse pubblico, a rischio di vedersi ritirare l’autorità concessa.

La piattaforma Rousseau, che proprio a tale filosofo e concezione si ispira, è stata impiegata dal Movimento 5 Stelle per adottare scelte partecipate dai propri sostenitori rispetto a quesiti di agire politico di particolare rilevanza: l’assemblea dei sostenitori fiduciariamente incarica, perciò, il proprio Movimento (non quindi partito) a prendere determinate decisioni di rilevanza politica.

Una modalità ritenuta da molti lodevole e trasparente, ma che mi ha posto alcuni interrogativi.

In particolare, questa forma di “partecipazione governativa diretta” sembrerebbe contraddire quanto espresso nella Costituzione della Repubblica Italiana all’art. 67, dove si afferma che ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.

Ma che cosa significa “vincolo di mandato”?

In sostanza, ogni parlamentare non può e non deve essere influenzato e vincolato nel proprio agire da interessi o da un gruppo particolare di persone e rispettivi interessi (nella specie il proprio elettorato), ma piuttosto essere interprete e persecutore dell’interesse comune.

Viceversa, un vincolo di tal posta ben potrebbe – difatti – influenzare ogni decisione e creare un rischio di confusione (se non addirittura di distrazione) dell’interesse pubblico a favore di interessi particolari per mantenere il ruolo acquisito.

Un dubbio, allora, sembrerebbe sorgere spontaneo: quanto questa partecipazione attiva dei sostenitori del Movimento influenza le singole decisioni? Soprattutto, se ci fosse, tale influenza sarebbe positiva o negativa? Potrebbe pregiudicare l’effettivo raggiungimento di accordi e decisioni importanti per il bene comune del Paese?

Pensiamo a quanto recentemente avvenuto, quando sulla piattaforma in questione veniva lanciato il seguente quesito: “sei d’accordo che il Movimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal Movimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?”.

Nonostante dalle votazioni avesse vinto il si, al momento del voto di fiducia al nuovo governo alcuni parlamentari del Movimento non si sono attenuti alla volontà dei loro elettori e venendo così espulsi, salvo poi essere reintegrati successivamente.

Quanto accaduto sembrerebbe un esempio utile a comprendere l’importanza a livello generale dell’art. 67 della Costituzione: quanto una piattaforma, su cui confluirebbe l’elettorato di una data fazione o un dato movimento politico, potrebbe veicolare e vincolare l’autodeterminazione all’azione politica e al voto del singolo parlamentare?

Un parlamentare dovrebbe poter perseguire l’interesse pubblico prescindendo dalle logiche del consenso, essere chiamato a prendere decisioni anche eventualmente scomode in vista del benessere comune.

Per farlo dovrebbe potersi autodeterminare liberamente nella propria azione politica e non, piuttosto, devolvere le scelte cui è chiamato al proprio elettorato, il quale potrà e dovrà esprimere le opportune valutazioni al momento dell’espressione del voto democratico.

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